A chi non conosce o non ricorda bene la storia, consiglio di leggere l’articolo:
L’incredibile storia di Marco: disoccupato, apre la partita Iva ad Anzio, e l’Inps gli blocca i soldi (suoi) per vivere
Ebbene, a volte i miracoli si avverano.
Dopo la pubblicazione dell’articolo Marco è stato travolto da un’ondata di solidarietà. Inaspettata.
Tanti attestati di solidarietà e atti concreti per aiutarlo, che lo hanno commosso. Marco non ha paura di affermare di aver addirittura pianto.
Nessuno può descrivere quello che è successo (e sta succedendo) meglio dello stesso Marco, che ci ha scritto.
E riporto la sua lettera per intero.
Il miracolo
Ciao Stefano, scusami se ti disturbo ancora, ma sentivo davvero il bisogno di scriverti.
Grazie al tuo articolo si sono smosse ben quattro persone che mi hanno aiutato economicamente. Tre con un bonifico e una… beh, è difficile anche da spiegare.
Ero uscito per una consulenza e tornando ho trovato una persona distinta, appoggiata al parapetto della galleria, poco lontano dal negozio. L’avevo notato, ma non ci ho dato troppo peso. Dopo qualche secondo che sono rientrato, si avvicina e mi chiede con gentilezza: “Avete le pellicole?” Gli rispondo che stiamo cercando di comprare il macchinario, e lui, senza dire altro, mi porge una lettera.
Le parole che mi ha detto non le ricordo tutte, perché ero già visibilmente emozionato. Ma una cosa la ricordo nitidamente: mi ha detto “Leggila con calma”, si è voltato e se n’è andato. Un gesto di umanità e intelligenza che mi ha lasciato senza parole.
Ho aperto subito la busta. Dentro c’erano dei soldi, sì, ma io ero totalmente rapito dalla lettera. L’ho letta e… ho pianto. Perché quelle parole erano piene di fiducia, di altruismo, di un’umanità che pensavo non esistesse più.
Mio padre mi diceva sempre: “Scordati quando hai fatto del bene, ma ricordati quando hai fatto del male.” E con gli anni, quella frase ha scavato dentro. Tante volte in passato ho aiutato persone che poi mi hanno voltato le spalle o, peggio, mi hanno detto che “avrei potuto fare di più”.
Questa esperienza però… mi ha restituito fiducia nel genere umano.
Ho ricevuto chiamate di persone commosse dalla mia storia.
Qualcuno si è fermato fuori dal negozio per un “in bocca al lupo”, altri mi hanno raccontato che hanno vissuto lo stesso mio calvario con l’INPS e non ne sono mai usciti. Qualcuno mi ha abbracciato. E ti giuro, in certi momenti un abbraccio vale più di 100 euro — soprattutto per uno come me, che col tempo si è chiuso sempre di più.
E poi ci sono stati clienti arrivati persino da fuori regione, mossi dall’articolo. È stato incredibile.
Tutto questo è merito tuo, Stefano. Grazie davvero. Mi hai aiutato più di quanto tu possa immaginare.
Un abbraccio,
Marco Dorascenzi
Titolare Pit Phone Anzio
Forse un ‘miracolo’ anche dall’Inps
Il grosso problema di Marco era che l’Inps non gli aveva riconosciuto subito la Naspi anticipata e gli aveva contemporaneamente bloccato anche l’assegno mensile, che gli spettava. Nnella delicata situazione di avvio della sua attività, si era trovato in enorme difficoltà economica.
Dopo la pubblicazione dell’articolo, che è stato letto da più di 100mila persone, Marco è stato però contattato da un dirigente dell’Inps. Una signora gentile – come la descrive lui – che gli ha spiegato tutto.
Innanzitutto si è scusata perché, visionando la sua pratica, si è accorta che sia il call center che l’impiegato con cui Marco aveva parlato avevano sbagliato a dargli le indicazioni.
In realtà mancava un documento. Ma dopo 70 giorni a Marco nessuno l’aveva ancora detto. Nonostante i numerosi solleciti di Marco, nessuno aveva spiegato perché la pratica fosse ferma.
Ora, la gentile signora dell’Inps si è impegnata con Marco a chiudere prima possibile la pratica e fargli avere quanto dovuto.
La felicità di Marco
Marco è felice ora. Ha ripreso fiducia in sé e nella gente. Quella gente che lo ha aiutato: moralmente ed economicamente.
Aveva confessato di avere difficoltà persino ad acquistare il biglietto dell’autobus per recarsi al lavoro, figurarsi pagare le bollette o comprarsi il minimo indispensabile per vivere… Pur lavorando come un mulo 7 giorni su 7 non riusciva a far fronte alle spese. I soldi mancanti della Naspi anticipata non gli avevano permesso di avviare la sua attività come avrebbe dovuto. Gli altri problemi si erano generati di conseguenza, a cascata, come le tessere di un domino.
Ora Marco, grazie anche agli aiuti economici che gli sono arrivati dalle persone di gran cuore, è riuscito a riacquistare la sua dignità. Ha acquistato anche quel macchinario che gli mancava e finalmente la sua attività può decollare.
E la cosa più bella è che chi gli ha dato dei soldi, non l’ha fatto a mo’ di elemosina, ma con partecipata solidarietà: ha deciso di percorrere insieme a lui un tratto di vita, aiutandolo a sostenersi. E questo spirito centuplica il valore dei soldi dati.
Marco, comunque, ha preso anche un impegno tassativo: restituirò tutti i soldi, fino all’ultimo.
Tanto a lui rimarrà la cosa più importante, la solidarietà dimostrata.
La firma di Marco
Quanto è bello fare il giornalista quando puoi parlare di storie come questa: delle persone, della loro umanità, della grande capacità di solidarietà che possono esprimere.
Sono tempi di brutte notizie: guerre, omicidi, cattiverie, sofferenze… È vero, queste cose ci sono sempre state. Ma prima non c’era questa distanza fisica creata dall’informatica, dai social, dal virtuale. Oltre a tutte quelle cattive notizie, c’era anche il contatto fisico (oggi inesistente), che ti faceva sentire umano.
Bravo Marco, che scrive: “In certi momenti un abbraccio vale più di 100 euro”.
Il giornalista ha perso questo contatto, come anche molte altre professioni lo hanno perso. Per questo ci si sente colpiti da una storia come questa. Risveglia la nostra umanità, la nostra capacità di essere solidali. E la solidarietà, per fortuna, è molto contagiosa.
Quello che infine mi ha colpito di Marco è quella firma in fondo: vicino al suo nome c’è scritto “Titolare Pit Phone Anzio“.
Una scritta che esprime tutto l’orgoglio di chi sente di aver riacquistato la propria dignità.
Scusate se ora divento troppo melenso, ma come hanno fatto in tanti, ci affacciamo anche noi (idealmente) al tuo negozio per augurarti “In bocca al lupo”, Marco.