Una brutta pagina di sanità, soprattutto in considerazione dell’impegno di tutte le persone occupate nello storico punto Avis di Marino, nato nel 1958.
Una lunga battaglia legale tra l’Avis Comunale di Marino e la Asl Roma 6 si è conclusa con una sentenza che conferma il declassamento dell’associazione locale a semplice Punto di Raccolta Temporaneo, subordinato all’Unità di Raccolta dell’Avis Provinciale di Roma.
La decisione del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio arriva dopo mesi di scontri formali e carte bollate, e sancisce che l’autonomia operativa rivendicata dall’Avis Marino non trova fondamento nei documenti ufficiali.
Al di là delle classificazioni e delle carte bollate non si capisce come possa definirsi “temporaneo” un punto di raccolta come quello di Marino avviato nel 1958!
Marino, scontro tra Avis e Asl Roma 6 – Regione Lazio
L’associazione di volontari, attiva da anni nella raccolta sangue, aveva chiesto l’annullamento di una nota della Asl datata 12 luglio 2023.
Con tale documento, l’Avis Comunale era stata invitata a rientrare nel percorso di accreditamento previsto per i Punti di Raccolta Temporanei (PRT) della struttura provinciale.
L’Avis Marino ha ritenuto la decisione lesiva dei propri diritti, sostenendo di avere già ottenuto autorizzazione e accreditamento nel 2015 come soggetto autonomo, in connessione diretta con il Presidio Ospedaliero “Paolo Colombo” di Velletri.
Il punto Avis di Marino declassato
Secondo quanto stabilito dal decreto DCA 450/2015 della Regione Lazio, tuttavia, l’autorizzazione rilasciata riguardava l’Unità di Raccolta “Avis Provinciale di Roma” e includeva l’Avis di Marino solo come sede periferica.
Il sistema trasfusionale regionale prevede infatti una centralizzazione dei soggetti titolati a stipulare convenzioni e a operare, formalmente, come Unità di Raccolta. In questo quadro, il punto di Marino non risulta autonomo né giuridicamente né funzionalmente.
Il nodo delle convenzioni mai sottoscritte
Alla base della controversia c’è anche la mancata sottoscrizione di una convenzione autonoma con la Asl Roma 6.
L’Avis Marino ha più volte sollecitato l’azienda sanitaria alla formalizzazione di un accordo, sostenendo che ciò fosse legittimo in virtù dell’autorizzazione del 2015.
Tuttavia, la Asl ha sempre risposto che le convenzioni possono essere stipulate solo con soggetti accreditati come UdR – Unità di Raccolta – e non con semplici PRT. Il Tribunale ha confermato questa impostazione, chiarendo che l’Avis Marino non risulta mai formalmente riconosciuta come UdR.
L’accusa di svuotamento del ruolo locale
L’Avis Comunale di Marino ha denunciato una “ingiustizia manifesta”, accusando le autorità sanitarie di avere svuotato il proprio ruolo e limitato l’efficacia dell’associazione sul territorio.
Ha sottolineato l’assenza di una delega formale all’Avis Provinciale, sostenendo di avere sempre operato in autonomia nella raccolta sangue e di essersi relazionata direttamente con il SIMT dell’ospedale di Velletri.
Ma per i giudici tutto ciò non è bastato: il dato formale e regolamentare prevale, e senza accreditamento come UdR non è possibile alcuna stipula autonoma di accordi.
La posizione degli altri enti coinvolti
Anche l’Avis Provinciale di Roma, costituitasi in giudizio, ha ribadito che l’attività dell’associazione marinese rientra nella propria rete operativa, e che l’accreditamento è intestato alla struttura provinciale.
In aggiunta, l’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea ha sottolineato che l’Avis Comunale non possiede una struttura organizzativa idonea a configurarsi come soggetto contrattuale autonomo.
Le conclusioni del Tribunale
Il TAR ha quindi dichiarato infondato il ricorso, respingendo anche l’istanza istruttoria con cui l’Avis Marino chiedeva l’accesso a ulteriori documenti.
Secondo i Giudici, il materiale richiesto si riferiva a un procedimento ormai concluso e non impugnabile. Inoltre, la documentazione esaminata ha confermato che l’unico soggetto accreditato a operare come UdR sul territorio resta l’Avis Provinciale.
L’Avis Comunale di Marino, pertanto, dovrà attenersi al ruolo assegnato dalla Regione Lazio e operare sotto il coordinamento della struttura provinciale.
Una sentenza che chiude – almeno per ora – un caso destinato a lasciare il segno
La vicenda getta luce sulle difficoltà delle realtà locali a mantenere un margine di autonomia all’interno di sistemi sanitari sempre più accentrati.
Per l’Avis Comunale di Marino, si tratta di una sconfitta che segna la fine, almeno sul piano legale, della propria rivendicazione di indipendenza.
Ma la sentenza conferma anche la necessità, per le strutture locali, di agire all’interno del perimetro normativo tracciato dalla Regione Lazio, nel rispetto dei ruoli e delle competenze stabilite.
Una lezione amara per chi, in buona fede, pensava di poter contare solo sull’impegno e sulla storia associativa per affermare la propria legittimità.
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