Il proprietario di questa nota autofficina di Frascati dovrà fare i conti con una sentenza che potrebbe cambiare il destino della sua attività su via di Vermicino, in cui ha sede anche la sua abitazione.
Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha infatti rigettato il ricorso da lui presentato relativo alla mancata concessione della sanatoria edilizia per l’autofficina, sulla base (tra le altre cose) del nuovo Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) che ha inserito l’immobile in un’area sottoposta a tutela ambientale.
Il TAR ha confermato la legittimità delle scelte urbanistiche della Regione Lazio, che ha qualificato la zona come “paesaggio naturale di continuità”, con vincoli che impediscono ogni trasformazione edilizia.
Frascati, l’errore che non c’è
Secondo il ricorrente, il vincolo paesaggistico sarebbe stato imposto per errore. La zona di Frascati in cui sorge l’autofficina – afferma il meccanico sul suo ricorso – era stata esclusa da precedenti delimitazioni ambientali.
In particolare, il vicino fosso di San Matteo, elemento centrale della vicenda, non risulta iscritto negli elenchi delle acque pubbliche, né risulta vincolato ai sensi della legge nel tratto che va dalla zona del casello autostradale di Roma sud alla sua immissione nel fosso del Cavaliere.
Tuttavia, la Regione Lazio ha comunque attribuito al terreno la destinazione paesaggistica restrittiva, sulla scorta di una vecchia fascia di rimboschimento disegnata per proteggere il corso d’acqua.
Nel 2002 la stessa Regione Lazio aveva escluso “dal vincolo paesistico la fascia di rispetto del tratto di fosso di San Matteo”.
L’amministrazione regionale ha poi mantenuto questa fascia anche in assenza del vincolo idrografico, ritenendo l’area comunque meritevole di tutela per il suo valore ambientale e paesaggistico.
Un vincolo “strategico” per Frascati
La decisione della Regione Lazio è stata giudicata pienamente legittima dai giudici amministrativi.
La pianificazione paesaggistica – hanno stabilito i magistrati – può prevedere limiti generali e prescrizioni specifiche volte alla tutela dell’ambiente, anche se non tutti gli elementi naturalistici sono formalmente vincolati.
L’intera area, secondo il PTPR, fa parte del “Comprensorio dei Colli Tuscolani”, ed è stata classificata come “paesaggio naturale di continuità”, una categoria che individua territori di connessione ecologica tra aree a più elevato pregio.
Non conta, dunque, solo la presenza di un vincolo idrico o la destinazione catastale, ma la funzione ambientale che il territorio svolge nel suo insieme.
La battaglia persa del meccanico
La battaglia giudiziaria si è giocata su un punto chiave: l’istruttoria. Il proprietario ha sostenuto che l’inserimento dell’area nei vincoli fosse avvenuto senza una sufficiente analisi tecnico-paesaggistica.
Ha citato la presenza di altre abitazioni e aree degradate nei pressi dell’immobile, incompatibili – secondo lui – con l’idea di una zona naturale da proteggere.
Ma il TAR ha ribadito un principio consolidato: proprio la presenza di zone compromesse giustifica l’imposizione di vincoli, per favorire la riqualificazione paesaggistica e il recupero ambientale.
Addio sanatoria, il rischio è la chiusura?
Con il rigetto del ricorso, l’autofficina potrebbe ora rischiare la chiusura.
Anche se, ricordiamo, il titolare dell’immobile ha facoltà di presentare ricorso di secondo grado, ovvero al Consiglio di Stato, contro la sentenza di primo grado.
In ogni caso, l’immobile, privo di titolo edilizio regolare, non potrà ottenere almeno per il momento la sanatoria prevista, bloccata dal vincolo paesaggistico.
La situazione si complica ulteriormente perché la destinazione dell’area esclude ogni intervento edilizio che non sia funzionale alla tutela ambientale o alla riqualificazione agricola.
In questo contesto, l’attività artigianale del meccanico appare – almeno al momento – incompatibile con i criteri stabiliti dal piano regionale.
Una sentenza che pesa sul territorio di Frascati
Il caso apre un precedente significativo per altre attività locali. Queste, infatti sorte in aree oggi sottoposte a nuovi strumenti di pianificazione paesaggistica, che potrebbero trovarsi nella medesima condizione. La zona di via Vermicino in particolare.
Infatti, come spiegano i giudici nella sentenza:
“la presenza all’interno dell’area di zone degradate dall’edilizia abusiva, lungi dal giustificare l’ulteriore compromissione del territorio, radica invece proprio la necessità di riqualificazione”.
Sembra quasi un invito al Comune di Frascati a continuare nella propria opera di sorveglianza e individuazioni di altri eventuali situazioni irregolari.
D’altro canto, per molti piccoli imprenditori la pianificazione regionale e le decisioni del Comune di Frascati non sono solo una questione tecnica o burocratica, ma posson rappresentare il confine tra la sopravvivenza e la chiusura definitiva della propria attività.
La giustizia amministrativa, ancora una volta, ha scelto di far prevalere il principio della tutela paesaggistica su ogni altra considerazione economica.
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