Il famoso comignolo da cui esce il fumo, nero per la mancata elezione, bianco per l’avvenuta elezione del papa, non è infatti un’installazione permanente sul tetto della Cappella Sistina. Si monta soltanto in occasione del Conclave.
Questa mattina dunque i Vigili del Fuoco vaticani sono saliti sul tetto per montare il comignolo, in attesa che i cardinali si riuniscano in Conclave il 7 maggio nella Cappella Sistina.
Due fumate al giorno dal comignolo sulla Sistina
Dopo che sarà iniziato il Conclave, dal comignolo uscirà il fumo due volte al giorno: la mattina (tranne il 7 maggio) e la sera. Il fumo sarà nero se nessun Papa è stato eletto e bianco se almeno 89 cardinali avranno concordato sul nome del nuovo Pontefice.
Al comignolo sono collegate due stufe: una vecchia stufa in ghisa del ’39 e una più moderna, del 2005.
La vecchia stufa serve per bruciare le schede degli scrutini. La più recente serve per bruciare i fumogeni che danno la colorazione al fumo che annuncia la mancata o avvenuta elezione del papa.
Il colore della fumata sarà dunque o nero o bianco. Ma una volta esisteva anche la cosiddetta fumata gialla.
Il colore della fumata: nera, bianca e… gialla
La tradizione della fumata nera e della fumata bianca è relativamente recente.
La tradizione risale al 1800, ma all’epoca la fumata, prodotta bruciando le schede elettorali dei cardinali, indicava soltanto la mancata elezione del pontefice. L’assenza di una fumata indicava invece l’avvenuta elezione.
Il primo uso di fumo bianco per segnare un’elezione riuscita e di fumo nero per un’elezione fallita risale al conclave del 1914, che terminò con l’elezione di Benedetto XV.
Sebbene il concetto di fumata nera e fumata bianca sia noto pressoché a tutti, pochi sanno invece che una volta esisteva anche la fumata gialla.
La fumata gialla era semplicemente una fumata di prova svolta prima dell’inizio del Conclave stesso, per verificare che la stufa funzionasse correttamente.
La fumata gialla di prova non ha più avuto luogo a partire dal Conclave del 2005, che portò all’elezione di Benedetto XVI. In quell’occasione infatti si è deciso di dotare l’apparato per l’emissione dei fumi di un sistema elettronico a garanzia del corretto funzionamento. Si è resa così di fatto inutile la fumata gialla.
Fumata bianca e campane per fugare ogni dubbio
Negli anni è capitato più volte che le fumate per annunciare l’elezione del Papa avessero colorazione non chiara, non fossero visibili adeguatamente oppure non venissero comprese.
Nel caso dell’elezione di Giovanni Paolo I, ad esempio, regnò per molto tempo l’incertezza sul colore del fumo fuoriuscito dal comignolo della Cappella Sistina. Anche nel conclave del 2005, che ha portato all’elezione di Benedetto XVI, ci sono state incertezze sull’interpretazione dei segnali.
Per questo motivo il Vaticano ha adottato una nuova consuetudine, ovvero accompagnare l’avvenuta elezione con il suono delle campane a distesa della Basilica di San Pietro in Vaticano.
Ecco come si ottiene il colore della fumata
Il colore della fumata è oggi comunque reso evidente e inequivocabile grazie all’uso di fumogeni colorati.
Dal 2005 è stata infatti aggiunta una seconda stufa in cui vengono bruciati fumogeni artificiali che determinano il colore del fumo e migliorano la visibilità dell’emissione.
Per l’ottenimento di fumate nere, il fumogeno è costituito da perclorato di potassio, antracene e zolfo; per la fumata bianca, da clorato di potassio, lattosio e colofonia.
Anticamente per produrre il colore nero si usava il nerofumo o il catrame, e per il fumo bianco, fili di paglia.
Le due stufe, quella in cui vengono bruciate le schede e quella che emette i fumi colorati, sono collegate allo stesso condotto di scarico, collegato al comignolo sulla Cappella Sistina, che oggi i Vigili del fuoco hanno installato.
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