Castel Gandolfo chiude un capitolo urbanistico aperto nel lontano 1986. Dopo quasi quattro decenni, il Comune ha rilasciato il permesso di costruire in sanatoria per un immobile in via Montanaccio, affacciato sul lago Albano, all’interno di un’area classificata come “plurivincolata”.
L’abitazione, oggetto del condono, si trova infatti in zona E5 del Piano Regolatore Generale: un’area protetta, con forti vincoli ambientali e paesaggistici, riconosciuta per i suoi elevati valori naturali e inserita nei confini del Parco Regionale dei Castelli Romani.
Castel Gandolfo, condono accordato
L’autorizzazione edilizia arriva in virtù delle leggi sul condono del 1985 (n. 47) e del 1994 (n. 724), che hanno consentito la regolarizzazione di abusi edilizi realizzati entro determinati termini.
In questo caso, l’abuso era stato dichiarato nel 1986. Il condono riguarda ampliamenti a destinazione residenziale, tra cui balconi, ripostiglio e cantina.
L’abuso vista lago su area plurivincolata sanato con 500 euro
Naturalmente una pratica regolare a tutti gli effetti.
Sorgono comunque alcuni interrogativi, soprattutto per la localizzazione dell’immobile in una zona ad altissimo valore paesaggistico, sottoposta a vincoli idrogeologici, urbanistici e ambientali.
La zona è infatti regolata da norme che, in linea teorica, impedirebbero qualsiasi nuova edificazione o ampliamento. Eppure, in base alle norme speciali del condono edilizio, il Comune di Castel Gandolfo ha potuto sanare l’intervento.
Il provvedimento fa leva su una lunga serie di documenti tecnici e legali: visure catastali, planimetrie, perizie asseverate, relazioni sul danno ambientale e certificati di staticità. Tutti elementi richiesti per completare l’iter, conclusosi nel maggio 2025 con il rilascio ufficiale del permesso.
I richiedenti, due eredi del proprietario originario, hanno integrato i documenti con il pagamento delle somme previste dalla legge: oblazione, diritti di segreteria, istruttoria e un contributo di 500 euro per danno ambientale.
Il nodo dei vincoli per la casa vista lago: via alla deroga condonistica
Ciò che colpisce, in questa vicenda, è l’apparente contrasto tra i vincoli dell’area e la possibilità di regolarizzare opere realizzate in un contesto così delicato dal punto di vista ambientale.
La legge permette di rilasciare il permesso nonostante la zona sia classificata come “aree con accentuati caratteri di naturalità”, con vincoli paesaggistici e idrogeologici imposti anche dalla Regione Lazio.
Il condono rappresenta un’eccezione prevista dalla legge: una sorta di “amnistia edilizia” che, se rispettati determinati requisiti temporali e tecnici, consente la regolarizzazione anche in aree teoricamente intoccabili.
Il precedente di Castel Gandolfo, un caso non isolato
Il caso di Castel Gandolfo non è isolato. Negli ultimi anni, in molte aree vincolate d’Italia, sono emersi casi analoghi.
Abusi storici sanati grazie ai condoni degli anni ’80 e ’90, che continuano a produrre effetti anche a distanza di decenni.
La casa vista lago, oggi regolarizzata, diventa così un simbolo di un’Italia che non ha mai risolto del tutto la sua ambigua relazione con l’abusivismo edilizio.
Mentre l’urbanistica moderna si confronta con la necessità di tutelare l’ambiente e ridurre il consumo di suolo, i vecchi abusi riemergono dal passato, legittimati da sanatorie che oggi, in un’ottica di sostenibilità, appaiono anacronistiche.
Eppure, finché la legge lo consente, i Comuni sono obbligati ad applicarle.
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