Corrado Clini, ex Ministro dell’Ambiente del Governo Monti, interviene in prima persona sul tema delle discariche di Sant’Apollonia ad Aprilia: quella da bonificare, i cui fondi sembrano ormai persi, e quella nuova da costruire nello stesso luogo.
Scrive a Il Caffè il Ministro:
Gentile direttore,
ho letto l’intervento di Francesca Bulgari.
Ho una fin troppo lunga esperienza di conflitti “ambientali”. Mi sembra che Francesca Bulgari sollevi – a prescindere dal tono – una questione ambientale ed economica che oggi riguarda molti territori in Italia.
Il riferimento è all’articolo pubblicato da Il Caffè: Lettera aperta di Francesca Calissoni Bulgari: “Guardate cosa stiamo perdendo” ad Aprilia con queste discariche.
Clini allega quindi una lettera, che qui riportiamo interamente, che va letta con molta attenzione.
I piani di lettura in realtà sono due: quello immediato, di facile comprensione anche per il lettore che non sia molto informato sulla vicenda, e poi c’è quello più “politico” (di cui parleremo in seguito).
La lettera dell’ex Ministro Clini sulle discariche di Aprilia
“Ho letto l’appassionato intervento di Francesca Calissoni Bulgari sui rischi di ulteriore degrado di un territorio al quale, secondo quanto affermato dal Ministero dei Beni Culturali nell’agosto del 2024, dovrebbe essere esteso il vincolo paesaggistico della “Campagna Romana” anche per tutelare maggiormente un’area già compromessa dalla presenza di discariche non bonificate e cave.
A quanto pare, invece di essere protetta l’area sarebbe destinata alla realizzazione di una discarica ai confini di un sito “orfano”, ovvero di una discarica abusiva contaminata inclusa dal 2012 dalla Regione Lazio tra le aree per le quali era necessaria una bonifica urgente.
Per quanto ho potuto sapere la bonifica non è mai partita, mentre è molto concreto il rischio di non utilizzare il finanziamento di 14 milioni di euro destinati dalla Regione per il completamento della bonifica entro giugno 2026.
Sembra di essere tornati indietro di almeno 40 anni, quando nella metà degli anni ’80 dell’altro secolo la bonifica delle discariche abusive era un’urgenza nazionale già allora sanzionata dalla Commissione Europea.
La prima domanda: perché non viene bonificato il sito orfano?
Ma sembra anche di essere tornati indietro di almeno 10 anni, ovvero prima della approvazione delle norme europee e nazionali che dal 2018 hanno stabilito la priorità del riciclaggio e recupero dei rifiuti urbani contestualmente alla progressiva eliminazione delle discariche.
Va detto che il riciclaggio e il recupero dei rifiuti non è tanto una “buona azione ambientale”, quanto un’urgenza economica dell’Europa per il recupero di materia in un contesto geopolitico molto precario.
Il decreto legislativo 121/2020, che ha recepito le direttive europee, ha stabilito in particolare che
- dal 2030 sarà vietato lo smaltimento in discarica di tutti i rifiuti idonei al riciclaggio o al recupero, in particolare i rifiuti urbani,
- entro il 2029, le Regioni dovranno adeguare la pianificazione di settore e tutti gli atti autorizzativi,
- entro il 2035 il quantitativo massimo dei rifiuti non riciclabili da collocare in discarica non può essere superiore al 10% del totale in peso dei rifiuti urbani.
La seconda domanda: perché costruire oggi una discarica che avrà un tempo brevissimo di gestione, e non dare priorità alla filiera industriale del riciclaggio e del recupero?
Sembra infine emergere un conflitto tra la visione “protezionistica” del Ministero dei Beni Culturali e l’urgenza della Regione Lazio di smaltire i rifiuti invece che trasferirli con alti costi in altre Regioni e all’estero.
Se valutiamo da un punto di visto economico la giusta esigenza della Regione Lazio e la visione “protezionistica” del Ministero dei Beni Culturali, possiamo concludere che
- il conferimento in discarica dei rifiuti urbani non è la soluzione più economica e la risposta più urgente, considerata la disponibilità attuale di tecnologie per il riciclaggio e recupero che possono essere installate in zone industriali, e che comportano evidenti vantaggi ambientali e costi anche inferiori del 50% rispetto alle discariche;
- la compromissione di un’area già utilizzata per attività agro industriali di pregio determina un danno economico, e soprattutto mette a rischio lo sviluppo futuro di attività agricole e turistiche ad alta redditività.
La terza domanda: perché non viene ricercata la soluzione più vantaggiosa per lo sviluppo del territorio e la gestione sostenibile del riciclaggio e recupero dei rifiuti?
Chi risponde alle domande dell’ex Ministro Clini?
Le domande che si pone Corrado Clini, già Ministro dell’Ambiente dal 2011 al 2013 sotto il governo Monti, sono le stesse che si pongono i cittadini.
Attuali Ministri, Assessori, Funzionari e Commissari continuano ad inondarci di spiegazioni sui temi relativi alla bonifica della vecchia discarica e alla costruzione di una nuova.
Sono spiegazioni tecniche, economiche, ambientali, politiche e sociali. Tante chiacchiere che alla fine confondono il comune cittadino, cercano di sviarlo da quelle domande (proprio le 3 che fa l’ex Ministro) a cui in realtà sarebbe facile rispondere se ognuno riconoscesse le proprie responsabilità.
Ma la sensazione è che le risposte non le avremo, perché ci sono in gioco cose ben più grandi delle discariche della ‘piccola’ Aprilia.
Discariche di Aprilia, moneta di scambio
Non è certo un personaggio di secondo piano Clini, e se interviene su un tema “locale”, quantomeno significa che l’interesse sulle discariche di Aprilia ha una importanza anche extra-locale.
Ci sono grossi nomi che ruotano intorno a questo che è un “affare” che coinvolge dalla Regione Lazio alle maggiori realtà imprenditoriali nazionali nel settore rifiuti, dai partiti politici al Governo.
Il settore dei rifiuti è diventato talmente strategico a livello nazionale da superare qualsiasi altro settore economico: più dell’industria, più della droga, più delle emergenze sociali.
Sul tema “rifiuti” i partiti, le lobby e gli industriali stanno giocando importantissime partite a livello nazionale e persino europeo. Bisogna ottenere il risultato ma anche salvare la faccia con i cittadini (in fondo sono sempre loro che votano).
Sul tavolo ci sono raccolta rifiuti, impianti di riciclaggio, discariche, inceneritori, persino le tanto dibattute “terre rare” (che l’Italia può estrarre proprio dai rifiuti)… possiamo davvero metterci di tutto su quel tavolo. La posta in gioco è altissima: le elezioni, il potere, i soldi, tanti soldi.
E Aprilia con le sue discariche (quella da bonificare e quella da fare) ci è finita in mezzo. È in pratica diventata una moneta di scambio.
Purtroppo, in queste grandi machiavelliche dinamiche di potere, difficilmente qualcuno si prenderà la briga di rispondere alle domande dell’ex Ministro Clini (che poi sono quelle che si fa anche la gente comune).
Il futuro delle discariche di Aprilia non sarà deciso secondo ciò che è giusto fare ma, con ben altri obiettivi, sarà deciso ai piani alti, anzi altissimi.