Le incursioni dei cinghiali nelle campagne dei Castelli Romani non sono una novità, ma questa volta il caso ha raggiunto le aule di Tribunale Amministrativo Regionale (TAR)del Lazio.
Il discendente di una storica famiglia nobiliare ha citato o per meglio dire trascinato in giudizio l’Ente Parco Naturale Regionale dei Castelli Romani per il mancato risarcimento dei danni subiti dal suo vigneto di Frascati.
L’area agricola, situata in una zona protetta tra Frascati e Grottaferrata, sarebbe stata ripetutamente devastata dalla fauna selvatica, a suo dire, con una perdita di raccolto che l’imprenditore agricolo ha quantificato in quasi 100mila euro.
Tuttavia, l’Ente Parco ha riconosciuto un rimborso di soli 12mila e 640 euro, scatenando un contenzioso legale che si protrae da anni.
Lunga battaglia legale tra il nobile di Frascati e il Parco dei Castelli Romani
Il ricorso del nobile è iniziato nel 2016, contestando la stima effettuata dall’Ente Parco Castelli Romani.
La battaglia ha attraversato diverse fasi, con il TAR del Lazio che, nel 2023, ha confermato la legittimità dell’indennizzo stabilito dall’ente, respingendo le richieste del ricorrente.
Nonostante la sentenza, il risarcimento non è stato ancora versato, spingendo l’uomo a richiedere un nuovo intervento del TAR per obbligare l’Ente Parco a rispettare la decisione già presa.
Responsabilità del Parco per i danni causati dai cinghiali
Al centro della vicenda c’è la responsabilità degli enti pubblici nella gestione della fauna selvatica.
Secondo la legge, il Parco dei Castelli Romani deve risarcire i danni provocati dagli animali selvatici alle produzioni agricole, ma seguendo criteri rigidi per il calcolo degli indennizzi. Il ricorrente contesta proprio questi metodi di valutazione.
L’udienza in programma per il 5 giugno 2025
Di fronte al mancato pagamento del risarcimento stabilito, il TAR del Lazio ha emesso un’ordinanza che impone all’Ente Parco di fornire chiarimenti entro 60 giorni.
Se l’ente non risponderà, potrebbero esserci conseguenze legali più gravi. L’udienza è stata fissata per il 4 giugno 2025. Una data in cui si deciderà se il Parco dovrà finalmente versare la somma riconosciuta o se la vicenda prenderà una nuova piega.
Un caso simbolico
La battaglia legale tra il nobile danneggiato e l’Ente Parco non è solo una questione economica, ma solleva un problema più ampio: la gestione della fauna selvatica e la tutela delle attività agricole.
La proliferazione incontrollata dei cinghiali sta causando danni ingenti alle coltivazioni, mettendo in difficoltà numerosi agricoltori.
La sentenza attesa per giugno potrebbe costituire un precedente importante. Ridefinendo i criteri per i risarcimenti e spingendo gli enti pubblici a una maggiore attenzione verso le esigenze degli agricoltori.
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