Ma in questa storia non c’è chi ha torto o chi ha ragione, solo differenti visioni su cosa è meglio per i due bambini. L’unica vera colpevole è la giustizia, che ci ha messo ben 4 anni per decidere. Una decisione poi ormai inutile.
I due bambini separati alle elementari
Al momento del passaggio dalla scuola dell’infanzia alla primaria, uno dei due alunni viene trasferito in un’altra sede, contro il volere dei genitori che avevano espresso preferenza per la continuità nello stesso plesso.
La motivazione dell’amministrazione scolastica: l’impossibilità di inserire due alunni con disabilità gravi nella stessa classe, per non compromettere l’equilibrio della sezione e il diritto all’integrazione, sia dei due bambini che dei compagni.
Una scelta che ha scatenato una lunga battaglia legale, sfociata in un ricorso amministrativo. Ma la sentenza definitiva è arrivata solo quattro anni dopo.
Il Tribunale ha respinto le richieste dei genitori e confermato la bontà della scelta dell’istituto scolastico.
La sentenza, tra l’altro, arriva dopo ben 4 anni: in buona sostanza, i bimbi in questione hanno quasi finito la scuola elementare.
Frascati: diritto all’integrazione o gestione numerica?
Al centro della vicenda, per i genitori, un principio costituzionale: il diritto all’integrazione scolastica per gli alunni con disabilità.
I genitori di uno dei due bimbi sostenevano che la scuola avesse violato questo diritto, non offrendo alcuna motivazione chiara sul perché non fosse possibile collocare i due bambini in sezioni diverse, ma nello stesso plesso.
Inoltre, accusavano l’Istituto di non aver garantito trasparenza, negando l’accesso a documenti rilevanti come le relazioni delle insegnanti o i pareri della ASL.
La decisione della scuola, secondo i ricorrenti, sarebbe stata presa in modo arbitrario, ignorando le possibilità organizzative alternative previste dal regolamento interno.
Il verdetto del TAR: legittimo separare per tutelare
La sentenza arriva a maggio 2025, dopo quattro anni di attesa. Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) per il Lazio ha respinto il ricorso.
Secondo il TAR la scelta di separare i due alunni con disabilità era giustificata dalla necessità di garantire un ambiente scolastico più adatto alle loro esigenze.
CI giudici hanno ritenuto che, con 21 alunni normodotati nella classe, la presenza contemporanea dei due bambini con disabilità avrebbe potuto rendere difficile una gestione efficace e personalizzata.
La separazione, dunque, viene considerata una misura volta a tutelare proprio il diritto all’integrazione, piuttosto che a ostacolarlo.
Il Regolamento scolastico di Frascati sopra le scelte familiari
Il Tribunale ha ritenuto legittima la decisione sulla base del regolamento scolastico, che prevede una distribuzione equilibrata degli alunni con disabilità nelle diverse sezioni.
In presenza di più alunni certificati, la formazione delle classi deve garantire sia omogeneità che eterogeneità.
Da qui, l’assegnazione dei due alunni a plessi distinti, per prevenire sovraccarichi e offrire condizioni più favorevoli all’apprendimento.
La scelta del plesso più vicino alla residenza, pur significativa per le famiglie, è stata giudicata secondaria rispetto al benessere scolastico dei bambini.
Giustizia lenta: 4 anni per chiudere il caso di Frascati
La causa si conclude con la compensazione delle spese di lite, ma resta l’ombra di un sistema scolastico ancora incapace di conciliare inclusione e organizzazione.
Il caso di Frascati rivela tutte le contraddizioni di un sistema che, pur richiamandosi a principi costituzionali, spesso si arena su logiche numeriche e gestionali.
E lascia indietro, forse, le famiglie, specie quelle su cui grava il peso di una disabilità, in attesa di ascolto e risposte per anni.
I “grandi” decidono troppo lentamente, mentre i bambini crescono, cambiano scuole e, a volte, perdono occasioni di integrazione reale, che non può essere rimandata a sentenze future.
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