Martedì 29 aprile, il cielo sopra Monte Cavo, nel Comune di Rocca di Papa, nel cuore del Parco dei Castelli Romani, è stato attraversato dal rombo degli elicotteri.
Per ore, squadre aeree e tecnici a terra hanno lavorato in sinergia per rimuovere uno storico traliccio radiotelevisivo, alto circa 30 metri e riconducibile al gruppo RTL.
Il video dell’intervento a Monte Cavo
Monte cavo, momento storico per tralicci e antenne
L’intervento segna l’inizio ufficiale del grande trasloco delle prime maxi antenne dalla vetta, un evento atteso da decenni.
Si tratta di un evento a dir poco storico per i cittadini di Rocca di Papa.
La rimozione è il primo passo di un processo di recupero ambientale e paesaggistico, preannunciato dall’Amministrazione comunale circa un anno e mezzo fa, subito dopo l’insediamento, destinato a restituire alla collettività un sito di straordinario valore storico e naturale.
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Monte Cavo, situato nel comune di Rocca di Papa, è da tempo immemorabile una piattaforma privilegiata per le trasmissioni di onde elettromagnetiche: antenne militari, televisive, radiofoniche, telefoniche, di trasmissione dati.
Dalla Rai a Mediaset, passando per emittenti private, la vetta dell’antico vulcano è stata letteralmente colonizzata da decine di tralicci.
Nel tempo, molte strutture sono sorte senza regolari autorizzazioni, trasformando un luogo di culto e bellezza in un labirinto di ferraglie. Un patrimonio deturpato, vittima di una deregulation durata decenni.
Fin dalla fine degli anni ’70 tutte le amministrazioni di Rocca di Papa che si sono succedute (di tutti i colori politici) hanno posto tra i punti principali dei loro programmi il ‘disboscamento’ della selva di antenne sulla cima di Monte Cavo.
Ma tra Tribunali, ricorsi, nuove leggi, accordi disattesi, ‘interventi dall’alto’, ecc… non si è mai davvero riusciti ad intervenire su quel groviglio di ferraglia che tanto deturpa il territorio.
Oggi, tuttavia, il vento sembra finalmente essere cambiato.
Il trasloco del traliccio di RTL sembra essere solo l’inizio. Secondo fonti istituzionali che preferiscono non comparire, già nei prossimi giorni sarebbero previste ulteriori operazioni di smontaggio.
Almeno altri tre o quattro tralicci potrebbero essere rimossi nel breve termine.
Il movimento è sostenuto da un intreccio di decisioni giudiziarie – tra cui recenti sentenze del TAR Lazio e del Consiglio di Stato – e da accordi volontari tra emittenti e amministrazioni comunale, regionale e ministeriale. Alcune società hanno infatti scelto di aderire a programmi di delocalizzazione, spostando altrove le proprie attività trasmissive in sedi più idonee.
L’obiettivo: liberare Monte Cavo dai tralicci privati
Il Comune di Rocca di Papa, insieme ad enti regionali e al Ministero delle Imprese, sta lavorando difatti a una mediazione tra le diverse proprietà dei tralicci per definire un piano condiviso.
L’obiettivo è chiaro: restituire la vetta di Monte Cavo alla cittadinanza. Per anni, la presenza massiccia di antenne ha limitato la fruibilità pubblica di questo sito, impedendo ogni forma di valorizzazione turistica. Eppure, fino agli anni ’70, Monte Cavo era una meta rinomata per escursionisti e visitatori, grazie anche alla sua storia millenaria.
Monte Cavo non è una montagna qualsiasi. Nell’antichità ospitava il Tempio di Giove Laziale, luogo di culto per i popoli latini e simbolo di unità religiosa nell’Impero Romano.
Il sito è inoltre incastonato nel Parco Regionale dei Castelli Romani e rappresenta un ecosistema prezioso, oggi in parte compromesso. La progressiva rimozione dei tralicci potrebbe finalmente avviare un percorso di bonifica, recupero naturalistico e tutela archeologica. Una rinascita che molti cittadini attendevano da anni.
Un effetto domino: è possibile
La speranza, ora, è che la rimozione del primo traliccio generi un effetto domino. Con l’esempio di RTL, altre aziende potrebbero scegliere la via del dialogo e della delocalizzazione volontaria.
Questo permetterebbe di intervenire più rapidamente sulle strutture irregolari, che rappresentano non solo un problema estetico, ma anche un potenziale rischio ambientale e sanitario. Monte Cavo potrebbe così uscire dall’ombra delle antenne e tornare a essere ciò che è sempre stato: un patrimonio da vivere, non da sorvegliare.
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