Il Quirinale ha girato gli atti al ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che ha impiegato ben 11 anni per trasmettere gli atti al Consiglio di Stato, più altri tre per una integrazione che gli era stata chiesta.
Il ritardo di 11 anni per avviare la discussione
È lo stesso Consiglio di Stato a stigmatizzare il grave ritardo con il quale l’allora Ministero “ha inoltrato gli atti della presente controversia al Consiglio di Stato”, e ha disposto che “il Ministero produca una relazione integrativa con la quale si riferisca distintamente in ordine alle diverse singole censure di parte ricorrente e si forniscano ulteriori elementi conoscitivi, comprensivi del relativo esito, in ordine al ricorso giurisdizionale”.
La relazione del ministero del 2024
Il 7 novembre 2024 il Ministero ha quindi depositato una relazione integrativa con la quale, rappresentato che il ricorso al Tar presentato dall’interessata contro l’ordinanza di demolizione era stato dichiarato “estinto” nel 2018 e che l’immobile in questione era stato trascritto al patrimonio comunale del catasto fabbricati del Comune di Ardea, ha chiesto la declaratoria di cessazione della materia del contendere.
La decisione finale sulla demolizione dell’immobile
Il Consiglio di Stato è comunque voluto entrare nel merito della questione, riconoscendo che se un immobile è abusivo va demolito e non ci sono attenuanti.
Resta il fatto che ancora troppi immobili abusivi sul lungomare di Ardea sono in attesa di essere demoliti ma nessuno si muove: né i proprietari, né tantomeno il Comune, che ha bisogno di parecchi soldi per far azionare le ruspe.
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