Due società immobiliari Futuro Immobil Italia S.r.l. e Arcadia 2007 S.r.l. sono state protagoniste di un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio.
Il ricorso intendeva cercare di riavviare il progetto per la costruzione di Marino 2, la nuova città da 15mila abitanti nel Comune di Marino, proprio al confine con Roma.
Il Tribunale ha respinto la richiesta.
La nuova città dei Castelli Romani sempre più in bilico
Si tratta, tra l’altro, della nona sentenza consecutiva in pochi mesi con cui i giudici hanno respinto le richieste di varie società del settore immobiliare in relazione a questo mega-progetto.
Il TAR del Lazio ha sancito, nello stesso tempo, la bontà del vincolo dei Castelli Romani, vale a dire le tutele imposte sull’area verde castellana istituite dal Ministero dei Beni Culturali e Turismo nel 2020.
La decisione dei giudici amministrativi segna un nuovo e ennesimo stop nella lunga battaglia giudiziaria che vede al centro la difesa dell’Agro Romano e la salvaguardia del paesaggio.
Il Tribunale: No a Marino 2, sì al vincolo dei Castelli Romani
Il maxi piano edile, noto come “Marino 2”, avrebbe dovuto sorgere proprio sull’agro romano, alle pendici dei Castelli Romani, a Marino, ma al confine con il territorio del comune di Roma.
Prevedeva la trasformazione radicale di un’area strategica situata tra Roma e i Castelli Romani.
L’idea era quella di realizzare un complesso residenziale corredato da nuove infrastrutture e servizi moderni in grado di ospitare 15mila abitanti.
Pur promettendo uno sviluppo economico e sociale, l’iniziativa ha incontrato fin da subito forti opposizioni, soprattutto per via dei possibili impatti ambientali e dell’insufficienza delle attuali infrastrutture a supportare un simile insediamento.
La valutazione del TAR ha confermato, nel corso di reiterate sentenze, che l’intervento avrebbe compromesso il delicato equilibrio territoriale, prevalendo il principio della sostenibilità ambientale.
Nono “NO” del Tribunale al progetto: prevale la tutela dell’Agro Romano
Al centro del dibattito vi è la protezione dell’Agro Romano, un’area di circa 1600 ettari riconosciuta per il suo valore storico e naturale.
Il vincolo paesaggistico, imposto dal Ministero della Cultura, mira a impedire un’espansione urbanistica incontrollata su un territorio che rappresenta il cuore rurale e culturale della zona.
I giudici hanno sottolineato più volte l’incompatibilità del progetto con le misure di salvaguardia del paesaggio, evidenziando che la cementificazione e l’alterazione delle dinamiche territoriali non possono essere giustificate dalla necessità di far fronte a una crescita demografica.
La difesa dell’Agro Romano si configura, quindi, come una priorità imprescindibile per garantire la continuità storica e ambientale della regione.
Una lunga ‘marcia’ giudiziaria
La vicenda giudiziaria che ha visto Futuro Immobil Italia S.r.l. e Arcadia 2007 S.r.l. impegnate nel tentativo di riformulare il progetto affonda le radici in una serie di sentenze ormai consolidate.
Già dal 2024 il TAR aveva emesso il primo fermo, seguito da numerosi altri verdetti che, a turno, hanno respinto le proposte per modificare il piano originale.
Anche il Consiglio di Stato ha confermato la validità delle decisioni precedenti, sottolineando la necessità di rispettare i vincoli ambientali e la capacità limitata delle infrastrutture esistenti di gestire un’espansione di tale portata.
Ogni nuovo tentativo si è scontrato con la logica della tutela del territorio, lasciando ben chiaro che la salvaguardia dell’Agro Romano resta una priorità irrinunciabile per il futuro della zona.
I fondamenti del rifiuto
Le motivazioni alla base del rifiuto del Tribunale si concentrano su due aspetti fondamentali: la protezione del paesaggio e l’insufficienza delle strutture esistenti a supportare una popolazione di 15mila abitanti.
Gli impatti ambientali derivanti dalla cementificazione e dalla modifica radicale dell’assetto territoriale sono stati valutati con estrema attenzione.
In un’epoca in cui la sostenibilità deve essere al centro delle politiche di sviluppo, la decisione del TAR evidenzia come gli interventi che alterano l’equilibrio naturale debbano essere affrontati con prudenza e rigorosità.
Il messaggio, chiaro e inequivocabile, è che ogni progetto di urbanizzazione deve necessariamente rispettare il patrimonio ambientale, storico e culturale della regione.
Un futuro incerto per lo sviluppo urbano
Con la nona bocciatura, il progetto “Marino 2” appare ormai destinato a rimanere nel cassetto degli schemi non realizzati.
La lunga battaglia legale ha dimostrato la forza delle istituzioni nella difesa degli interessi collettivi e ambientali, mettendo in luce le difficoltà di conciliare il desiderio di crescita con l’esigenza di preservare il territorio.
L’area, ricca di valore storico e ambientale, continua a essere al centro di forti pressioni economiche e speculazioni, rendendo la ricerca di un equilibrio tra sviluppo e salvaguardia ancora più critica e complessa.
Il rifiuto del ricorso da parte del TAR diventa così un monito: lo sviluppo urbano deve essere programmato in modo responsabile, rispettando i limiti imposti dalla natura e dalla storia.
La decisione, pur segnando una battuta d’arresto per le società coinvolte, consolida la posizione delle istituzioni che si battono per evitare una cementificazione indiscriminata, garantendo che il patrimonio naturale e culturale della regione non venga sacrificato sull’altare del profitto immediato.
In sintesi, la vicenda rappresenta un momento cruciale nel dibattito sul futuro del territorio romano, dove il rispetto per il paesaggio e la tutela dell’ambiente devono rimanere pilastri fondamentali di ogni scelta urbanistica.
Leggi anche: Nuova città dei Castelli Romani da 15mila abitanti al confine con Roma: dal Tribunale l’ottavo “NO”