Si tratta di una importante società che opera nel settore delle farmacie e parafarmacie. Ha sette sedi distribuite tra i Castelli Romani, Aprilia e Roma e provincia.
Il Tribunale dice No al ricorso della farmacia di Albano
La società Farmacie Marconi S.r.l. ha subito una nuova battuta d’arresto: il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha respinto il ricorso della società che contestava il parere negativo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma.
In gioco, l’installazione di un ascensore e di insegne commerciali presso una storica farmacia di Albano, situata in un edificio situato a villa Ferraioli, in via Risorgimento, dietro il Commissariato di Polizia di Borgo Garibaldi.
Albano, la farmacia resta senza insegne e ascensore
La vicenda ha origine nel 2017, allora era in carica il Governo Gentiloni.
La società proprietaria della Farmacia ad Albano, dopo il trasloco da una vicina sede, aveva presentato una richiesta per realizzare un ascensore che collegasse la strada pubblica con il livello inferiore dell’immobile, oltre all’installazione di insegne commerciali.
L’area, però, è soggetta a vincoli archeologici e paesaggistici e la Soprintendenza (costola del Ministero dei Beni Culturali, all’epoca guidato dal Ministro Franceschini) si era già espressa in senso negativo nel febbraio 2018.
Quel primo diniego non era stato impugnato dalla società, che ha riproposto nel 2019 (Governo Conte) una domanda sostanzialmente identica.
Anche questa volta, la risposta è stata un rifiuto, basato sulle stesse motivazioni: l’intervento proposto risultava incongruente con il contesto storico e paesaggistico in cui si inserisce l’immobile.
La decisione del Tar del Lazio
Il TAR del Lazio ha giudicato il ricorso inammissibile, confermando la legittimità del diniego della Soprintendenza. Secondo i giudici amministrativi, la mancata impugnazione del primo provvedimento del 2018 lo ha reso definitivo, impedendo alla società di ripresentare un progetto identico e tentare una nuova strada legale.
Anche se il ricorso fosse stato ammissibile, sarebbe stato comunque respinto nel merito: l’installazione dell’ascensore e delle insegne avrebbe alterato la percezione del bene tutelato, con un impatto visivo giudicato inaccettabile.
La normativa di riferimento, il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 42/2004), attribuisce alla Soprintendenza il compito di valutare la compatibilità degli interventi nelle aree vincolate.
In questo caso, la valutazione tecnica ha evidenziato che il progetto avrebbe compromesso il valore storico e paesaggistico dell’edificio.
Il Tar ha ribadito che il potere della Soprintendenza è discrezionale e può essere contestato solo in presenza di irragionevolezza o errori evidenti, elementi che non sono emersi nel giudizio.
L’accessibilità e la tutela del patrimonio
Un punto di discussione riguarda l’accessibilità ai locali. La normativa vigente (L. 104/1992 e L. 13/1989) tutela il diritto all’accessibilità, ma non permette deroghe automatiche ai vincoli paesaggistici.
La Soprintendenza aveva suggerito alla società di esplorare soluzioni alternative meno invasive. La Farmacie Marconi però avrebbe preferito insistere sulla proposta originale, senza apportare modifiche sostanziali al progetto.
Un vincolo valido solo per pochi?
Ad essere onesti la difesa del vincolo paesaggistico in quel preciso punto, da parte del Ministero, sembra quantomeno “bizzarra”.
Ora noi non abbiamo visto il progetto della richiesta della farmacia, ma possiamo fare alcune considerazioni.
La farmacia dispone di un parcheggio per auto praticamente sul tetto, a cui si accede dalla piazzetta di via Carlo Pisacane. L’ascensore servirebbe ai clienti per cui l’attuale scala diventa una barriera architettonica insormontabile. Pensiamo a persone in carrozzella, ad anziani con difficoltà di deambulazione, a mamme con i passeggini.
Tutte queste persone, una volta parcheggiata l’auto, per accedere alla farmacia oggi sono costrette ad uscire dal parcheggio, tornare su via Risorgimento, scendere lungo il marciapiede che aggira la collinetta attraverso un percorso di circa 150 metri. Naturalmente con enorme difficoltà.
Altra considerazione da fare è che davanti all’entrata della farmacia e nell’antistante via Pisacane ci sono sì dei ruderi da tutelare, ma che non si capisce come una insegna possa sminuire.
Su alcuni di questi ruderi sono stati persino costruiti palazzi di 5 piani. Tutta lo slargo è adibito a parcheggio di auto. Ci sono decine di negozi con tanto di insegne. Persino il Comune di Albano vi ha installato dei cartelloni pubblicitari. Poco più in là s’innalza l’enorme antenna del Commissariato di Polizia.
Ci si chiede, allora, come mai tutto ciò possa in passato essere stato tollerato dal Ministero e come mai il vincolo debba essere applicato ora soltanto per l’insegna e l’ascensore di questa farmacia.
La vicenda, comunque, potrebbe non essere ancora conclusa. Resta da vedere se la società tenterà altre vie, come un ricorso al Consiglio di Stato o la presentazione di un progetto rielaborato.
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