Meno noto, almeno fino a ieri, era che tra i “personaggi illustri” che avrebbero onorato la città con la loro presenza figurasse anche… Joseph Goebbels, ministro della propaganda del Terzo Reich, nonché tra i più fedeli e spietati collaboratori di Adolf Hitler.
Fu lui a suicidarsi con la moglie nel bunker di Berlino, uccidendo anche i suoi 6 figli, il giorno dopo il suicidio di Hitler.
Un “ospite d’onore” che la pagina istituzionale del Comune di Latina ha celebrato per ben quindici anni, dal 2010 al 2025, senza che nessuno trovasse il tempo – o il buon senso – di cancellarne il nome dalla galleria delle “visite illustri”.
A segnalare l’imbarazzante presenza è stato l’ex sindaco Damiano Coletta, durante la seduta del Consiglio comunale del 1° luglio.
«Nel sito del Comune di Latina – ha denunciato Coletta – Goebbels viene definito esponente illustre della politica internazionale. Non credo servano ulteriori commenti».
E infatti, il commento lo hanno fatto i cittadini, l’opinione pubblica e, infine, il Comune stesso.
Il Comune di Latina infatti si è precipitato a rimuovere ogni traccia dell’ingombrante figura nazista dal proprio portale.
Nessuno se ne era mai accorto?
La reazione ‘politica’ dell’amministrazione non si è fatta attendere.
In una nota ufficiale firmata dai capigruppo della maggioranza, si legge:
«A seguito della segnalazione, è stata immediatamente avviata una verifica interna da parte del servizio Internet che ha permesso di ricostruire con chiarezza la genesi e la permanenza online del contenuto in questione, prontamente cancellato».
E ancora: «Il testo è stato originariamente pubblicato il 28 marzo 2010 (era sindaco allora Vincenzo Zaccheo, ndr) e trasferito sul nuovo portale nel 2024, durante il passaggio alla nuova piattaforma, senza alcuna revisione o modifica da parte dell’amministrazione attuale».
Da 15 anni “indisturbato” sul sito del Comune di Latina
Dunque, Goebbels era lì da quindici anni, indisturbato tra “gli illustri” personaggi che visitarono la neonata città di Latina, all’epoca Littoria.
Come se la sua carriera di instancabile agitatore dell’odio razziale, architetto della propaganda hitleriana e complice diretto della macchina dello sterminio, potesse essere rubricata come una semplice nota di colore diplomatica.
Non manca però il colpo di scena finale, che dà al tutto un sapore da tragicommedia burocratica.
La maggioranza ha infatti sottolineato, con garbo istituzionale ma tono piuttosto tagliente, che lo stesso Coletta è stato sindaco di Latina dal 2016 al 2022, senza accorgersi di niente:
«È doveroso ricordare – scrivono i capigruppo – che dal 2016 fino all’insediamento dell’attuale amministrazione, la guida dell’Ente è stata affidata proprio al sindaco Damiano Coletta, nel corso del cui mandato il contenuto in oggetto è rimasto online nella sua forma originale, senza che ne venisse richiesta né la modifica né la rimozione».
Insomma, Goebbels era lì sul sito del Comune di Latina da prima, durante e dopo. Non si sa chi l’abbia messo, né chi avrebbe dovuto accorgersene, ma alla fine è stato tolto. E meno male.
Il Comune di Latina assicura che
«la presenza di tale riferimento è inopportuna e non rappresenta in alcun modo il pensiero, i valori o l’identità democratica dell’Ente né della comunità che rappresenta».
Ha quindi aggiunto che si procederà a una «revisione storica complessiva delle sezioni che fanno riferimento al periodo della fondazione della città».
Il precedente: la proposta di intitolare una strada di Latina a uno squadrista nazista
A febbraio il consigliere comunale Cesare Bruni, capogruppo di Fratelli d’Italia a Latina presentò una mozione per l’intitolazione di una via o piazza a Camillo Barany Hindard, squadrista e partecipante alla Marcia su Roma.
Morì in Etiopia nel 1936 durante la campagna coloniale fascista, dopo aver rifiutato soccorso con l’esclamazione “Viva il Duce!”.
Nonostante sia stato insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare, fu anche coinvolto nella battaglia dell’Amba Aradam. Quella battaglia è tristemente nota per l’uso dell’iprite da parte dell’esercito italiano contro i soldati etiopi.
La mozione definiva Barany un “grande patriota”. Ignorava però che la Treccani non lo qualifica come tale, bensì come squadrista e militante fascista. La proposta fu ritirata per espressa richiesta della sindaca di Latina, Matilde Celentano
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