Grazie al via libera del Ministero dell’Ambiente, la Regione Lazio ha ottenuto il via libera per l’immissione proprio nelle acque del lago tanto caro a Diana di stadi larvali della specie non autoctona ‘Coregonus lavaretus’, più conosciuto come coregone, per il quinquennio 2024-2028.
L’obiettivo è incrementare la popolazione di coregone nei laghi laziali attraverso un rigoroso processo di fecondazione artificiale e monitoraggio ambientale.
Leggi anche: Al lago di Nemi verrà immesso il pesce Coregone: “sì” di Ministero e Regione
Lo scopo è favorire il ripopolamento del coregone nel lago di Nemi
Per il Lago di Nemi la soglia annuale consentita è di 0,15 milioni di larve, ottenibili incubando circa 0,3 milioni di uova.
Le uova vengono raccolte direttamente dal pescato, e il materiale genetico viene successivamente trattato presso l’incubatoio situato in Via Navi di Tiberio n. 35, appositamente attrezzato per garantire il successo del processo riproduttivo.
L’iniziativa ha preso il via con l’autorizzazione concessa al Sig. Carlo Catarci.
Le operazioni, si sono svolte a gennaio, hanno incluso la raccolta delle uova, la fecondazione e l’incubazione, seguite dalla reintroduzione degli stadi larvali nel lago.
Il pescato è stato destinato alla commercializzazione, nel rispetto delle normative regionali e accompagnato da documentazione fiscale che ne attesti la provenienza da attività autorizzate.
La decisione di procedere in deroga al divieto di pesca stagionale nasce dall’esigenza di preservare una risorsa ittica di grande valore economico ed ecologico.
L’intero processo è sottoposto a severi controlli, come indicato nel piano di monitoraggio previsto dal Decreto ministeriale.
Questo include la verifica della quantità di uova raccolte, il rispetto dei limiti stabiliti per le larve reintrodotte e l’osservazione dello stato di salute della popolazione lacustre.
Supervisione delle attività di ripopolamento
La Regione Lazio, in collaborazione con il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, supervisiona ogni fase delle operazioni, inclusa l’organizzazione di prelievi e analisi per valutare lo sforzo di pesca e i risultati ottenuti.
Inoltre, è obbligatorio comunicare con almeno cinque giorni di anticipo la data di rilascio degli avannotti nel lago, per consentire un efficace coordinamento delle attività.
Questa iniziativa rappresenta un equilibrio tra tutela dell’ambiente e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali.
L’introduzione del coregone, sebbene specie non autoctona, è stata valutata attentamente per minimizzare i rischi per l’ecosistema locale. Il progetto punta a rafforzare la biodiversità, garantendo al contempo una risorsa economica importante per la comunità.
Il Lago di Nemi, noto per la sua bellezza e per il suo ruolo storico nella vita della regione, diventa così teatro di un’operazione che potrebbe fare scuola nel campo della gestione sostenibile delle risorse ittiche.
I prossimi mesi saranno cruciali per valutare l’efficacia di queste misure e il loro impatto sul delicato ecosistema lacustre.
Leggi anche: Nemi, in arrivo telecamere contro gli ‘zozzoni’ che abbandonano i rifiuti