La crisi idrica che sta colpendo il lago Albano di Castel Gandolfo ha raggiunto livelli allarmanti, mettendo a rischio uno dei bacini naturali più importanti del Lazio.
Dopo quasi un anno e mezzo di stallo burocratico, due progetti di salvaguardia del lago, del valore complessivo di 7,5 milioni di euro, sono finalmente approdati al Ministero dell’Ambiente per l’approvazione e il finanziamento.
I due progetti erano stati preannunciati a settembre del 2024 dal nostro giornale. L’unica vera novità è che il costo della loro realizzazione schizza dai circa 6 ai circa 7,5 milioni di euro pubblici.
Due progetti salva lago Albano sbarcano (finalmente) al Ministero dell’Ambiente
L’iniziativa, promossa dall’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (ANBI), si propone di arginare l’emergenza idrica attraverso interventi mirati, volti a incrementare il livello delle acque del lago e a garantire la sostenibilità a lungo termine delle sue risorse.
L’arrivo dei due progetti al Ministero dell’Ambiente è stato preannunciato alla stampa da Massimo Gargano, direttore Anbi.
Gargano ha sostanzialmente confermato quanto sostengono da tempo i cittadini, vale a dire che i livelli idrometrici lacustri sono in forte, fortissimo calo: nel 2024 l’acqua è scesa di oltre 50 cm. Gli investimenti economici annunciati saranno pari a 7,5 milioni di euro per il recupero delle acque piovane e le ricarica della falda di Doganella.
Infine, che vi sarà una cabina di regia nazionale al lavoro per rinvenire ulteriori fondi. La prossima riunione si svolgerà a marzo con il Ministero dell’Ambiente.
Il 1° progetto: Interventi per la raccolta delle acque piovane
Il primo progetto prevede la raccolta e il convogliamento delle acque piovane provenienti dal Monte Cavo, a Rocca di Papa.
Attualmente, le precipitazioni si disperdono attraverso fognature e canali di scolo, senza apportare alcun beneficio al lago. Il piano propone di intercettare queste acque, sottoporle a trattamenti di depurazione e reimmetterle direttamente nel bacino, contribuendo così a rallentare l’abbassamento del livello idrometrico.
Questa soluzione, già avanzata in passato ma non portata avanti, è stata ora rivalutata alla luce della crescente crisi idrica e potrebbe offrire un contributo fondamentale alla salvaguardia dell’ecosistema lacustre.
Il 2° progetto: Riciclo delle acque reflue
Il secondo progetto riguarda la circumlacuale, la rete fognaria che circonda il lago e serve abitazioni e attività commerciali della zona.
L’iniziativa prevede la depurazione delle acque reflue raccolte e la loro reintroduzione nel bacino, anziché destinarle ai depuratori tradizionali.
Questo sistema consentirebbe di recuperare preziose risorse idriche, riducendo il prelievo dalle falde acquifere e mitigando gli effetti della siccità, che negli ultimi anni ha aggravato la crisi ambientale del lago Albano.
Lago Albano, crisi idrica senza precedenti storici
Il livello del lago ha registrato un calo di oltre 50 centimetri solo nell’ultimo anno, secondo i dati del Teleidrometro installato a settembre 2023, ma i cui dati non vengono più resi pubblici dal 26 settembre del 2024.
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Le misurazioni da allora sono verificate solo in modo manuale e solo da cittadini (Giancarlo Della Monica, delegato alla Sostenibilità di Grottaferrata) e associazioni (Grottaferrata Sostenibile) senza il cui contributo nessun cittadino avrebbe più notizie aggiornate dei livelli idrici da ben sei mesi.
Il fenomeno dell’abbassamento idrico è attribuibile alla scarsità di precipitazioni. Ma non sono esenti da colpe anche agli ingenti prelievi di acqua destinati all’approvvigionamento idrico dei comuni circostanti e delle Ville Pontificie del Vaticano.
Il pozzo “Sforza Cesarini”, che attinge direttamente dalle falde del lago, eroga circa 300 litri al secondo. Sottraendo ogni giorno oltre 26mila metri cubi d’acqua al bacino.
A questi si aggiungono i prelievi di strutture private e le esigenze di irrigazione dei giardini delle Ville Pontificie, aggravando ulteriormente la situazione.
Verso una cabina di regia nazionale
La crescente emergenza, quindi, ha spinto le istituzioni regionali e locali a lavorare a una cabina di regia nazionale.
A cominciare dal comune di Castel Gandolfo e con il coinvolgimento del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, della Regione Lazio, dell’Autorità di Bacino dell’Italia Centrale e degli enti locali.
Una nuova riunione è prevista per marzo, con l’obiettivo di sbloccare i finanziamenti e avviare i lavori nel più breve tempo possibile.
L’urgenza di un approccio sistemico e integrato appare ormai improrogabile. Per garantire la tutela di uno degli ecosistemi lacustri più preziosi del Lazio e scongiurare il rischio di prosciugamento definitivo del lago Albano.
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