È una storia di ordinaria follia burocratica, che voleva privare un Vigile del Fuoco volontario dei Castelli Romani della possibilità di essere assunto: il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio gli ha ridato la giustizia che meritava.
Il Vigile del Fuoco volontario dei Castelli Romani escluso dal concorso
Roma, 4 maggio 2023: quel giorno, durante la prova fisica del concorso per diventare Vigile del Fuoco effettivo, un candidato, già in servizio volontario presso il distaccamento di Nemi, si è infortunato gravemente alla spalla mentre eseguiva l’esercizio delle trazioni alla sbarra, previsto dal bando come “Modulo 1 – lett. D”.
Il trauma, refertato poche ore dopo al pronto soccorso dell’Ospedale dei Castelli Romani, si è rivelato essere un “Infortunio – così si legge tra le carte – distrattivo-contusivo con prognosi estesa a 20 giorni”.
Nonostante il certificato medico e l’evidenza del trauma, il Ministero dell’Interno – Dipartimento dei Vigili del Fuoco – non ha riconosciuto alcuna causa di forza maggiore e, attenendosi al regolamento del concorso, ha escluso il candidato dalla procedura.
La motivazione? Non aver superato l’intero modulo a causa dell’interruzione dovuta all’infortunio. Una norma che non ammette eccezioni, neppure in caso di incidente.
L’ingiustizia al Vigile del Fuoco finisce davanti ai giudici
Il 16 maggio 2023, pochi giorni dopo l’infortunio, il Ministero dell’Interno ha formalizzato al volontario il provvedimento di esclusione.
Il candidato ha deciso di impugnare tutto davanti al TAR del Lazio. La linea difensiva ha ruotato intorno a un principio tanto semplice quanto sacrosanto.
L’infortunio, imprevedibile e temporaneo, non può essere motivo di esclusione definitiva da una procedura di stabilizzazione per chi da anni presta servizio volontario e affronta ogni giorno i rischi del mestiere.
Nel mirino del ricorso c’era il regolamento del concorso, in particolare l’art. 8 del bando e l’allegato “C”, che stabilisce la regola contestata:
“la mancata esecuzione e/o superamento di una sua parte, anche in conseguenza di infortunio […] determina il non superamento del modulo e, conseguentemente, della prova nel suo complesso”.
La svolta: la giustizia rimette le cose al loro posto
7 novembre 2023. Dopo una prima ordinanza cautelare favorevole, il TAR ha autorizzato la ripetizione della prova fisica.
Il candidato, ristabilito, l’ha supera. Superate anche tutte le successive fasi concorsuali. Il Tribunale, nella Camera di Consiglio del 3 giugno 2025, ha messo il sigillo definitivo: il ricorso è fondato e viene accolto in toto.
I giudici hanno smontato punto per punto la rigidità del regolamento dei Vigili del Fuoco.
Il principio di proporzionalità dell’azione amministrativa è stato richiamato come cardine della decisione: escludere un candidato per un infortunio fortuito e temporaneo è una misura irragionevole, iniqua e sproporzionata.
Il TAR ha definito la clausola del bando una forzatura in contrasto con i principi costituzionali di buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione.
Conseguenze: reintegro, graduatoria e fine dell’odissea
Con la sentenza dei giorni scorsi il Tribunale ha ordinato l’annullamento del provvedimento di esclusione, la definitiva ammissione del candidato al concorso e il suo inserimento in graduatoria a pieno titolo e senza riserva.
Nessuna sanzione sulle spese legali: il collegio giudicante ritiene che la peculiarità della vicenda giustifichi la compensazione tra le parti.
È l’epilogo di un contenzioso lungo oltre due anni, che avrebbe potuto concludersi in modo diverso se solo l’amministrazione avesse scelto la via del buon senso.
Un’ingiustizia evitabile, che ha tenuto sospeso il destino professionale di un operatore del soccorso già attivo sul campo e che ha rischiato di vedersi negata la stabilizzazione per un incidente accaduto proprio nell’adempimento delle sue funzioni.
Il precedente che cambia le regole
Il TAR, nella sua sentenza, ha richiamato anche analoghi pronunciamenti del Consiglio di Stato (n. 5188/2020) e di altre sezioni dello stesso Tribunale amministrativo, rafforzando un orientamento giurisprudenziale che contesta duramente i meccanismi concorsuali ciechi alle cause di forza maggiore.
Una sentenza destinata a fare scuola. Perché afferma un principio tanto ovvio quanto spesso ignorato: un infortunio non è un fallimento, ogni persona ha il diritto di non veder svanire anni di impegno a causa di una norma incapace di distinguere tra colpa e sfortuna.
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