Il fisco di Latina a caccia del contribuente “irreperibile”
La Corte di Cassazione, con una sentenza, ha rimesso ordine nella giungla delle notifiche impossibili, pronunciandosi in una vicenda che sa di romanzo giallo – se non fosse che è tutto vero.
Il protagonista? Un contribuente la cui irreperibilità è diventata così proverbiale da meritarsi il titolo di “assoluta”. Altro che irreperibile relativo, qui si sfiora la leggenda.
La scena si apre a Latina, dove un messo notificatore si è trovato di fronte a un portone chiuso, una targhetta inesistente e, pare, nemmeno l’eco di un citofono.
Non avendo potuto consegnare l’avviso del fisco, il messo aveva etichettato la pratica col termine “irreperibilità assoluta“.
L’irreperibilità assoluta permette all’Agenzia delle Entrate di procedere con gli atti successivi fino anche al pignoramento, anche se l’introvabile contribuente non ha avuto modo di difendersi dalle accuse contenute nella prima notifica a lui mai consegnata.
E qui è iniziato il percorso giudiziario della pratica.
Latina, messo svogliato e Agenzia distratta
Prima l’Agenzia delle Entrate era stata bloccata per difetto di notifica. La stessa si era quindi appellata alla Commissione Tributaria Regionale (CTR), che gli aveva dato ragione.
L’Agenzia poteva procedere contro lo sguisciante cittadino per esigere quanto dovuto all’erario, anche se non era riuscita a notificargli nulla, bastava l’etichetta di “irreperibilità assoluta”.
Ma il cittadino, vistosi aggredito, ha deciso di combattere e si è rivolto alla Corte di Cassazione. E ha vinto.
In pratica la Cassazione ha tirato le orecchie un po’ a tutti.
A cominciare dal messo un po’ svogliato, all’Agenzia troppo distratta, fino anche ai Giudici della CTR, che non avrebbero dovuto prendere quella decisione ai danni del cittadino.
Quindi il misterioso contribuente, che nel frattempo era pure fallito, ha visto accolto al suo ricorso.
Ed ora il suo caso si riapre davanti alla Corte di giustizia di secondo grado del Lazio, dove il contribuente potrà difendersi dalle accuse di morosità.
La Cassazione tira le orecchie
Interessante è approfondire come la Corte di Cassazione abbia sottolineato il pessimo lavoro svolto dalle parti in causa.
Sul messo che non ha fatto reali accertamenti, né si è impegnato davvero per trovare il contribuente a cui notificare l’atto, scrive la Cassazione:
“…il messo notificatore, quando accerta l’irreperibilità assoluta del destinatario, deve indicare le ricerche che ha effettuato, con conseguente invalidità della notifica se il predetto si è limitato a sottoscrivere un modello prestampato, che, riportando generiche espressioni, impedisce ogni controllo del suo operato, non essendovi, in tal caso, attestazioni del pubblico ufficiale notificatore, impugnabili mediante querela di falso…”
In pratica, come fa un cittadino a difendersi dalle accuse di essere irreperibile se chi gli deve consegnare l’atto non descrive esattamente quali e quanti tentativi a fatto prima di decidere che fosse irreperibile?
E alla Commissione Tributaria Regionale la Cassazione dice:
“L’argomentazione svolta dalla C.T.R., secondo cui non era necessaria l’indicazione nella relata delle ricerche compiute dal messo notificatore, al fine di attestare l’irreperibilità assoluta del contribuente […] si pone in contrasto con la consolidata giurisprudenza. […] Deve considerarsi insufficiente la semplice dicitura ”sconosciuto“ apposta sulla relata di notifica, senza indicazione delle concrete attività di ricerca espletate”
Insomma i giudici dovevano accertarsi di cosa il messo avesse davvero fatto per dichiarare che il contribuente era irrintracciabile.
Tutto rimandato quindi a nuovo giudizio, con il monito “la prossima volta cercatelo meglio”.
Fisco e cittadini, una impari lotta
La cattiva considerazione che ha in genere il cittadino, anche quello onesto che paga tutte le tasse, verso il fisco è dovuta proprio a questi atteggiamenti visti come prepotenze, come nel caso di Latina.
Funzionari e giudici del fisco troppo spesso si comportano in maniera non chiara.
L’Agenzia chiede pagamenti di tasse non dovute e sta al cittadino doversi difendere, affrontando le spese del commercialista o quelle legali. Insomma anche se ha ragione, il cittadino ci rimette sempre.
Alle volte le cifre sono tali che costerebbe più opporsi. Così, pur spendo di aver ragione, il cittadino paga una tassa non dovuta o la ripaga per la seconda volta.
E gli errori che hanno generato quel problema? Nessuno ne paga le conseguenze. A pagare è sempre e solo il cittadino.
La sensazione generale diffusa è che il fisco mandi una enormità di avvisi di pagamento (anche non dovuti), tanto poi qualcuno va a buon fine o perché aveva ragione o perché il cittadino rinuncia a difendersi.
È come sparare nel mucchio, tanto qualcuno si riesce a colpire.
Ed è però lo stesso fisco tra le cui maglie sfuggono gigantesche evasioni, magari perché i funzionari sono impegnati più con la montagna di piccole cartelle (la maggior parte ‘pazze’) che assillano i cittadini, a Latina come nel resto d’Italia.