La crisi idrica che sta sempre più attanagliando i Castelli Romani, con effetti evidenti anche sui laghi Albano e Nemi, avrebbe dovuto trovare un momento cruciale di confronto nella seduta congiunta delle commissioni Ambiente e Tutela del Territorio della Regione Lazio lo scorso martedì 3 giugno.
Una seduta richiesta da Alessandra Zeppieri, consigliera regionale eletta ad Albano, e da Adriano Zuccalà, capogruppo M5S in Regione Lazio ed ex sindaco di Pomezia.
E invece, quella che si è tenuta lunedì scorso presso la sala Etruschi del Consiglio regionale si è rivelata un fallimento, almeno da un punto di vista politico.
Erano assenti, difatti, i principali attori chiamati a dare risposte concrete sulla situazione sempre più critica delle risorse idriche dei Castelli Romani.
Crisi idrica Castelli Romani: Acea grande assente
Mancava Acea Ato 2, il gestore idrico al centro delle polemiche, che non è nemmeno nell’elenco dei convocati. La società – controllata per il 51% dal Comune di Roma – continua a prelevare acqua dal lago Albano di Castel Gandolfo senza fornire dati trasparenti sui volumi prelevati.
Le acque prelevate H24 da Acea dal lago Albano servono non solo a dissetare i comuni che affacciano sul lago stesso: Albano, Ariccia e Castel Gandolfo. I pozzi debbono dissetare anche i comuni ben più distanti di Frascati, Rocca Priora, Monte Porzio Catone, Monte Compatri, Zagarolo, Colonna e Palestrina. Un totale di 10 comuni dell’area dei Castelli Romani. Un uso massiccio e costante che rischia di prosciugare un patrimonio idrico già fragile.
Lago Albano, una palafitta per i bagnanti rimasta a secco a causa della crisi idrica
La domanda sorge spontanea: perché Acea non è stata invitata?
Roma e il progetto dell’inceneritore
Assente il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che pure era nell’elenco degli invitati, figura chiave in duplice veste: primo cittadino della Capitale e commissario straordinario per l’emergenza rifiuti.
È lui il promotore del progetto per la costruzione del nuovo inceneritore a Santa Palomba, proprio al confine con Albano Laziale.
Una zona che idrogeologicamente parlando insiste sulla già compromessa falda dei Castelli Romani e non su quella di Roma.
L’acqua prelevata dai pozzi Acea, secondo fonti tecniche, servirà anche per raffreddare gli impianti dell’inceneritore, aggravando una situazione idrica già sull’orlo del collasso nell’area castellana.
La cartografia inserita da Acea nel progetto del suo inceneritore. 4 pozzi (cerchiati in rosso) bucheranno la falda idrica dei Castelli Romani
L’assenza e il silenzio della Regione Lazio e del Vaticano
Non pervenuta neppure la Giunta Regionale del Lazio, che non era stata invitata.
Un’assenza che, in ogni caso, pesa, perché la Regione Lazio è l’unico ente con competenza diretta per imporre limiti ai prelievi d’acqua da parte del Comune di Roma e degli altri soggetti coinvolti.
Ente che, tra l’altro, aveva promesso di rendere pubblici i dati del livello delle acque grazie al nuovo teleidrometro (installato nel centro federale olimpico) i cui dati, invece, non vengono più resi pubblici da settembre scorso.
Perché i promotori dell’evento non hanno invitato la giunta Rocca? Mistero.
Altra assenza ingombrante quella del Vaticano, titolare della vasta Villa Pontificia di Castel Gandolfo, con vista lago Albano, 55 ettari di giardini irrigati giorno e notte. Nessuno ha pensato di invitare nemmeno il Vaticano? Evidentemente no.
A breve, proprio all’interno della villa pontificia, accanto a piazza Pia, ad Albano, verrà inaugurato anche un cosiddetto “villaggio ecologico”, dotato di una maxi-serra che – secondo gli stessi progettisti – richiederà quantità straordinarie di acqua per funzionare.
Il Borgo agricolo a forma di Piazza San Pietro in costruzione nella Villa dei Papi tra Albano e Castel Gandolfo
E allora come coniugare il nuovo progetto e la gravissima crisi idrica dei laghi?
Assenti infine anche l’Autorità di Bacino (che pur invitata non si è presentata) e l’Ordine dei Geologi del Lazio, non invitato. Due enti che avrebbero potuto fornire dati scientifici e indicazioni tecniche cruciali.
I presenti e l’allarme delle associazioni
Presenti i sindaci di Ariccia, Gianluca Staccoli, Nemi, Alberto Bertucci, Frascati, Francesca Sbardella, Pomezia, Veronica Felici, e infine i delegati di AlbanoLaziale e Grottaferrata, oltre a delegati di qualche altro comune, insieme a diverse associazioni civiche e ambientaliste.
L’incontro del 3 giugno si è trasformata, quindi, in un’occasione mancata per affrontare con concretezza una delle crisi ambientali più delicate del Lazio. Mentre i laghi vulcanici dei Castelli Romani continuano a perdere livelli idrici, le istituzioni che contano sembrano ignorare la crisi idrica in atto, voltandosi dall’altra parte.
Le assenze eccellenti suonano come una dichiarazione implicita: la tutela dell’acqua, oggi, non è ancora una priorità politica.
Castelli Romani a rischio desertificazione idrica
Se non verranno stabiliti limiti ai prelievi e un piano regionale per la tutela della falda, la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente già durante l’estate.
L’espansione urbanistica, i consumi industriali e l’impatto del nuovo inceneritore rappresentano una minaccia concreta a un equilibrio ecologico già compromesso.
Il rischio desertificazione idrica per i Castelli Romani non è più uno scenario remoto: è una possibilità reale, in rapida accelerazione.
Al momento, questa prima convocazione, ha costituito poco di più che una lista di promesse. I promotori hanno promesso una nuova convocazione: speriamo che, stavolta, gli Enti direttamente interessati vengano almeno invitati e, se possibile, ‘costretti’ a sedersi al tavolo.
La lista dei convocati, non figurano: Acea, Regione Lazio – Giunta Rocca, Vaticano e Ordine dei Geologi del Lazio
La testimonianza diretta di Castro
Il consigliere di opposizione di Pomezia (civico) era presente alla riunione e ha riportato attraverso un comunicato stampa la sua testimonianza che qui pubblichiamo interamente.
“Crisi idrica ai Castelli Romani
@Giacomo Castro: servono scelte forti, non più rinvii.
📊 Lo scorso 3 giugno ho partecipato ad un’importante audizione convocata presso la Regione Lazio ed incentrata sulle drammatiche condizioni dei laghi di Albano e Nemi, sempre più minacciati da una crisi idrica senza precedenti, che colpisce – si badi bene – le falde acquifere che alimentano anche Ardea e Pomezia.
💧 Dal confronto è emerso un quadro che – da molti anni (non da ora) – ha aspetti decisamente allarmanti: l’abbassamento dei livelli idrici è costantemente in calo da decenni e negli ultimi anni si è aggravato in modo preoccupante. La falda acquifera si è abbassata di centinaia di metri e continua il suo trend, avvicinandosi pericolosamente al livello del mare e rischiando l’intrusione di acqua salata, con effetti devastanti e irreversibili sul nostro intero ecosistema.
📉 Nonostante la gravità della situazione, i grandi attori che dovrebbero gestire e tutelare queste risorse — l’Autorità di Bacino (Aubac) e Acea — erano assenti. Assenze che non possono e non devono costituire un alibi.
🔄 Nel mio intervento ho voluto ribadire un concetto chiaro: il vero problema è l’assenza della Regione Lazio, ovvero dell’unica istituzione idonea ad imporre regole vincolanti per tutti gli attori che oggi vanno in ordine sparso. Il vero problema sta in Regione Lazio, che da anni conosce perfettamente il problema ma continua a non decidere.
Ebbene, la non-decisione è una decisione. E è una decisione sciagurata affinche tutto permanga così fino alla catastrofe. Per troppo tempo si è costruito senza criterio, impermeabilizzando suoli, aumentando a dismisura cubature e carichi antropici, aumentando i prelievi, ignorando il fatto che acqua e territorio sono risorse finite.
Non si può continuare a immaginare una crescita infinita in un sistema che è già al collasso.
💡 Serve una svolta: è necessario che la Regione Lazio si assuma finalmente la responsabilità di questo disastro annunciato e istituisca un tavolo permanente, con tutti i comuni coinvolti, le associazioni e gli enti di gestione delle risorse idriche, per elaborare norme vincolanti a tutela dei laghi e delle falde.
🚧 Non possiamo permetterci ulteriori errori: progetti come l’inceneritore di Santa Palomba, che prevede un prelievo di 240mila litri d’acqua al giorno da una falda già in crisi, rappresentano una minaccia letale per i nostri territori.
🌊 La difesa dei laghi di Albano e Nemi, delle nostre falde e della nostra acqua è una battaglia che riguarda tutti noi. Ed è una battaglia che non può più essere rimandata”.
Ing. Giacomo Castro, associazione Latium Vetus di Pomezia
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