I costumi da bagno sono una cosa seria, nel mondo della moda femminile. Non solo essi hanno il compito di coprire lì dove serve, ma hanno anche l’onere e l’onore di incorniciare la perfezione del corpo femminile, contribuendo a crearne un’immagine ideale ma autentica, concreta, in cui colei che lo indossa si senta pienamente a proprio agio. Ecco, dunque, che i costumi da bagno femminili sono degli autentici capolavori, la cui arte omaggia sempre la bellezza naturale della donna.
La storia dei costumi da bagno, però, è lunga e non manca di episodi emblematici, che tanto hanno contribuito alla lotta agli stereotipi e alla disparità di genere.
Se pensiamo ai primi costumi da bagno del Novecento, ad esempio, ci rendiamo subito conto che nelle forme di pezzi unici e interi, la donna era in realtà costretta e limitata nella sua espressività. Furono giganti del settore Coco Chanel ed Elsa Schiaparelli a rivoluzionare il concetto di beachwear, attraverso collezioni più audaci e, soprattutto, più diffuse al grande pubblico e ai grandi media come le riviste specializzate. Fu dunque il lavoro innovativo dei grandi brand di moda dei primi decenni del Novecento a portare alla grande rivoluzione del 1946: l’anno in cui fu inventato il bikini. Scopri gli effetti di quell’evento fondamentale per la moda così come la conosciamo oggi: vai al sito di Fracomina e ammira le infinite possibilità che contraddistinguono il beachwear contemporaneo.
La nascita del bikini
Come accennato, l’invenzione del bikini risale al 1946, ma la sua storia è piuttosto interessante e non priva di spunti di riflessione.
Storia vuole che il celebre “due pezzi”, così come lo intendiamo oggi, sia stato inventato dal francese Jacques Heim, che chiamò questa creazione “Atome”, in virtù delle sue dimensioni ridotte che lo rendevano, metaforicamente, piccolo “quanto un atomo” rispetto alla vastità del corpo della donna da coprire. L’invenzione di Heim, però, non lasciò il segno fino a quando non fu rivista completamente da un altro, importante stilista: Louis Réad, che ne propose una versione ulteriormente ridotta e gli diede un nuovo nome di maggior impatto. Bikini, per l’appunto.
Le proteste, come lecito aspettarsi, furono innumerevoli: si diceva che alle donne fosse tutt’un tratto concesso di mettere in mostra fin troppo del loro corpo, ci furono divieti, e non pochi problemi nel commercializzare e pubblicizzare il prodotto. Fortuna che abbiamo avuto Brigitte Bardot, che non ebbe mai paura di mostrarsi in tutta la sua bellezza. Grazie a lei, il bikini non fu più solo una moda proibita, ma una nuova visione del mondo e della moda. Un nuovo universo di stile, tutto da esplorare. E oggi vediamo proprio gli effetti di quella grande creatività.
Il beachwear nella moda femminile contemporanea
Oggigiorno, parlare di costumi da bagno femminili e beachwear in generale vuol dire affacciarsi a un mondo di possibilità, in cui doppi pezzi si alternano a costumi interi in soluzioni fantasiose e divertenti. Pensiamo ai single piece monospalla, capaci di restituire un senso di maggiore leggerezza e flessibilità alla figura, o anche ai costumi in pezzo intero privi di spalline, che garantiscono un’abbronzatura più omogenea ed elegante. Se ci spostiamo poi nell’ambito sportivo, troviamo soprattutto costumi interi scuba e olimpionici: la prima tipologia copre interamente il corpo con un materiale altamente resistente e performante, utile per sport come il surf; il secondo, invece, non è troppo dissimile da un classico costume intero, ma è ottimizzato per alleggerire l’atleta in tutte le condizioni di nuoto.
Anche per il mondo dei costumi due pezzi, inoltre, le alternative sono molteplici e tutte diverse tra loro: pensiamo già solo alla suddivisione tra top e slip, ovvero rispettivamente i pezzi “di sopra” e “di sotto”, che si differenziano per linee e modo con cui contengono e incorniciano le forme del corpo. Un esempio? I top possono essere a fascia, perfetti dunque per un seno non troppo prosperoso, o anche all’americana, perfetti per chi ha il tipico fisico a clessidra. Gli slip, invece, si alternano tra le classiche forme a vita alta, sgambati, a brasiliana o magari boyshorts, perfetti per le atlete che hanno bisogno di comodità e resistenza. Molto apprezzata è anche la variante del bikini chiamata “tankini”, che è un due pezzi in simbiosi con un costume intero. In poche parole, la “struttura” è quella di un double pieces, ma con linee di tessuto o interi ricami che “legano” il top allo slip.
