Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha respinto il ricorso di una donna, proprietaria di un immobile a Ciampino, contro il Comune che aveva ordinato la demolizione di un ampliamento abusivo.
La sentenza segna un punto fermo nella lotta all’abusivismo edilizio, ma lascia aperta una possibilità per evitare la distruzione della parte dell’immobile nel rispetto della legge.
Ciampino, villa allargata senza autorizzazione
L’immobile al centro della vicenda si trova in vicolo del Sassone, su un terreno soggetto a vincoli paesaggistici e archeologici. La proprietà aveva richiesto nel 2004 una sanatoria per un ampliamento realizzato senza autorizzazione.
Tuttavia, il Comune di Ciampino ha rigettato la domanda, sostenendo che i lavori erano stati completati dopo il termine previsto dalla legge (31 marzo 2003) e che la costruzione ricadeva in un’area protetta.
Il diniego è stato seguito da un’ordinanza di demolizione emessa nel 2019, che imponeva alla proprietaria di ripristinare lo stato dei luoghi entro 90 giorni.
A sostegno del provvedimento, l’Amministrazione di Ciampino ha sottolineato l’impossibilità di concedere il condono per edificazioni su terreni vincolati e la necessità di salvaguardare il paesaggio e il patrimonio archeologico locale.
La sentenza del TAR: abuso di Ciampino non sanabile
Il TAR del Lazio ha confermato la legittimità sia del rigetto della sanatoria sia dell’ordinanza di demolizione.
La mancanza del requisito fondamentale dell’ultimazione dei lavori entro il termine di legge rappresenta, secondo i giudici, un motivo sufficiente per negare la sanatoria.
Inoltre, l’interesse pubblico al ripristino della legalità urbanistica prevale su qualsiasi affidamento del privato.
Secondo la giurisprudenza, il tempo trascorso dalla realizzazione dell’abuso non può legittimare situazioni irregolari, soprattutto quando si tratta di aree vincolate.
Anche la presunta buona fede della proprietaria, che ha acquistato l’immobile in stato di irregolarità, non è stata ritenuta rilevante. L’ordine di demolizione, infatti, può essere rivolto anche all’attuale proprietario, indipendentemente dalla responsabilità diretta nella realizzazione dell’abuso.
Un margine per evitare la demolizione?
Nonostante il rigetto del ricorso, la sentenza lascia aperta una possibilità per evitare la demolizione.
La proprietaria ha presentato un’istanza per sostituire la sanzione demolitoria con una multa pecuniaria, prevista dalla legge in casi particolari.
Ora questa richiesta dovrà essere valutata dal Comune di Ciampino, in particolare ai tecnici dell’Amministrazione, in una fase successiva del procedimento.
Secondo la legge, la sanzione pecuniaria può essere applicata solo se la demolizione comprometterebbe la stabilità dell’intero immobile o se non è tecnicamente possibile rimuovere l’abuso senza danni irreparabili.
Spetterà quindi all’Amministrazione comunale decidere se accogliere questa istanza, bilanciando la tutela del territorio con l’interesse del privato.
La posizione del Comune di Ciampino
Il Comune di Ciampino, pur non costituendosi in giudizio, ha ribadito attraverso gli atti amministrativi la sua linea rigorosa contro l’abusivismo edilizio.
L’area in questione, essendo soggetta a vincoli stringenti, richiede particolare attenzione nella gestione urbanistica.
Tuttavia, la valutazione sull’eventuale trasformazione dell’obbligo di demolizione in sanzione pecuniaria offrirà all’Amministrazione un’opportunità di mostrare flessibilità senza compromettere il rispetto delle norme.
Leggi anche: Ciampino, un nuovo parcheggio in centro città che ‘vale oro’