Dopo la prima seduta del 1° aprile scorso, martedì 3 giugno la Commissione Tutela del territorio del Lazio affronterà di nuovo uno dei temi ambientali più urgenti del momento: il progressivo abbassamento dei livelli idrici nei laghi di Albano e Nemi.
L’audizione, convocata presso la sala Etruschi, vedrà la partecipazione di una ventina di sindaci dei Castelli Romani (più Aprilia) e di altri comuni dell’area metropolitana di Roma, chiamati a relazionare su un’emergenza che preoccupa amministrazioni e cittadini.
Al centro dell’incontro, non solo la questione idrica ma anche una contestazione forte e compatta: il ‘No’ all’inceneritore che Roma (la prima delle città convocate) intende costruire a Santa Palomba, a due passi da un territorio già messo in ginocchio dall’eccessiva antropizzazione, dal degrado ambientale e dalla scarsità d’acqua.
Laghi Albano e Nemi, crisi idrica devastante
Albano e Nemi, due bacini vulcanici di straordinaria importanza paesaggistica e ambientale, stanno registrando da anni un lento, ma inesorabile prosciugamento. Le cause sono molteplici: oltre alla siccità e agli effetti del cambiamento climatico, pesa l’eccessivo prelievo idrico per usi civili, agricoli e industriali.
Per funzionare, inoltre, l’inceneritore dovrebbe utilizzare anche l’acqua prelevata da pozzi che attingerebbero acqua dalla stessa falda acquifera dentro cui si trovano i due bacini vulcanici.
Lago Albano, Acea succhia H24 acqua per 10 Comuni
In particolare, sul lago Albano pesano i prelievi H24 di Acea per dissetare non solo i comuni limitrofi di Albano, Ariccia e Castel Gandolfo, ma anche Frascati, Rocca Priora, Monte Porzio, Montecompatri, Zagarolo, Colonna e Palestrina.
L’abbassamento del livello delle acque ha già compromesso la qualità dell’habitat naturale e rischia di provocare danni irreparabili al fragile ecosistema lacustre.
L’audizione in Regione Lazio sarà l’occasione per fare il punto su una crisi che non è più rinviabile, e per pretendere risposte concrete dalle istituzioni regionali e nazionali.
20 sindaci alzano la voce anche contro l’inceneritore di Roma
Saranno oltre venti i sindaci presenti all’audizione del 3 giugno, che sarebbero pronti a puntare il dito anche contro la scelta del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, di costruire il suo inceneritore formalmente a Roma – Santa Palomba, ma proprio al confine con il Comune di Albano, Pomezia e Ardea, ossia proprio sopra la falda idrica dei castelli Romani, quella che comprende i due laghi Albano e Nemi.
Tra loro, i primi cittadini di Albano Laziale, Castel Gandolfo, Marino, Nemi, Ariccia, Genzano, Velletri, Ciampino, Pomezia, Frascati e molti altri, tra questi anche Ardea, Pomezia e Aprilia.
La loro posizione è già chiara: servono interventi immediati per fermare il declino dei laghi e per scongiurare ulteriori aggressioni al territorio.
La realizzazione dell’inceneritore di Roma, progettato a ridosso della zona dei Castelli Romani, di Ardea e Pomezia, è considerata una minaccia concreta alla salute dell’ambiente e dei cittadini.
I sindaci chiedono lo stop del progetto, rivendicando il diritto di scegliere un modello di sviluppo diverso, basato sulla tutela delle risorse naturali e sulla transizione ecologica reale, non solo annunciata.
Una crisi che interroga la politica
La crisi idrica dei laghi Albano e Nemi non è un evento isolato, ma il sintomo di un malessere sistemico che riguarda la gestione del territorio, la pianificazione urbana e l’utilizzo delle risorse.
L’audizione sarà anche un banco di prova per la Commissione, chiamata a dimostrare se è in grado di ascoltare i territori e promuovere soluzioni concrete.
I Comuni chiedono l’apertura di un tavolo tecnico permanente, l’avvio di studi approfonditi sull’evoluzione del fenomeno e interventi mirati per limitare i prelievi e ripristinare gli equilibri ambientali compromessi. Ma soprattutto, pretendono di essere protagonisti nelle scelte che riguardano il futuro del loro territorio.
Castelli Romani sacrificati all’incapacità di Roma
Il No all’inceneritore, che sarà al centro del confronto, non riguarda soltanto l’impianto in sé, ma un intero modello di gestione dei rifiuti e di sviluppo territoriale che molti amministratori locali considerano obsoleto e dannoso.
Invece di investire in riduzione, raccolta differenziata spinta e impianti a basso impatto, si continua a puntare su mega-strutture che aggravano l’inquinamento e minacciano territori già fragili.
L’area dei Castelli Romani, che fornisce ossigeno, biodiversità e acqua potabile a una larga parte della provincia di Roma, rischia di trasformarsi in un’enclave sacrificabile in nome dell’emergenza rifiuti della Capitale.
L’appello alla Regione Lazio: fermare l’inceneritore di Roma
I sindaci porteranno in Commissione una richiesta chiara: la Regione Lazio deve fermarsi e ascoltare i territori.
Proprio in Regione, presto, partirà il PAUR, ossia la procedura amministrativa e tecnica chiamata ad approvare o meno l’inceneritore di Gualtieri.
In ogni caso, la crisi idrica dei laghi Albano e Nemi non può essere ignorata né ridotta a una questione tecnica.
È un segnale forte di disequilibrio ambientale, che merita una risposta all’altezza della gravità della situazione. Serve un piano straordinario per la tutela delle acque, una revisione dei progetti industriali impattanti e una nuova governance territoriale, fondata sulla partecipazione e sulla sostenibilità. L’audizione del 3 giugno sarà, per molti, la prima vera occasione per fermare una deriva annunciata.
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