Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha dato il via libera definitivo alla decisione del Comune di Marino di acquisire al proprio patrimonio un immobile abusivo, situato sul territorio comunale e precedentemente adibito a negozio.
La misura, decisa in seguito all’inottemperanza dell’ordine di demolizione da parte del proprietario, riguarda una porzione dell’edificio pari a 110 metri quadrati su 219 metri quadri totali.
La pronuncia del TAR arriva dopo anni di contenzioso e chiude un lungo capitolo segnato da condoni edilizi negati, abusi accertati e ripetuti ordini di demolizione rimasti disattesi.
Ora l’immobile passerà nelle mani dell’amministrazione comunale, che potrà destinarlo a fini pubblici.
Abusi edilizi e demolizioni ignorate: Marino requisisce il negozio abusivo
Il caso nasce da un abuso edilizio documentato sin dagli anni duemila.
L’immobile, composto da un piano terra a uso commerciale (circa 219 mq) e da una sopraelevazione residenziale di oltre 100 mq, è stato oggetto di ben due ordinanze di demolizione.
La prima l’8 gennaio 2004, la seconda il 12 maggio 2005. Il proprietario ha tentato nel tempo varie strade per ottenere la sanatoria, presentando domande di condono il 31 luglio 2003, l’8 agosto 2007 e il 18 marzo 2004. Tutte respinte.
Nonostante le disposizioni dell’autorità, l’opera abusiva è rimasta intatta. In assenza di interventi da parte del responsabile, l’amministrazione comunale ha quindi proceduto secondo quanto previsto dalla legge.
L’iter di acquisizione di Marino: una misura automatica di ‘requisizione’
La decisione del Comune di Marino è fondata sull’articolo 31 del Testo Unico dell’Edilizia (D.P.R. 380/2001), che prevede l’acquisizione gratuita al patrimonio comunale degli immobili abusivi nei casi in cui non si ottemperi all’ordine di demolizione entro i termini previsti.
Il Tribunale ha confermato che si tratta di un atto dovuto, privo di discrezionalità. In questo caso, l’acquisizione è avvenuta “ope legis”, cioè automaticamente, per effetto della legge.
Il provvedimento firmato dal Comune di Marino, sebbene formale, ha natura meramente dichiarativa e serve solo per la trascrizione nei registri immobiliari.
Ricorsi respinti e vincoli paesaggistici: Marino prevale sul privato
Nel corso del procedimento, il proprietario ha cercato di opporsi in ogni sede. I suoi ricorsi, basati su presunte carenze istruttorie e irragionevolezza dell’azione amministrativa, sono stati tutti rigettati.
Un elemento determinante è risultato la presenza di vincoli paesaggistici sull’area dove insisteva la sopraelevazione abusiva.
Il vincolo, non contestato dal ricorrente, ha reso impossibile qualsiasi forma di sanatoria.
Inoltre, la presunta impossibilità tecnica della demolizione, invocata in via subordinata per ottenere una sanzione pecuniaria in luogo dell’abbattimento, non è stata minimamente provata.
Condanna penale e decisioni irrevocabili
Non si tratta soltanto di una questione amministrativa. Già con la sentenza n. 422/2009 del Tribunale di Velletri, divenuta irrevocabile il 5 novembre 2009, il proprietario era stato riconosciuto responsabile penalmente degli abusi edilizi e condannato alla demolizione del manufatto a proprie spese.
L’ordinanza non fu mai eseguita, aggravando la posizione del privato.
Secondo quanto emerso nel giudizio amministrativo, l’interessato non ha mai fornito prove tecniche concrete della pericolosità dell’intervento di demolizione, limitandosi ad affermazioni vaghe e prive di supporto tecnico. Anche per questo motivo il Tribunale ha ritenuto infondate tutte le obiezioni.
Quello spazio che cambia destinazione a Marino
La decisione del TAR apre ora la strada a un riutilizzo pubblico del locale, situato in un’area urbana del comune dei Castelli Romani.
Rientrando nel patrimonio comunale, l’immobile potrà essere riconvertito per finalità collettive. Non è ancora noto se verrà adibito a uso culturale, sociale o altro, ma l’obiettivo dell’amministrazione è chiaro: restituire alla comunità un bene sottratto all’illegalità edilizia.
Dopo quasi vent’anni di abusi, rinvii e sentenze, la vicenda si chiude.
Per Marino si tratta di un segnale netto: chi viola le regole non può sperare nell’impunità. E gli immobili abusivi, alla fine, tornano alla città.
Il privato ha facoltà di presentare ricorso di secondo grado al Consiglio di Stato contro tale sentenza.
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