La struttura ricettiva, mai pienamente decollata, si trova in zona “Colli San Paolo – Campoleone”, ad Aprilia.
Il proprietario aveva presentato domanda per accedere ai contributi previsti da un decreto finalizzato all’acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore.
Il progetto proposto dal proprietario dell’ex agriturismo nelle campagne di Aprilia riguardava, in particolare, la ristrutturazione di un immobile di 96.790 mq, per adibirlo a residenza universitaria, con piscina e impianti sportivi.
Il no del tribunale alla trasformazione dell’ex agriturismo in residenza universitaria
Ma ci sono problemi e il tribunale, così come il ministero, li hanno evidenziati:
- l’agriturismo da trasformare in residenza universitaria è collocato in zona extraurbana a circa 8 km da Aprilia;
- la sede universitaria più vicina farebbe riferimento ad attività meramente complementari a quelle della sede principale, distante oltre 40 km;
- ha un bacino di utenza molto limitato.
Posizione troppo isolata: non favorirebbe l’integrazione sociale
Il problema principale risiede nella collocazione extra-urbana della struttura.
La posizione isolata non consentirebbe di usufruire agevolmente dei necessari servizi complementari alla funzione residenziale e alle funzioni connesse alle attività di tempo libero degli studenti. Non favorirebbe dunque l’integrazione sociale e culturale degli studenti nella vita cittadina e universitaria.
“Dalle indicazioni contenute nel verbale e riportate nel provvedimento di inammissibilità – si legge nella sentenza – sono ben comprensibili gli aspetti del progetto in relazione ai quali sono state riscontrate le carenze strutturali che hanno impedito il passaggio alla successiva fase di valutazione”.
“La circostanza che le mancanze evidenziate siano state rappresentate mediante richiamo testuale delle condizioni poste nell’Avviso e non soddisfatte dal progetto in questione non mina in alcun modo la riconciliabilità delle ragioni giustificative della decisione adottata con le concrete caratteristiche della proposta”.
Il Ministero dunque aveva le sue motivate ragioni per non accogliere il progetto che non rispondeva ai requisiti specificati nel bando per accedere ai fondi.
A questo punto il proprietario se vorrà ristrutturare l’immobile dovrà farlo a proprie spese.
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