L’iniziativa è stata lanciata durante un incontro istituzionale al Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, a Bracciano, alla presenza di rappresentanti tecnici e amministrativi.
Il progetto coinvolge i laghi di Bracciano, Bolsena, Vico e Albano e mira a fornire dati in tempo reale su parametri idrologici cruciali per prevenire disastri ambientali e gestire responsabilmente la risorsa acqua.
Tecnologia e trasparenza: la promessa incompiuta per il lago Albano
Le stazioni di monitoraggio previste dal piano regionale sarebbero in grado di rilevare costantemente dati su livello, temperatura, portata e qualità delle acque.
La promessa della Regione Lazio sembra chiara: trasparenza e condivisione dei dati con cittadini, comitati e amministratori locali per garantire controllo pubblico e pianificazione strategica.
Un cambio di passo necessario in una regione in cui l’acqua è da anni al centro di conflitti, sprechi e crisi ambientali.
Albano e Castel Gandolfo, le grandi assenti
A dispetto dei laghi interessati dalla rete di monitoraggio, all’evento si notava l’assenza dei Comuni di Albano Laziale e Castel Gandolfo.
Le due realtà, che affacciano direttamente sul Lago Albano, oggi in piena crisi idrica, non hanno partecipato alla presentazione di uno strumento strategico per il futuro del bacino.
Non sono stati invitati? Non hanno partecipato volutamente?
Non siamo riusciti a saperlo.
Una scelta che alimenta dubbi e preoccupazioni. Senza un coordinamento tra enti, regionali e locali, la ‘rete’ rischia di diventare un contenitore vuoto e inefficace.
Teleidrometro del lago Albano scomparso da settembre 2024
Tra l’altro, al lago Albano il teleidrometro, il sofisticato strumento per monitorare il livello delle acque, installato sulle rive del lago Albano da settembre 2023, è scomparso da settembre 2024.
Il sito internet dedicato alla diffusione pubblica dei dati del teleidrometro del lago Albano è fuori uso.
Un vuoto informativo che appare inspiegabile, soprattutto alla luce della crescente emergenza ambientale. L’assenza di dati ufficiali priva cittadini, comitati e amministratori locali di uno strumento essenziale per comprendere l’impatto delle scelte politiche sul bacino del Lago Albano.
Il paradosso è evidente: mentre la crisi idrica raggiunge livelli mai visti, il flusso delle informazioni si interrompe. E ora la Regione Lazio preannuncia una rete di monitoraggio che include anche il lago Albano in evidente blackout informativo.
Nessuno può dire con certezza quanto sia grave la situazione. Ma una cosa è certa: il silenzio delle istituzioni non è mai neutrale. E a pagare il prezzo dell’opacità, saranno l’ambiente e i cittadini.
Un problema, quello del teleidrometro del lago Albano sparito, sollevato dalle associazioni locali, ma anche dalle autorità istituzionali, tra le quali figura anche il presidente del Consiglio comunale di Castel Gandolfo, Paolo Gasperini, quasi un mese e mezzo fa: la sua denuncia è pero caduta nel vuoto, per il momento.
l silenzi della Regione Lazio, i cittadini fanno da sé
Nel frattempo, mentre le autorità tacciono, sono i cittadini a farsi carico del monitoraggio ambientale.
L’associazione Grottaferrata Sostenibile ha aggiornato il proprio idrometro artigianale per registrare l’abbassamento del livello del lago fino a -132 cm.
Attualmente la misura segna -75 cm, un dato allarmante se si considera che il dispositivo originale era tarato fino a -80 cm. – 75 centimetri di acqua in soli due anni.
Senza accesso ai dati ufficiali del teleidrometro regionale, la comunità si affida a rilevazioni non istituzionali per comprendere l’evoluzione della crisi. Un’anomalia che mina la credibilità dell’intero sistema di monitoraggio istituzionale.
Acqua sotto stress: 11 Comuni dipendono dal Lago Albano
Il Lago Albano non è solo un ecosistema da proteggere, ma anche una fonte diretta di approvvigionamento idrico per 11 Comuni dei Castelli Romani.
Acea, gestore del servizio idrico integrato, continua ad attingere dal quel bacino per rifornire Albano Laziale, Ariccia, Castel Gandolfo, Frascati, Rocca Priora, Monte Porzio Catone, Monte Compatri, Zagarolo, Colonna, Palestrina e, da poco, anche Rocca di Papa.
Un’area ad alta densità abitativa, che nei mesi estivi vede crescere la domanda d’acqua a causa dell’afflusso turistico e del rientro dei residenti stagionali.
Il lago, già sotto pressione per via dell’evaporazione accelerata e delle scarse precipitazioni, subisce così un ulteriore prelievo costante per usi civili.
Il vertice regionale senza i protagonisti
Il 3 giugno 2025, la Regione Lazio ha convocato una commissione congiunta Ambiente e Territorio per affrontare la crisi idrica ai Castelli Romani.
L’iniziativa, voluta dai consiglieri Adriano Zuccalà (M5S) e Alessandra Zeppieri (Polo Progressista), avrebbe dovuto aprire un confronto tra i principali attori coinvolti.
Ma all’appello mancavano proprio i soggetti più attesi: il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, Acea e perfino il Vaticano, che da sempre utilizza le acque del lago per la residenza papale.
Un’assenza generalizzata che ha impedito di affrontare in modo serio le questioni legate al consumo, alla sostenibilità e alla tutela della risorsa. La seduta ‘incompleta’, al momento in cui scriviamo, non è stata riconvocata.
L’estate che incombe e il rischio di un punto di non ritorno
Secondo le previsioni meteo, l’estate 2025 sarà tra le più torride degli ultimi decenni.
Le riserve idriche superficiali come il Lago Albano rischiano di subire perdite significative, mentre nessuna alternativa concreta all’uso del bacino come riserva potabile è stata ancora pianificata.
La combinazione di alte temperature, prelievi intensivi e assenza di piogge crea uno scenario da codice rosso.
La mancanza di trasparenza sui dati, l’inerzia politica e l’assenza di un piano di gestione integrata rendono la situazione ancora più critica. Il tempo per intervenire si sta esaurendo.
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