Dopo mesi di verifiche tecniche e analisi cartografiche, si chiude il contenzioso tra il Comune di Castel Gandolfo e una società danese. L’oggetto della discordia era un terreno panoramico in via Saponara, affacciato sul lago Albano e nei pressi della storica residenza estiva dei Papi.
L’area era stata inizialmente classificata come “bosco” nelle tavole del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), con tutte le conseguenze di vincolo ambientale che ne derivano. Oggi arriva la certificazione ufficiale del Comune di Castel Gandolfo: quella non è un’area boscata, ma un giardino privato.
Castel Gandolfo, quell’errore nella perimetrazione
Il punto cruciale dell’intera vicenda ruotava attorno a una presunta errata graficizzazione nelle tavole del PTPR, il Piano Territoriale Paesistico del Lazio, una sorta di Piano regolatore regionale, approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 5 del 2021.
Secondo la società proprietaria del terreno, la rappresentazione cartografica era incongruente con la realtà vegetazionale del sito.
A supporto della tesi, è stata presentata una dettagliata relazione agronomico-forestale, che ha escluso in modo netto la presenza di qualsiasi tipologia di piante assimilabili a un bosco. La vegetazione presente è composta da siepi, piccoli arbusti e giardini privati, dunque classificabile come “spazio verde urbano”.
Castel Gandolfo certifica: nessun bosco, solo un giardino privato
A seguito della relazione tecnica, il Comune di Castel Gandolfo ha proceduto alla certificazione di errata perimetrazione.
Il provvedimento, ad opera dalla Responsabile dell’Area Tecnica comunale, conferma ufficialmente che l’area non è soggetta a vincolo di rimboschimento, non è stata interessata da incendi boschivi e non presenta caratteristiche che ne giustifichino la tutela paesaggistica come bosco.
L’atto è stato trasmesso alla Regione Lazio per le attività di aggiornamento e controllo, mettendo così la parola fine a un contenzioso che avrebbe potuto bloccare interventi di manutenzione e valorizzazione dell’area.
Un terreno conteso tra vincoli e interessi pre-esistenti
Il terreno in questione è di proprietà di una società danese, con sede a Copenaghen, che lo ha acquistato nel 2024 tramite atto notarile regolarmente registrato.
L’area è attigua a un immobile che è stato precedentemente oggetto di autorizzazioni edilizie, tra cui permessi di costruire in sanatoria, varianti urbanistiche e nulla osta idrogeologici.
La posizione privilegiata del lotto, tra il lago Albano e il Palazzo Pontificio, ha inevitabilmente attratto l’interesse pubblico e privato. Tuttavia, il vincolo boschivo aveva sollevato dubbi e generato un freno alle operazioni di pulizia e valorizzazione del giardino, già autorizzate nel 2024 dal Parco Regionale dei Castelli Romani.
Un precedente che fa scuola? Non solo per Castel Gandolfo
La certificazione emessa dal Comune di Castel Gandolfo rappresenta un precedente importante per la gestione del territorio nel Lazio.
In presenza di una perimetrazione errata o datata, è possibile oggi attivare una procedura di verifica tecnica, con la collaborazione di professionisti abilitati, per correggere le incongruenze tra cartografia e stato reale dei luoghi.
È una decisione che tutela sia l’interesse pubblico alla corretta pianificazione paesaggistica sia il diritto dei privati a utilizzare correttamente le proprie proprietà.
Il caso solleva anche una riflessione più ampia sul futuro di Castel Gandolfo, località simbolo dei Castelli Romani, crocevia di turismo religioso, naturalistico e culturale. Il rispetto delle regole resta centrale. Ma solo se basato su dati reali e non su errori storici di rappresentazione.
La chiusura di questo contenzioso consente alla società proprietaria di procedere con le attività già autorizzate, in linea con i regolamenti urbanistici locali.
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