È arrivata la parola fine per la villa abusiva costruita su terreno agricolo in località Colle Ottone Basso, nel Comune di Velletri, ma vicino al tracciato archeologico.
Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha respinto il ricorso presentato dal proprietario dell’immobile, legittimando l’ordinanza comunale che impone la demolizione dell’edificio. La decisione, pronunciata dal TAR Lazio mette un punto fermo a una lunga vicenda iniziata oltre vent’anni fa, con l’accertamento del primo abuso edilizio.
Via Appia Antica, un abuso nel cuore del vincolo paesaggistico
L’edificio, realizzato in cemento armato su due livelli, sorge in un’area soggetta a vincolo paesaggistico, poco distante dal suggestivo tracciato dell’Appia Antica.
Privo di qualsiasi titolo edilizio, il fabbricato è stato oggetto di due istanze di condono edilizio.
La prima, presentata nel 1985, è stata respinta nel 2001; la seconda, datata 2004, è stata rigettata nel 2016.
Entrambe le domande sono state dichiarate inammissibili a causa dell’incompatibilità delle opere con il vincolo paesaggistico e della tipologia dell’abuso, che comportava nuova volumetria in un’area non edificabile.
Accertamenti e dinieghi: l’inerzia non paga
Il Comune di Velletri aveva già emesso un primo ordine di demolizione nel 2001, rimasto lettera morta.
Solo nel 2022 è arrivato un nuovo provvedimento, l’ordinanza n. 285, con cui si intima al proprietario di abbattere l’edificio a sue spese.
Nel frattempo, numerosi accertamenti avevano confermato lo stato avanzato dei lavori e l’uso abitativo del fabbricato.
Le verifiche hanno evidenziato che l’immobile era stato completato nelle finiture interne ed esterne, malgrado i ripetuti divieti e l’assenza di autorizzazioni.
Il ricorso e il verdetto del Tar sull’abuso a due passi da via Appia Antica
Nel tentativo di fermare l’abbattimento, il proprietario dell’immobile ha impugnato l’ordinanza del Comune di Velletri, lamentando presunte carenze istruttorie e vizi procedurali. Ma i giudici amministrativi hanno respinto tutte le argomentazioni.
Secondo il TAR del Lazio, il diniego di condono rende pienamente legittimo l’ordine di demolizione. Inoltre, il Comune di Velletri ha correttamente motivato il provvedimento, indicando dettagliatamente le violazioni urbanistiche, il rigetto delle domande di sanatoria e le norme violate.
Vincoli paesaggistici e linea dura della giustizia
Il verdetto si inserisce in un filone giurisprudenziale ormai consolidato: gli abusi edilizi in aree vincolate non sono sanabili se non rientrano in interventi di lieve entità come il restauro o la manutenzione straordinaria.
La giurisprudenza è netta: non c’è condono possibile per chi costruisce nuove volumetrie in zone soggette a tutela.
Il Tribunale ha ribadito che la presentazione delle domande di sanatoria, una volta respinte, non blocca né impedisce l’adozione di nuovi provvedimenti sanzionatori, come appunto l’ordine di demolizione.
Abbattimento imminente e spese a carico del proprietario
Ora l’immobile dovrà essere demolito. I proprietari possono ricorrere al Consiglio di Stato, ultimo grado di giustizia amministrativa, ma vista la sentenza del TAR è difficile che l’esito possa cambiare. Il rischio è che come unico risultato si ottenga quello di aumentare le spese legali
Intanto, in caso di mancata esecuzione della demolizione, il Comune di Velletri potrà procedere d’ufficio, acquisendo gratuitamente il bene al patrimonio pubblico. Le spese legali, pari a 2.000 euro, saranno interamente a carico del proprietario.
La vicenda rappresenta un monito per chi tenta di aggirare le regole urbanistiche: anche dopo decenni, la giustizia può arrivare a colpire gli abusi edilizi, specialmente quando si consumano in contesti ambientali di pregio come l’area dell’Appia Antica.
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