La Corte d’Appello di Roma ha accolto il ricorso contro il diniego pronunciato in primo grado dal Tribunale di Velletri. In primo grado i giudici si erano pronunciati contro nonostante una consulenza medico-legale avesse già riconosciuto il nesso causale tra l’enfisema polmonare, la broncopatia di cui soffriva M.C. e l’esposizione prolungata all’amianto durante gli anni di lavoro.
In particolare, sono stati certificati 14 anni di esposizione, dal febbraio 1988 al dicembre 2002. 14 anni di esposizione all’amianto nell’azienda di Anzio che avrebbero dato diritto alle maggiorazioni contributive e al pensionamento anticipato.
Il legale dell’operaio di Anzio
Ha commentato l’avvocato Ezio Bonanni, che ha seguito il caso:
«Una sentenza di grande rilievo giuridico, purtroppo offuscata dalla scomparsa del lavoratore che ne avrebbe dovuto beneficiare».
«Il lungo iter processuale e la resistenza di Inps e Inail hanno ritardato un riconoscimento che arriva solo dopo la sua morte.
M.C. è deceduto, con ogni probabilità, a causa delle gravi conseguenze dell’esposizione all’amianto».
Ora la battaglia legale proseguirà in favore della vedova, che potrà ottenere un incremento della pensione – da circa 500 a 800 euro mensili – oltre alla rendita di reversibilità Inail e a un risarcimento per il danno subito.
L’appello alle istituzioni per la bonifica dell’amianto
L’avvocato Bonanni ha poi rilanciato un appello alle istituzioni: «Chiediamo, ancora una volta, la bonifica completa dei siti contaminati. Non possiamo più tollerare che si continui a morire o ad ammalarsi per colpa dell’inerzia. Ogni fibra inalata è un rischio per la vita».
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