Il centro commerciale era stato bloccato per difformità urbanistiche, per un errore dello stesso Comune di Latina che aveva rilasciato l’autorizzazione. Basti pensare che la prima richiesta di autorizzazione risale all’anno 2003.
Le condizioni per l’apertura del centro commerciale a Latina
Ci sono volute diverse sentenze del Tribunale per poter far riprendere il cammino autorizzativo, che si è concluso in questi giorni con la Conferenza dei servizi, nella quale sono state date diverse prescrizioni alla società prima di poter presentare la Scia e quindi aprire l’attività.
L’Anas (Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane) ha comunicato il suo parere di massima positivo all’apertura della grande struttura di vendita, a patto che installi una barriera per spartitraffico centrale a muretto in calcestruzzo dal Km 69+109 al 69+765, e che realizzi un’unica rampa che consenta l’immissione dalla strada privata Serao sulla SS 148 Pontina «e contestuale eliminazione dei varchi non a norma e pericolosi, ai fini della sicurezza della viabilità, prospicienti i Km 70+019 e 70+067 della SS», compresa la realizzazione della segnaletica.
Ma sempre Anas avverte: «l’inizio dell’esercizio dell’attività non è subordinato al completamento di tali lavori, per i quali si concederanno 200 giorni al compimento degli stessi a partire dalla data di autorizzazione amministrativa all’apertura che verrà rilasciata». Insomma, Globo intanto potrà aprire.
La prescrizione salva il maxi centro commerciale sulla Pontina
Nel 2021 vi fu la dichiarazione di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, in merito al processo sul centro commerciale “Globo”, il megastore che doveva sorgere ai margini della Pontina, a Borgo Piave.
Una storia tra falsi e violazioni urbanistiche, calpestando le previsioni del Prg e le norme regionali. Secondo il sostituto procuratore Giuseppe Miliano la realizzazione della maxi attività commerciale non era altro che una lottizzazione abusiva. Sette le persone indagate.
Nel 28 luglio 2016 la Procura ottenne dal Giudice per le Indagini Preliminari Maria Mattioli il sequestro di tutta l’area.
Le motivazioni del Giudice erano piuttosto chiare:
Attraverso il susseguirsi di atti illegittimi si è consentita una illegittima destinazione commerciale totale non solo del fabbricato interessato dal condono, ma anche delle correlate aree originariamente non interessate dall’edificazione, con rilevante incremento delle superfici destinate ad uso commerciale su area agricola, consentendo la realizzazione di un imponente complesso edilizio, pari a metri cubi 46.495,51, unitamente alla realizzazione di parcheggi su un’area ove le prescrizioni del Prg vigente e della legger regionale 38/99 non lo consentivano
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Il dirigente del Comune di Latina prosciolto per prescrizione
Prosciolto l’allora dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Latina. Era stato il firmatario del permesso a costruire del 2003.
Il dirigente era indagato per aver autorizzato la sanatoria del mutamento di destinazione d’uso dell’opificio ex Seranflex, fabbrica di serramenti e per il permesso a costruire del 2009, con cui si autorizzava la demolizione e la ricostruzione dell’opificio con destinazione totalmente commerciale.
Inoltre veniva a lui contestata la variante con cui si autorizzava l’accorpamento di tale immobile a un altro che aveva destinazione residenziale, ubicato nelle vicinanze.
Infine il magistrato gli contestava anche il via libera ad aree destinate a parcheggio in zona agricola non coperte dalla sanatoria.
Un intervento autorizzato, secondo il la Procura della Repubblica di Latina, in contrasto con il Prg e con la normativa regionale.
Tutti prosciolti per prescrizione
E prosciolti anche il tecnico convenzionato con il Comune di Latina, che aveva istruito la pratica di condono presentata dai proprietari del sito ex Seranflex.
Era accusato per aver mandato avanti tale pratica pur sapendo che era falsa e come direttore dei lavori per la riqualificazione dell’opificio, dunque come tecnico della “Cosmo” per la modifica della destinazione d’uso e l’aumento di volumetria.
Prosciolti anche il tecnico che aveva istruito la variante, la progettista che rappresentava la legittimità dell’intervento, pur sapendo che, al momento della presentazione del condono, l’immobile possedeva ancora per 3.495 metri quadrati destinazione artigianale-produttiva, il direttore dei lavori relativi alla variante, l’amministratore unico della società Mimosa Park srl, beneficiaria dei titoli abilitativi, l’amministratore della “Cosmo srl”, società che intendeva aprire il megastore a marchio “Globo”, altri dirigenti e costruttori.
Tutti prosciolti per prescrizione, cioè per aver superato i termini temporali entro cui la giustizia doveva avrebbe dovuto giudicarli.
Nel 2023 c’è stato il dissequestro della struttura e la ripresa dell’iter.
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