A spiegare le cause di questa situazione è stato il sindaco Fabrizio Cremonini, intervenuto in consiglio comunale dopo la partecipazione alla riunione congiunta della Commissione XIII e della Commissione VIII della Regione Lazio.
«In quel contesto – ha detto il sindaco – ho sottolineato la difficoltà che incontra Ardea tutti gli anni, da ormai oltre 10 anni, per l’inquinamento dovuto da idroclorofluoruri».
Acque di Ardea interdette alla balneazione: il problema viene dai Castelli Romani
Il problema, ha spiegato Cremonini, nasce principalmente dal dilavamento delle strade nei giorni di pioggia. Le acque meteoriche confluiscono nei canali, che poi sversano direttamente sul territorio di Ardea.
«Purtroppo – ha aggiunto il primo cittadino – noi abbiamo la sfortuna, possiamo dire, di avere sette canali che confluiscono ad Ardea, per la maggior parte provenienti dai Castelli Romani, i quali appunto sversano queste acque».
Secondo quanto emerso dai controlli ambientali, i livelli di inquinamento si alzano sensibilmente proprio in concomitanza con le piogge, per poi rientrare nei limiti di legge nei giorni successivi.
Tuttavia, anche quando i valori rientrano nella norma, ad Ardea non è possibile revocare il divieto di balneazione.
«Controlli fatti pochi giorni fa, che è ormai qualche giorno che non piove, l’inquinamento è nei limiti di legge – ha sottolineato Cremonini –. Questo però non significa che noi possiamo sciogliere il divieto di balneazione, perché quel tipo di inquinamento prevede il divieto per cinque anni, dal primo rilevamento».
Il litorale romano subisce gli scarichi dei Castelli Romani: bisogna trovare soluzioni a livello sovracomunale
Durante la riunione regionale, il sindaco di Ardea ha chiesto con forza un’iniziativa strutturale per affrontare il problema della balneazione a livello sovracomunale.
«Nella riunione di martedì ho chiesto con forza e fermezza l’apertura di un tavolo permanente – ha detto – perché non può essere che Ardea, Pomezia, Anzio e Nettuno debbano subire il danno degli scarichi che arrivano da 20 paesi dei Castelli Romani».
Intervento costosi: serve l’aiuto della Regione
Il Comune di Ardea, ha ricordato Cremonini, non è nelle condizioni di affrontare il problema in autonomia, né economicamente né tecnicamente.
«Gli interventi da fare sono costosi e neanche oggi abbiamo le certezze di risoluzione – ha spiegato – perché l’unica soluzione sono dei tamponi ecologici ma hanno funzioni per poche settimane, perciò non garantirebbero neanche tutta l’estate e soprattutto sono anche notevolmente costosi».
Il sindaco ha anche ricordato che la questione è stata più volte sollevata presso la Regione Lazio: “Non l’abbiamo iniziato martedì ma è più volte che il Comune di Ardea scrive alla Regione per essere tutelati per questo disagio che ci fa perdere circa il 50% di balneazione nel nostro territorio”.
Il PUA (Piano di Utilizzo degli Arenili) e il problema delle concessioni
Infine, Cremonini ha fatto il punto sulla questione del PUA (Piano di Utilizzo degli Arenili), specificando che è in fase avanzata di approvazione.
«Prevediamo che il tutto sia risolto entro settembre-ottobre – ha detto –. Lo porteremo in approvazione qui in Consiglio Comunale dopo che tornerà dalla Regione».
Tuttavia, ha chiarito, l’assenza del PUA non è l’unico ostacolo per il rilascio delle concessioni balneari. “Le concessioni non si possono rilasciare semplicemente perché non abbiamo l’approvazione del PUA – ha precisato –. Le concessioni non si possono rilasciare perché siamo ancora in attesa di una definita regolamentazione di quello che è la Bolkenstein”.
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