Il contenzioso tra la contribuente di Anzio e il Fisco, iniziato nel 23001, era finito fino in Cassazione. E qui la contribuente non ha ottenuto la sentenza che sperava.
La Corte di Cassazione ha infatti rigettato il suo ricorso. La Suprema Corte ha messo la parola fine a un contenzioso durato ben 24 anni, con una condanna anche al pagamento di oltre 8.700 euro di spese legali.
Un braccio di ferro iniziato nel 2001
La vicenda prende le mosse da una cartella esattoriale emessa dall’Agenzia delle Entrate per l’anno d’imposta 2001.
La contribuente di Anzio ha sempre sostenuto di non aver mai ricevuto notifica della cartella, e ha presentato ricorso nel 2017 dopo aver preso visione, a suo dire per la prima volta, dell’estratto di ruolo.
Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale di Roma le aveva dato ragione, ritenendo irregolare la notifica.
Ma l’Agenzia delle Entrate ha impugnato la sentenza in appello e ha ottenuto la riforma del verdetto.
Ricorso fuori tempo massimo
Già secondo i giudici della Commissione Tributaria Regionale del Lazio il ricorso della contribuente era stato presentato troppo tardi. I giudici della Cassazione sono stati dello stesso avviso: ricorso presentato ben oltre i termini di legge.
A far fede, secondo la Cassazione, è stato un atto di intervento nella procedura esecutiva immobiliare del 2013, da cui si è desunto che la donna fosse già a conoscenza dell’esistenza della cartella da almeno dodici anni.
Pertanto, il ricorso presentato nel 2017 è stato dichiarato tardivo e inammissibile.
Nel dispositivo, la Suprema Corte ha condannato la contribuente al pagamento di 5.800 euro per le spese legali sostenute dall’Agenzia delle Entrate, 2.900 euro per responsabilità aggravata e 1.000 euro per lite temeraria, con una stangata complessiva superiore agli 8.700 euro.
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