Il pesce avvistato, lungo più di 2 metri, con la caratteristica pinna dorsale che esce dall’acqua, appartiene certamente alla famiglia degli squali, ma si tratta soltanto di una verdesca. E lo squalo verdesca non è assolutamente pericoloso per l’uomo.
Al di là dello spavento che al momento può provocare, non c’è quindi nulla da temere.
L’avvistamento tra Lavinio e Lido dei Pini
Lo squalo è stato fotografato in questi giorni nel tratto di mare tra Lido dei Pini e Lavinio. Per la precisione sul lungomare delle Sterlizie, nel territorio del comune di Anzio.
Al termine di una lunga schiera di villette fronte mare, dove finisce la strada, sfocia un canale, conosciuto come “fosso del depuratore”, proprio perché è vicino ad un impianto di depurazione delle acque. Siamo proprio a metà strada tra gli agglomerati di Lavinio e di Lido dei Pini.
La foto della verdesca è stata scattata proprio in quel punto.
L’esemplare si è avvicinato alla riva, fino a 10-15 metri, secondo le testimonianze di chi l’ha visto. Quindi è risultato ben visibile, anche se in quel momento in acqua non c’era alcun bagnante.
Squalo verdesca vuol dire mare pulito
Nella stessa zona negli ultimi anni ci sono stati sempre più avvistamenti di delfini.
Vederli oggi sfrecciare felicemente in gruppo anche non lontano dalla riva è diventato quasi usuale. E questo è un bel segnale per quanto riguarda lo stato delle nostre acque balneabili.
In realtà, solitamente delfini e verdesche nuotano molto più al largo, difficilmente si avvicinano alla riva, tanto più nella stagione estiva, quando sono disturbati dalla presenza dei bagnanti.
Di solito svolgono la loro attività di caccia dove l’acqua è più profonda, quasi sempre muovendosi a gruppi.
La presenza di questi grandi pesci vuol testimoniare che tutto l’ecosistema marino delle coste laziali è in buono stato.
C’è presenza di piccoli pesci e altre specie che, secondo lo schema della catena alimentare, attirano i predatori più grandi, appunto squali verdesche e delfini.
Per dirla semplicemente: “il mare è pulito”.
Squalo verdesca in Italia
Gli avvistamenti di verdesche nel Tirreno centrale non è comune, ma nemmeno rarissimo.
In realtà lo squalo verdesca ha un aspetto che può spaventare, perché effettivamente la sua linea agli occhi di noi poco esperti assomiglia enormemente a quella dei ben più feroci e temuti esemplari di squalo che ci terrorizzano (grazie soprattutto alla cinematografia).
Sebbene le verdesche non siano aggressive, sono animali curiosi, noti per avvicinarsi ai subacquei, soprattutto ai pescatori subacquei, per cercare di “scroccare” del cibo.
Non è raro anche vederli sulla scia dei pescherecci approfittare del pescato che sfugge alle reti.
In Italia si verificano di solito molti più avvistamenti nei mari Adriatico e Ionio.
Comunque la verdesca per l’uomo è innocua. Pur con la sua enorme bocca, si nutre principalmente di piccoli pesci e calamari. La loro lunghezza può arrivare fino a 3 metri, eccezionalmente anche a 4. Possono vivere fino a 20 anni.
Come tutte le specie di squalo, anche quella della verdesca sta vedendo sempre più una forte diminuzione del numero degli esemplari.
Oltre ai problemi dell’inquinamento, accade spesso che restino coinvolti nelle operazioni di pesca effettuate dall’uomo.
Non esiste una vera pesca alla verdesca, poiché la carne di questo pesce non è tra le più pregiate.
Si stima comunque che durante le operazioni di pesca ogni anno ne vengano uccisi tra i 10 e i 20 milioni di esemplari. Alle volte sono cacciati per semplici motivi ludici.
Li ritroviamo in quasi tutti i mari del mondo, Mediterraneo compreso.
I presunti attacchi di squali verdesche all’uomo
Esiste un sito che monitora gli attacchi di squali all’uomo di cui si ha notizia in tutti i mari del mondo, fin dal 1900 (Clicca qui per collegarti al sito).
Per ogni caso riporta la data, l’esito (fatale o no), il luogo e persino la specie di squalo responsabile dell’attacco.
Per quanto riguarda la specie delle verdesche, che viene conosciuto come squalo azzurro o blu, i casi registrati in tutti i mari del mondo sono appena 10. Dieci casi di attacco all’uomo in 125 anni in tutti i mari del mondo.
Visto il bassissimo numero di casi, lo stesso sito tende ad ipotizzare che si possa anche trattare soltanto di errore umano nell’identificare la specie di squalo autore dell’attacco.
Per i non esperti, infatti, una verdesca può apparire molto simile ad altre specie di squalo che invece sono molto pericolose per l’uomo.
Gli attacchi registrati sono stati: 2 sulle coste statunitensi dell’Oceano Pacifico, 1 sulle coste statunitensi dell’Oceano Atlantico, 2 nel Golfo del Messico, 1 nel Golfo del Bengala, 2 tra Australia e Nuova Zelanda e 1 soltanto nel Mar Mediterraneo.
Per essere precisi, quest’ultimo è avvenuto nel 1986 sulle coste francesi, nel Golfo del Leone, cioè quello tra Marsiglia e Perpignan e l’esito non è stato fatale per l’uomo.
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