Una cittadina di Ciampino, R.D., si è vista recapitare una richiesta di pagamento della TARI relativa all’anno 2013, per un importo di 1.085,89 euro.
Convinta di aver già pagato quanto dovuto più di dieci anni fa, ha presentato al Comune una formale istanza per ottenere copia della reversale d’incasso o dei riscontri dei pagamenti effettuati. Ma dal Comune di Ciampino non ha avuto alcuna risposta.
Di fronte al silenzio dell’amministrazione, la contribuente ha deciso di ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio, per denunciare ufficialmente il silenzio-inadempimento da parte del Comune di Ciampino, che non ha fornito alcun riscontro alla richiesta di accesso agli atti, nonostante si tratti di un diritto garantito dalla legge.
Il ricorso: una battaglia per ottenere trasparenza
Attraverso i suoi legali, R.D. ha depositato un ricorso il 20 marzo 2025, chiedendo al TAR di ordinare al Comune di Ciampino di consegnare la documentazione necessaria.
Il ricorso non si limita a una contestazione procedurale, ma punta a difendere un principio: il diritto di conoscere e verificare quanto versato all’amministrazione pubblica.
I motivi sono chiari: violazione della legge 241/1990, che disciplina l’accesso agli atti amministrativi, del T.U.E.L. e dell’art. 25, che obbliga l’ente pubblico a fornire documentazione su richiesta del cittadino.
Il ricorso chiede anche, in caso di ulteriore inerzia, la nomina di un Commissario ad acta per sostituirsi all’ente inadempiente.
L’udienza e il silenzio che si ripete
Il 4 giugno 2025 il caso è approdato alla Camera di Consiglio del TAR Lazio.
Il Comune di Ciampino, pur regolarmente notificato, non si è presentato in aula e non ha depositato alcuna difesa. Un’assenza significativa, che conferma l’atteggiamento opaco e passivo tenuto per mesi nei confronti della cittadina.
Nel frattempo, i legali della ricorrente hanno dichiarato a verbale l’intenzione di rinunciare al ricorso: non se ne conosce il motivo.
Tuttavia, la rinuncia è presentata senza il mandato speciale richiesto dalla legge e non viene notificata alla controparte, rendendola giuridicamente irrituale.
Nonostante ciò, il TAR ha preso atto della richiesta e, sulla base della giurisprudenza consolidata, ritiene che vi sia una sopravvenuta carenza di interesse alla prosecuzione del processo.
Il verdetto: nessuna sentenza sul merito
Il Tribunale ha dichiarato il ricorso improcedibile, non per ragioni di sostanza, ma per un vizio formale: l’irritualità della rinuncia.
Non viene quindi emessa alcuna sentenza sul diritto di R.D. ad accedere agli atti o sull’effettivo pagamento della TARI 2013. Il giudizio si chiude nel nulla.
In assenza di una parte costituita, e data la conclusione processuale, il collegio ha anche stabilito che le spese di giudizio non sono recuperabili, lasciando la contribuente con l’onere economico del procedimento e senza il documento richiesto.
Un caso personale, ma con risvolti collettivi
Il caso di R.D. è solo in apparenza una questione personale.
In realtà, tocca il nervo scoperto della trasparenza amministrativa. Un cittadino paga una tassa, smarrisce la ricevuta, e si ritrova dopo anni a doverla (forse) ripagare, perché l’amministrazione rifiuta o non è in grado di fornire una semplice prova di incasso.
Anche se ci trovassimo davanti ad un errore della donna, cioè che in realtà il pagamento non sia mai stato effettuato, non si capisce perché il Comune non risponda alla richiesta della cittadina.
Che cosa accade quando l’ente pubblico tace anche di fronte alla giustizia?
E quando, nonostante un ricorso formale, nessun atto viene fornito e nessuna parte si presenta a difendersi? Il vuoto lasciato dal Comune, e la fine incerta del processo, mostrano la disparità di potere tra cittadino e istituzioni.
Un silenzio che diventa sistema
Questa vicenda, conclusa senza una risposta concreta, lascia un segnale preoccupante: in Italia, chi paga senza conservare traccia rischia di pagare due volte, senza che ci sia una tutela pienamente efficace.
Se l’accesso agli atti – strumento minimo di autodifesa nel rapporto con la pubblica amministrazione – viene frustrato da silenzi e omissioni, allora non è solo un cittadino a perdere: è il principio di legalità a indebolirsi.
Un caso chiuso per formalità, ma che rimane aperto nella sostanza, nel cuore della sfida tra diritto e burocrazia.
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