Al momento di certo c’è solo la presenza di idrocarburi fin nelle falde profonde.
Tutti i protagonisti al momento sono fermi: Eni, Acea, Regione Lazio, enti comunali. E intanto da più di un anno si è fatto poco o nulla per salvaguardare la salute dei cittadini.
Ora Acea promette di delocalizzare i pozzi, cioè di spostarli: ma dove? Quando?
La Regione Lazio archivia il caso in attesa della Conferenza dei sindaci del bacino Ato 2 attesa per maggio.
Intanto l’allarme per la presenza di idrocarburi nei pozzi ad uso potabile Acea che servono Ardea e Pomezia rimane alto, ma molto ‘silenzioso’.
I cittadini sono informati sul livello di inquinamento, su come devono comportarsi, su cosa si sta facendo?
Dopo Regione Lazio se ne lava le mani anche il Governo
La Conferenza dei Servizi del Comune di Pomezia in relazione proprio all’inquinamento del campo pozzi ad uso potabile Acea ‘Laurentino’ che serve anche Ardea si è chiusa negativamente sia febbraio 2024 che successivamente ad agosto 2024 (leggi).
Lo scorso 8 aprile, la Regione Lazio ha pubblicato la Determinazione n. G03472 con la quale è stata archiviata la richiesta di delimitazione delle aree di salvaguardia per i campi pozzi Laurentino e Pescarella.
La decisione fa seguito al ritiro della richiesta da parte della Segreteria Tecnica Operativa ATO 2 e del gestore Acea.
Anche l’interrogazione parlamentare del senatore Peppe De Cristofaro (Verdi e Sinistra) e finita nelle mani del Governo Meloni poco dopo si è chiusa con un nulla di fatto (leggi).
Le ultime analisi condotte da Arpa Lazio e dalla Città Metropolitana di Roma sul sito avrebbero confermato tracce di idrocarburi e composti clorurati nella falda.
La criticità riguarda centinaia di migliaia di cittadini serviti dal sistema acquedottistico Laurentino, inclusi i residenti del popolosissimo quartiere Laurentino a Roma.
Le promesse di Acea
Acea ATO 2 avrebbe illustrato alla Regione Lazio un Piano di interventi articolato in due fasi.
Nel breve–medio periodo sarebbe prevista la delocalizzazione dei pozzi del campo Laurentino verso aree con falde meno vulnerabili.
Nel lungo periodo, invece, si punta alla sostituzione delle fonti locali con l’acqua di condotta proveniente da altre reti, tramite il raddoppio della condotta principale del Peschiera che servirebbe, ma in un futuro futuribile, anche Pomezia.
Prossime tappe e tempistiche
Il protocollo tecnico firmato a dicembre 2023 impegna Acea e istituzioni a definire un cronoprogramma condiviso.
Entro la prossima Conferenza dei Sindaci dell’ATO 2 di fine maggio 2025 dovrebbero essere presentati i dettagli degli interventi di delocalizzazione.
La sostituzione delle fonti locali con le acque di condotta richiederà invece più anni: il raddoppio della condotta principale è la soluzione strutturale chiave.
Intanto l’allarme sanitario, però, non è cessato.
Causa principale: inquinamento da idrocarburi Eni
Il fenomeno di “trasudo” di idrocarburi Eni nei pozzi Acea è stato segnalato già nei primi mesi del 2024.
Accertamenti dell’Arpa Lazio hanno rilevato migrazioni di idrocarburi nelle falde profonde, riconducibili a fuoriuscite da impianti di produzione e stoccaggio.
La situazione era finita sul tavolo del Governo già a marzo 2024.
Le autorità ambientali indicano Eni come principale fonte dell’inquinamento. Il colosso energetico non ha ancora presentato un piano di bonifica ritenuto serio dagli enti pubblici.
Le carenze del progetto di risanamento sono state al centro di tavole rotonde e interrogazioni parlamentari, senza tuttavia produrre soluzioni immediate.
Chi informa i cittadini?
I pozzi contaminati alimentano reti acquedottistiche che servono le aree di Pomezia, Ardea e parte di Roma Capitale.
Il rischio per la salute pubblica, anche se al momento considerato sotto soglie critiche, pone il problema della fiducia nell’acqua di rete.
Sarebbe giusto informare dettagliatamente i cittadini, sui rischi che corrono (se ce ne sono), su come dovrebbero magari comportarsi per diminuirli ancora di più.
E non ultimo sarebbe giusto informare i cittadini su come si stanno comportando tutti i soggetti coinvolti in questo allarme inquinamento.
Verso la tutela dell’acqua potabile
Lo slancio verso una gestione più sicura delle risorse idriche nasce dalla necessità di garantire qualità e continuità di servizio.
L’impegno di Acea a delocalizzare i pozzi rappresenta un primo passo? Basta questa promessa a garantire la sicurezza e la salute dei cittadini?
Probabilmente no.
La sfida resta quella di evitare futuri inquinamenti, rafforzare i controlli e accelerare gli adeguamenti infrastrutturali per la salvaguardia delle acque destinate al consumo umano.