La disputa legale durata quattro anni tra la Casa di cura San Anna-Policlinico Città di Pomezia, la Asl Roma 6, ma soprattutto la Regione Lazio, si conclude con un colpo di scena.
Dopo accuse e procedimenti giudiziari, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha dichiarato cessata la materia del contendere il 19 febbraio 2025.
Si è posto così fine a una vicenda che ha sollevato interrogativi sul sistema di autorizzazioni sanitarie e sul rapporto tra enti pubblici e strutture private accreditate: le parti hanno rinunciato allo scontro giudiziario.
Pomezia, Asl Roma 6 e Regione Lazio contro la clinica Sant’Anna
Il caso nasce nel 2021, quando la Asl Roma 6 e la Regione Lazio (Giunta Zingaretti – direttore Asl Roma 6 Narciso Mostarda) hanno accusato la clinica di Pomezia di utilizzare una risonanza magnetica da 1,5 Tesla non autorizzata e di effettuare prestazioni di urologia in assenza dei necessari nulla osta.
Le accuse sono state formalizzate dopo un sopralluogo ispettivo e hanno portato a una diffida nei confronti della struttura sanitaria.
La clinica Sant’Anna, tuttavia, ha reagito con un ricorso al TAR presentato ad inizio 2022, contestando sia la legittimità delle accuse sia le modalità con cui sono state formulate.
Circa un anno fa, il TAR del Lazio ha confermato la bontà anche di 111 posti letti attivi all’interno della struttura che sempre la Regione Lazio aveva contestato.
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La Regione Lazio ci ripensa e ritira le accuse
Durante il processo la Regione Lazio ha avviato un procedimento di autotutela che ha ribaltato il quadro iniziale.
Dopo un’attenta verifica documentale è emerso che la risonanza magnetica incriminata era in realtà autorizzata da un provvedimento del 2021.
Allo stesso modo la Asl ha deciso che le prestazioni di urologia, pur non rappresentando una parte significativa dell’attività della clinica di Pomezia, sono considerate legittime e compatibili con le autorizzazioni rilasciate.
Il Tribunale formalizza la ‘pax sanitaria’
La sentenza del TAR ha formalizzato questo cambio di rotta e tra i contendenti è scoppiata la ‘pax sanitaria’.
La clinica, infatti, ha visto riconosciute le sue ragioni, con la conseguente dichiarazione della cessazione della materia del contendere.
Da un lato, l’Asl Roma 6 ha accettato di archiviare le contestazioni legate alla risonanza magnetica. Dall’altro, le prestazioni di urologia, definite “eccezionali, minoritarie e residuali”, non hanno dato luogo a ulteriori sanzioni o diffide.
Questa ‘pax’ sanitaria segna un momento importante per il settore, visto che i servizi sanitari all’interno della struttura restano quindi invariati, sia a livello diagnostico che ambulatoriale.
La vicenda evidenzia l’importanza di procedure amministrative chiare e trasparenti, in un contesto in cui gli interessi delle strutture private devono conciliarsi con il rigore richiesto dagli enti pubblici.
La clinica Sant’Anna di Pomezia, accreditata per molteplici attività tra cui chirurgia generale, ortopedia, diagnostica per immagini e pronto soccorso, è stata al centro di un caso che, al netto delle vicende giudiziarie, ha evidenziato la complessità delle normative sanitarie e delle dinamiche di controllo.
La decisione del TAR lascia però alcune domande aperte.
In particolare, è lecito chiedersi se questa vicenda potesse essere risolta prima, evitando un contenzioso durato anni.
Con la fine di questa disputa, la clinica San Anna può guardare avanti, mentre il sistema sanitario regionale è chiamato a trarre lezioni utili per il futuro.
La necessità di maggiore chiarezza e collaborazione tra pubblico e privato resta centrale, soprattutto in un settore in cui la tempestività e l’efficienza amministrativa si riflettono direttamente sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini.
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