Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione e reso definitivo dalla Quinta Sezione della Corte Suprema di Cassazione il 28 gennaio 2025. Ha interessato beni mobili e immobili, nonché disponibilità finanziarie.
I beni erano appartenenti a Giuseppe Casamonica e a suo figlio Guerrino, noto anche come Pelè.
Un percorso giudiziario di 5 anni
Il procedimento ha avuto inizio il 16 giugno 2020. In quella data il Tribunale Sezione Misure di Prevenzione, su proposta congiunta del Procuratore della Repubblica e del Questore di Roma, aveva disposto il sequestro dei beni.
Tale provvedimento era stato adottato in concomitanza con le ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di 20 membri dell’associazione mafiosa denominata “clan Casamonica”, indagati per attività usuraie, esercizio abusivo del credito e condotte estorsive.
Dopo numerose udienze e una serie di impugnazioni, il decreto di confisca era stato nuovamente confermato dall’8 novembre 2021. In seguito c’è stato anche il rigetto del ricorso da parte della Corte d’Appello di Roma in data 8 marzo 2024.
Infine, il ricorso per Cassazione proposto dai proposti è stato dichiarato inammissibile, sancendo così la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma simbolica di 3.000 euro a favore della cassa delle ammende.
Confiscati beni e ville dei Casamonica
Tra i beni confiscati figurano quattro unità immobiliari di grande valore economico.
Tra queste, spiccano alcuni immobili:
la sfarzosa villa di Via Roccabernarda 8, nel quartiere Gregna (Municipio VII) attualmente affidata all’Azienda Pubblica Servizi “Asilo Savoia”
l’abitazione storica di Via Flavia Demetria 90, nel quartiere Morena (Municipio VII), simbolo della presenza del clan.
Un’altra villa sita a Monterosi (VT) è stata destinata ad attività sociali promosse dall’Amministrazione Comunale.
A questi immobili si aggiungono il mobilio, l’argenteria, elettrodomestici e altri beni di pregio. Inoltre sono stati confiscati anche un autoveicolo e significative disponibilità finanziarie detenute presso vari istituti di credito.
I beni confiscati tornano alla collettività
Questa operazione rappresenta il frutto della collaborazione tra la Procura capitolina e la Questura di Roma. Entrambe protagoniste di un’azione decisa contro i meccanismi di criminalità organizzata e il patrimonio illecito accumulato.
L’obiettivo dichiarato è quello di sottrarre alla malavita gli utili derivanti da attività illecite per restituirli alla collettività, rafforzando così il percorso verso una legalità tangibile e condivisa.
L’operazione di confisca si configura come una significativa vittoria per la giustizia e per lo Stato. Attraverso il contrasto alla criminalità organizzata si intende recuperare risorse sottratte alla collettività.
La decisione della Corte Suprema di Cassazione ha chiuso un lungo iter giudiziario. La sentenza ha anche inviato un forte messaggio contro chi utilizza mezzi illeciti per arricchirsi a scapito della legalità e dell’ordine pubblico.
Questa azione, che si inserisce in una serie di interventi mirati, rafforza la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel sistema giudiziario, evidenziando l’impegno costante delle forze dell’ordine nel perseguire la giustizia e nella protezione della legalità.
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