La decisione che prenderà il Governo, su richiesta del Prefetto di Latina, condizionerà fortemente la vita dei cittadini di Aprilia nei prossimi anni.
La Commissione d’accesso che ha prodotto la documentazione consegnata al Prefetto è composta dal viceprefetto Monica Perna, dal vicecapo di gabinetto della Prefettura di Latina Daniela Abbondandolo e da Luca Vattani dirigente superiore della Polizia di Stato, affiancata da Antonio De Lise comandante del nucleo investigativo dei Carabinieri di Latina e dal Comandante della Guardia di Finanza della tenenza di Aprilia Leopoldo Festa.
Dal 19 agosto – un mese dopo l’arresto del sindaco e la caduta del Consiglio comunale – la Commissione ha svolto indagini nel Comune di Aprilia per verificare la presenza di “concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata”, come recita l’articolo 143 del Testo unico sugli enti locali.
Adesso il Prefetto di Latina ha 45 giorni di tempo per leggere la relazione e valutare i documenti allegati, e decidere se chiedere al Consiglio dei Ministri lo scioglimento per mafia di Aprilia.
Ma, qualora il Prefetto avanzi la richiesta, non è detto che il Governo la accetti.
Quando Giorgia Meloni disse No allo scioglimento per mafia
C’è un precedente importante che riguarda la richiesta di scioglimento di un Comune della provincia di Latina, Fondi, a cui l’allora governo Berlusconi – era il 2009 – disse No. Ed era coinvolta anche l’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
L’allora Prefetto di Latina Bruno Frattasi fece insediare la Commissione d’accesso voluta per indagare sulle infiltrazioni mafiose nel comune di Fondi.
Per tre volte Frattasi chiese lo scioglimento di quell’amministrazione pontina, ma il Governo Berlusconi ebbe sempre un atteggiamento contrario e disse sempre di no, per le ragioni più disparate.
Tra i membri dell’esecutivo che nel 2009 si espressero in maniera contraria c’era l’attuale Presidente del Consiglio: Giorgia Meloni era Ministro della Gioventù mentre il Ministro dell’Interno era Roberto Maroni.
Il Governo (nessun ministro contarrio) disse che non c’era più necessità di sciogliere il Comune di Fondi, visto che il sindaco si era dimesso.
E dire che a Fondi le prove di condizionamenti mafiosi erano molto più concrete. Eppure la decisione di non procedere dimostrò come la politica possa essere artefice del destino di un Comune, a prescindere dalle carte.
Ma Aprilia non è Fondi
Come recita Wikipedia: “Il territorio del comune di Fondi è considerato feudo elettorale del senatore Claudio Fazzone”.
E nel 2009, quando fu chiesto il commissariamento di Fondi, Fazzone era già in Parlamento, nelle liste di Forza Italia. La sua ‘potenza’ politica era già allora riconosciuta da tutti: considerato il numero uno nel Lazio del partito berlusconiano.
Al contrario Aprilia non ha, né ha mai avuto, alcun rappresentante politico che abbia un certo peso nel Governo o nel Parlamento, né alla Regione Lazio, nemmeno negli organismi che governano la provincia di Latina.
Oggi non c’è nessuno a difendere Aprilia nemmeno nelle stanze dello stesso Comune di Aprilia, dove siede un Commissario che si occupa della gestione ‘tecnica’ della macchina amministrativa, non certo di quella politica della città.
Anche se le infiltrazioni mafiose dimostrate nel Comune di Fondi erano assai più gravi e rilevanti di quelle che mostra oggi Aprilia, probabilmente Aprilia non avrà la clemenza che fu concessa al feudo fazzoniano.
Speriamo di sbagliarci.
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