La sentenza conferma la validità del provvedimento richiesto dal Comune di Frascati.
Frascati contro Schiaffini, 18 bus su area agricola
La controversia ha avuto origine nel 2019 (sindaco Roberto Mastrosanti), quando il Comune di Frascati ha notificato a Schiaffini un’ordinanza che imponeva la rimozione di piccole opere abusive realizzate in vicolo di Colle Reti.
Ma anche l’attuale amministrazione (sindaca Francesca Sbardella) nell’udienza del 14 febbraio scorso ha mantenuto il punto.
L’accertamento, effettuato dalla Polizia Municipale, ha rilevato anche la presenza di numerosi veicoli parcheggiati sulla stessa area destinata all’uso agricolo.
Secondo il Comune di Frascati, tra le irregolarità riscontrate figurano l’installazione di una recinzione con pali e rete metallica, la costruzione di un basamento in cemento, un marciapiede ampliato, un viale pedonale e un container metallico adibito a rimessa attrezzi.
9 bus intestati allo stesso Schiaffini
La presenza di 18 automezzi, di cui 9 intestati allo stesso Schiaffini, ha portato il Comune di Frascati a ipotizzare una trasformazione dell’uso del suolo, violando le normative vigenti in materia urbanistica e ambientale.
L’area in questione è soggetta a vincoli paesaggistici e sismici, e il suo utilizzo improprio ha portato l’amministrazione a intervenire per preservarne la destinazione originaria.
Il ricorso di Schiaffini è stato quindi respinto. La decisione del Tribunale rappresenta un segnale chiaro sulla necessità di rispettare le norme urbanistiche e ambientali.
Le conseguenze
Con il rigetto del ricorso, Schiaffini sarà ora tenuto a eseguire l’ordinanza comunale, rimuovendo le opere abusive e ripristinando l’area allo stato precedente.
Inoltre, il TAR ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali per un importo di 2.000 euro, oltre agli oneri accessori previsti dalla legge.
Questa vicenda sottolinea ancora una volta l’importanza del rispetto delle normative in materia edilizia e ambientale, ponendo un freno alle trasformazioni del territorio non autorizzate.
Per Schiaffini resta salva la possibilità di presentare ricorso al Consiglio di Stato, secondo ed ultimo grado della Giustizia Amministrativa, per tentare di ribaltare questa sentenza del TAR del Lazio.
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