La radio del gruppo RTL 102,5, ispirata al film di Luciano Ligabue e al periodo delle radio libere degli anni ’70 (Radio Freccia), ora ‘abbandona’ la storica postazione ai Castelli Romani.
Il traliccio alto 25 metri da cui trasmetteva Radio Freccia, emittente nazionale legata al nome e al film di Luciano Ligabue, è ancora lì su Monte Cavo, ma le antenne sono state spostate da circa un mese, per la precisione dal 25 marzo scorso.
Ora dunque, per chiudere la pratica resta la questione di chi dovrà abbattere quel traliccio
Il Tribunale: stop al contenzioso tra Radio Freccia e il Comune di Rocca di Papa
L’infrastruttura, situata su terreno privato in località Costarelle, era da anni al centro di una lunga controversia urbanistica.
L’intera vicenda è emersa ai margini di una recente udienza giudiziaria al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio, dove era in discussione un ricorso intentato dalla stessa radio contro il Comune di Rocca di Papa, per ottenere l’annullamento di una ordinanza municipale pendente dal 2021 che chiedeva l’abbattimento del traliccio stesso.
Il contenzioso è nato nel 2021, quando il Comune di Rocca di Papa aveva emesso un’ordinanza di demolizione per presunti abusi edilizi.
La società che gestiva l’emittente aveva reagito impugnando l’atto, sostenendo l’irregolarità della procedura e la legittimità della propria attività, fondata su una concessione ministeriale per la radiodiffusione.
Tuttavia, il TAR del Lazio ha ora dichiarato l’inammissibilità della richiesta, in quanto l’impianto trasmittente è venuto meno.
Nel marzo 2025, la società ha confermato di aver già delocalizzato l’impianto radiofonico, abbandonando di fatto la struttura di Monte Cavo.
Questa mossa ha sancito la perdita di interesse alla prosecuzione del ricorso. Si chiude così una pagina lunga e travagliata, che vede svanire un pezzo importante del patrimonio radiotelevisivo locale.
Con la dismissione dell’impianto di Monte Cavo, Radiofreccia ha definitivamente lasciato l’area dei Castelli Romani.
La questione dei tralicci: chi li demolisce?
Resta ora la questione relativa all’abbattimento del traliccio. Ora che non ci sono più antenne trasmittenti installate non si vedono più ostacoli per la sua demolizione.
Stessa sorte del traliccio che è in zona di via Costarelle toccherà presto anche ad altri 3 tralicci ubicati più sulla punta del Monte Cavo. Anche loro dovranno essere demoliti.
Ma in realtà c’è la questione dei costi dello smantellamento. Se dovesse intervenire direttamente il Comune di Rocca di Papa e riaddebitare poi i costi alle società proprietarie dei tralicci, il totale delle spese sarebbe sicuramente alto.
Per questo, con la mediazione del Ministero delle Imprese, è in corso una trattativa per trovare un accordo tra le società proprietarie e il Comune di Rocca di Papa. Se la demolizione avvenisse infatti ad opera direttamente della società proprietaria, sicuramente i costi sarebbero più bassi.
Un’occasione per la rinascita di Monte Cavo?
Questo passaggio non è soltanto una vicenda tecnica: rappresenta un importante precedente per il futuro della zona.
Monte Cavo infatti è da tempo al centro di polemiche e contenziosi, spesso legati alla presenza ingombrante di antenne e strutture non autorizzate. Il caso di Radiofreccia potrebbe aprire la strada a ulteriori rimozioni volontarie o forzate.
La rimozione del traliccio rappresenta un punto di svolta per il recupero ambientale del Monte Cavo, un sito di grande valore paesaggistico, storico e simbolico.
Negli ultimi decenni, la cima dell’antico vulcano è stata trasformata in un vero e proprio “bosco” di antenne, molte delle quali sorte in modo irregolare.
Il messaggio lanciato dalla radio di Luciano Ligabue ispirerà altri operatori?
La sentenza del TAR e la scelta della società di spostare l’attività trasmissiva potrebbero ora innescare un effetto domino, favorendo l’eliminazione di altre strutture abusive. L’auspicio condiviso da molti è che questo sia solo l’inizio di un processo di restituzione del monte alla comunità e alla natura.
Il caso Radiofreccia è destinato a fare scuola. La decisione volontaria di delocalizzare l’impianto, pur in assenza di una condanna definitiva, dimostra che esistono alternative tecniche valide per trasmettere senza compromettere un patrimonio collettivo.
È un messaggio forte rivolto a tutte le emittenti che, ancora oggi, operano in condizioni simili. I Castelli Romani, e in particolare Monte Cavo, potrebbero finalmente intraprendere un percorso di bonifica, liberandosi da una presenza ingombrante e restituendo spazio al paesaggio e alla legalità.
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