E questi pareri sono, nel caso della Regione Lazio, positivo, mentre la Soprintendenza ha detto “No” ma offrendo l’opportunità di modificare il proprio punto di vista.
1 milione di tonnellate di rifiuti
Nella nuova discarica di Aprilia saranno versate, secondo quando indicato nel progetto della società proponente, più di 1 milione di tonnellate di rifiuti, compreso il materiale per le coperture giornaliere, suddivise in 3 vasche.
I grandi dubbi sul SÌ della Regione Lazio
La discarica disterà soli 340 metri dalle abitazioni site in Via Scrivia, a 500 metri da abitazioni di Fossignano. Inoltre, a 900 metri dalla frazione densamente abitata de La Cogna, a 2,8 chilometri da Tor San Lorenzo, che in pratica è una città.
Sia il centro di Aprilia che il centro di Ardea sono a meno di 5 chilometri di distanza.
La Regione Lazio è informata? È regolare questa distanza?
Bisogna poi guardare le mappe del progetto, in particolare come le 3 vasche della nuova discarica di Aprilia si vadano a collocare rispetto ai terreni dove è presente la vecchia discarica che non è stata bonificata.
A noi perfetti profani sembra assurdo che possa essere stata data tale autorizzazione.
In pratica le 3 vasche, che conterranno 1 milione di tonnellate di materiale, si intersecano con la vecchia discarica in una sorta di puzzle.
Da perfetti profani in materia ci chiediamo comunque: come fa tale progetto ad essere così sicuro dei confini della vecchia discarica?
La vecchia discarica, che non sarà bonificata, è detta orfana, cioè senza padrone, e come si fa allora a garantire che siano davvero quelli i confini dei vecchi sversamenti?
Inoltre, è verosimile credere che il materiale interrato abbia sicuramente prodotto negli anni liquidi altamente tossici che sono permeati in altre zone circostanti del terreno. Come si può ora mettersi a scavare proprio attaccati alla vecchia discarica?
Il materiale che scaveranno, poi, che ha un elevato rischio di essere contaminato, dove verrà smaltito?
La Regione Lazio ha pensato a queste cose?
Il SÌ della Regione Lazio alla nuova discarica ad Aprilia
La Regione Lazio ha dunque espresso parere favorevole alla realizzazione di una nuova discarica di rifiuti nel territorio di Aprilia.
La decisione, attesa e controversa, arriva tuttavia corredata da una serie di condizioni.
L’ok regionale è vincolato al rispetto di una serie di prescrizioni che spaziano dalla manutenzione delle infrastrutture alla gestione delle emissioni.
In particolare, la Regione Lazio impone che le aree pavimentate della discarica siano mantenute in perfetto stato, prive di crepe o fessurazioni, per garantire l’impermeabilità del suolo e scongiurare infiltrazioni di sostanze inquinanti nelle falde acquifere.
Un’attenzione particolare è rivolta alla gestione dei sottoprodotti tipici di una discarica.
Sarà obbligatoria la manutenzione costante degli impianti di raccolta del percolato e del biogas, nonché dei sistemi di gestione delle acque meteoriche.
Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, sia durante la fase di costruzione che in quella operativa, la Regione Lazio richiede misure concrete per la riduzione delle polveri: dalla bagnatura e pulizia periodica delle strade, pavimentate e non, alla pulizia delle ruote dei mezzi in uscita, fino alla copertura dei materiali polverulenti durante il trasporto.
È inoltre previsto un limite di velocità di 20 km/h per i mezzi all’interno del sito.
Come dovrà operare la discarica di Aprilia
Nella fase di esercizio, le condizioni si fanno ancora più specifiche.
Il gestore della discarica dovrà adottare sistemi e misure per ridurre al minimo gli impatti legati a odori, polveri, materiali trasportati dal vento, presenza di fauna indesiderata (uccelli e insetti), rischio di incendi, rumore, traffico e formazione di aerosol.
Priorità all’efficienza degli impianti di captazione del biogas, con l’obbligo di un suo utilizzo energetico e di una gestione che riduca al minimo i rischi ambientali e sanitari.
Un punto cruciale riguarda la gestione dei rifiuti conferiti: dovranno essere ricoperti tempestivamente con materiali adeguati e dovranno essere previsti sistemi specifici per il contenimento e l’abbattimento delle polveri, così come modalità operative che ne impediscano la dispersione.
La superficie dei rifiuti esposta agli agenti atmosferici dovrà essere limitata, e la conformazione dell’area di stoccaggio dovrà favorire il deflusso naturale delle acque piovane.
Ora la palla passa al Comune di Aprilia, che avrà il compito di vigilare scrupolosamente sul rispetto di queste stringenti condizioni durante tutte le fasi di realizzazione e gestione della nuova discarica.
Il Ministero della Cultura dice “NÌ”
Il Ministero della Cultura ha espresso un parere negativo sull’attuale localizzazione dell’impianto, motivato dalla “elevata sensibilità paesaggistica e archeologica” dell’area di Sant’Apollonia.
Tuttavia, una significativa revisione progettuale potrebbe ribaltare la decisione, come si legge chiaramente nel parere ministeriale:
“Si ritiene tuttavia che le criticità evidenziate, pur rappresentando un ostacolo alla sua approvazione nella forma attuale, possano essere superate attraverso una significativa revisione progettuale“.
Il Ministero indica chiaramente la strada da seguire, delineando sei azioni chiave che il proponente dovrà intraprendere per rendere il progetto compatibile con la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico del territorio apriliano.
Il primo e più incisivo suggerimento riguarda il riesame della localizzazione del sito.
Considerata la ricchezza di testimonianze archeologiche e il valore paesaggistico dell’area di Sant’Apollonia, il Ministero invita esplicitamente a valutare siti alternativi.
L’indicazione è precisa: privilegiare aree già compromesse, come zone industriali dismesse o ambiti degradati, lontane da centri residenziali e da contesti agricoli di pregio.
Viene inoltre suggerita una riorganizzazione interna del progetto, con una possibile rilocalizzazione dei Lotti 1, 2 e 3 per evitare o minimizzare l’interferenza con i siti archeologici già identificati.
Tuttavia, qualora, dopo un’attenta valutazione, l’attuale localizzazione dovesse essere ritenuta comunque giustificata, il Ministero impone una riduzione della durata complessiva del cantiere e della gestione dei depositi.
L’obiettivo è limitare l’impatto prolungato sul paesaggio. Parallelamente, si richiede una rimodulazione dei rilevati per evitare di alterare gli equilibri morfologici esistenti.
Un passaggio obbligato sarà la sottoposizione dell’intervento alla seconda fase della procedura di verifica preventiva di interesse archeologico, come previsto dalla normativa vigente.
Infine, una raccomandazione forte è rivolta al coinvolgimento della comunità locale e delle associazioni di tutela del territorio.
Il Ministero auspica l’attivazione di un processo partecipativo per condividere le scelte progettuali e le misure di mitigazione, promuovendo un approccio inclusivo e rispettoso delle istanze del territorio.
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