Castrum Inui è uno dei luoghi di interesse storico e culturale più importanti non solo di Ardea ma di tutto il litorale a sud di Roma. Quest’importante area archeologica potrebbe vedere presto la sua apertura al pubblico per la prima volta.
Mezzo milione di euro per aprire al pubblico il sito archeologico di Ardea
Al sito archeologico Castrum Inui di Ardea sono in corso dei lavori commissionati dalla Soprintendenza ai Beni Culturali. Si tratta di un progetto finanziato con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destinati alle opere per il Giubileo, attraverso il programma “Caput Mundi”. L’investimento è di mezzo milione di euro.
I lavori prevedono diversi interventi che renderanno l’area accessibile e fruibile dai turisti.
Un’importante novità riguarda la realizzazione di un nuovo parcheggio per pullman e auto, situato nelle vicinanze della zona archeologica. Un cordolo di mattoni contraddistinguerà l’area, in cui si realizzerà un parcheggio appositamente pensato per accogliere i visitatori.
Dal parcheggio, partirà un sentiero pedonale che guiderà i turisti direttamente all’ingresso dell’area archeologica, permettendo loro di ammirare gli scavi e godere della bellezza storica del sito.
Inoltre, l’area destinata alla visita subirà alcuni interventi di copertura in metallo di due resti archeologici, quali il tempio A e gli altari del II secolo avanti Cristo.
Si accederà dal lungomare
Un altro cambiamento importante riguarda l’ingresso all’area archeologica. Non sarà più l’attuale cancello su via Salzare – peraltro perennemente invaso dai rifiuti – ma si aprirà un nuovo accesso direttamente sul lungomare.
L’obiettivo di questi lavori è quello di valorizzare il Castrum Inui come meta turistica.
La conclusione dei lavori è prevista per la fine di giugno, ma è possibile che venga richiesta una breve proroga per ultimare alcuni dettagli, come hanno spiegato alcuni operai all’attivista Anna Leardi.
Un patrimonio archeologico sepolto dall’abusivismo
Castrum Inui, il sito archeologico di Ardea, risale al VI secolo avanti Cristo. Le costruzioni, secondo gli storici, sarebbero state distrutte da un terremoto quindici secoli fa e poi coperte dal mare.
La scoperta archeologica è relativamente recente. È stata fatta appena vent’anni fa, ad opera di un team di studiosi guidati da Francesco Di Mario.
Gli scavi portarono alla luce un labirinto di stanze, corridoi, condotte di scarico, verande, forni, cisterne, quattro templi e due altari simili a quelli rinvenuti nell’antica Lavinium, a Pratica di Mare.
Si tratta dei resti di strutture portuali, di un centro fortificato di epoca romana e di una vasta area sacra precedente.
La scoperta attirò l’attenzione mondiale per il suo valore storico. Allo stesso tempo però è emerso come il patrimonio archeologico rutulo sia purtroppo sommerso non solo dalla terra, ma anche dall’abusivismo.
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