Il progetto, denominato “Pomezia 8.72”, continua a sollevare perplessità e dissenso, non solo tra le file dell’opposizione ma anche nell’amministrazione comunale.
A preoccupare è l’impatto di un intervento di simili dimensioni in un’area a vocazione agricola, già provata da anni di consumo di suolo e trasformazioni urbanistiche.
Giovedì 29 maggio 2025, alle ore 10:00, la Commissione Consiliare Permanente Ambiente tornerà a riunirsi per discutere un nuovo regolamento urbanistico mirato – almeno questo è quanto si vocifera nei corridoi del Comune di Pomezia – a frenare la realizzazione di impianti fotovoltaici di vasta scala su terreni agricoli.
L’iniziativa, che arriva dopo mesi di dibattiti, potrebbe rappresentare un punto di svolta nell’approccio della città alla transizione energetica e alla tutela del paesaggio.
Pomezia non vuole quell’impianto fotovoltaico
Il contrasto al progetto “Pomezia 8.72” non è nuovo. Già nel settembre del 2024, il Consiglio Comunale aveva approvato all’unanimità una mozione contraria alla costruzione dell’impianto.
Ma non è facile opporsi alle richieste di installazione di tale impianto che si fanno forti della normativa nazionale in vigore.
L’iniziativa era stata allora motivata da presunte lacune nell’istruttoria tecnica e amministrativa, con particolare riferimento al ruolo svolto dal Comune nella fase autorizzativa.
Al centro delle critiche, l’autorizzazione unica rilasciata da Città Metropolitana, considerata dagli oppositori troppo affrettata e poco aderente alle peculiarità ambientali dell’area.
La mozione, oltre a sottolineare l’impatto potenziale sull’ecosistema, aveva anche richiesto un’attenta verifica del rischio radon, coinvolgendo eventualmente l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).
Pomezia, dubbi amministrativi e possibili ricorsi
Il Partito Democratico ha recentemente riportato il tema all’attenzione del Consiglio comunale con un’interrogazione volta a chiarire lo stato dell’iter amministrativo.
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La richiesta di trasparenza sui passaggi tecnici, sulle comunicazioni tra enti e sugli eventuali ricorsi legali in corso dimostra quanto la questione sia diventata un nodo centrale del dibattito politico cittadino.
Secondo alcune fonti, sarebbero allo studio strumenti giuridici per chiedere l’annullamento dell’autorizzazione rilasciata, valutando possibili vizi procedurali.
L’amministrazione comunale, pur consapevole dei limiti imposti dalla normativa nazionale in materia di energie rinnovabili, ha confermato la volontà di opporsi con tutti i mezzi legittimi al progetto.
L’amministrazione di Pomezia prende posizione
L’Assessore all’Urbanistica Roberto Mambelli ha ribadito pubblicamente l’impegno del Comune di Pomezia nel contrastare l’opera.
Secondo l’amministrazione, l’area individuata per l’impianto ha già subito un’eccessiva pressione ambientale e urbanistica. La costruzione di un maxi fotovoltaico rappresenterebbe una nuova e significativa minaccia alla tenuta del territorio.
Pur riconoscendo la necessità di promuovere la transizione energetica, il Comune di Pomezia punta a distinguere tra installazioni compatibili con il tessuto agricolo e interventi industriali che rischiano di snaturare il paesaggio e compromettere risorse naturali strategiche.
Verso un nuovo regolamento sul fotovoltaico
Il cuore della battaglia politica ora si sposta sulla proposta di regolamento in discussione in Commissione.
Si tratta di un atto normativo che, se approvato, potrebbe introdurre criteri più stringenti per l’autorizzazione di impianti fotovoltaici su suolo agricolo. Obiettivo: impedire che la sostenibilità energetica venga perseguita a scapito della sostenibilità ambientale e sociale del territorio.
La Commissione rappresenta quindi un banco di prova importante per tutte le forze politiche, chiamate a trovare un equilibrio tra sviluppo tecnologico e tutela del territorio. Il regolamento potrebbe anche diventare un precedente significativo per altri Comuni alle prese con problematiche analoghe.
Fotovoltaico a Pomezia, un tema anche nazionale
Il caso di Pomezia riflette una tensione più ampia che coinvolge molti territori italiani: quella tra la corsa alle rinnovabili e la difesa del paesaggio agricolo. La necessità di decarbonizzare l’economia si scontra con un modello di sviluppo spesso calato dall’alto e scarsamente compatibile con le specificità locali.
La Commissione Ambiente si troverà ora a dover decidere se e come porre un argine a progetti di questo tipo.
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