La duna era situata nella zona della foce del fosso Rio Torto, a due passi dal Lungomare degli Ardeatini.
Eppure, a più di due mesi di distanza, nella seduta del Consiglio comunale del 25 giugno, la Giunta comunale guidata dal sindaco veronica Felici non ha fornito risposte chiare.
Anzi, ha preso tempo, annunciando generici approfondimenti futuri, per bocca dell’assessore all’Urbanistica Roberto Mambelli che ha parlato per conto dell’intera maggioranza.
Le foto non lasciano dubbi
I lavori nell’area sarebbero iniziati tra ottobre e novembre 2024 e sarebbero ora conclusi. Questi avrebbero, secondo Castro, alterato in modo irreversibile un habitat naturale già fragile, come si vede dalle foto prodotte in Consiglio comunale dallo stesso Castro.
Il Comune di Pomezia si limita a riconoscere l’intervento, ma senza indicare responsabilità né azioni concrete di contrasto.
Anzi, l’Amministrazione ha sostanzialmente ammesso di non conoscere ancora i termini tecnici della vicenda.
Torvaianica, duna privata, ma sottoposta a vincoli
Secondo quanto ammesso dall’assessore Mambelli nel corso della risposta consiliare, la duna ricade su un’area privata e non formalmente demaniale.
Tuttavia lo stesso assessore ha ricordato che, secondo la normativa vigente, anche i terreni privati posti entro 30 metri dalla linea demaniale possono rientrare sotto tutela paesaggistica e ambientale.
L’area in questione, infatti, è censita come duna nel regolamento comunale, rientra nei vincoli previsti e si trova nei pressi della foce di un torrente considerato confine naturale tra i Comuni di Pomezia e Ardea.
Un’area dunque soggetta a una pluralità di tutele, almeno sulla carta.
La risposta del Comune di Pomezia: confusa e tardiva
Secondo quanto sostenuto dal consigliere Castro, l’intervento dell’assessore Mambelli si è rivelato un lungo elenco di incertezze, responsabilità frammentate e presunti approfondimenti in corso.
La risposta, a tratti confusa e contraddittoria, ha confermato che l’amministrazione è consapevole dell’intervento sulla duna, ma non ha saputo spiegare chi l’abbia autorizzato, con quale titolo e secondo quale progetto.
Tra le argomentazioni usate per giustificare la mancata azione: la presunta complessità normativa, la carenza di personale comunale, la competenza di più enti e persino l’assenza di delimitazioni fisiche sul sito.
Di fronte all’evidenza dello sbancamento, il Comune di Pomezia si è limitato a promettere ulteriori verifiche, senza indicare tempi né modalità.
Castro insiste: servono risposte e azioni
Il consigliere Giacomo Castro ha sollevato pubblicamente il caso. La sua interrogazione ha avuto il merito di portare alla luce una questione ambientale grave, ignorata o sottovalutata dall’amministrazione.
Nel suo intervento in Consiglio comunale Castro attacca l’amministrazione su più fronti.
Mentre le ruspe lavorano da mesi sulla duna protetta, il Comune di Pomezia resta impantanato in una palude di competenze sovrapposte e promesse di approfondimento.
Nessun ordine di sospensione dei lavori è stato emesso, né risultano denunce o verbali di accertamento.
Intanto, la duna perde ogni giorno pezzi della sua identità, sotto gli occhi di un’amministrazione che guarda altrove. E che, pur ammettendo la fragilità del sito, continua a rimandare risposte in nome di una burocrazia opaca e dilatata.
Una tutela solo sulla carta
Il caso di Torvaianica solleva interrogativi pesanti sulla reale efficacia dei regolamenti comunali in materia ambientale.
La duna, censita come area protetta, risulta in realtà priva di difese concrete. Né la Polizia Locale né altri uffici comunali sono intervenuti tempestivamente per verificare la regolarità dei lavori.
Siamo di fronte a una situazione paradossale: un bene naturalistico riconosciuto viene danneggiato alla luce del sole, mentre il Comune di Pomezia prende tempo.
Il silenzio che pesa
Le parole dell’amministrazione, per ora, non bastano.
In un momento storico in cui la tutela ambientale dovrebbe essere al centro dell’azione pubblica, il Comune di Pomezia sembra scegliere la strada del silenzio e del rinvio.
Un atteggiamento che, nei fatti, lascia campo libero a chi continua a trasformare la costa per interessi privati, in assenza di trasparenza e controlli efficaci.
Il caso della duna sbancata di Torvaianica è oggi un simbolo di questa contraddizione: la natura sotto tutela, ma solo nei regolamenti. Sul terreno, resta il vuoto. E una domanda, ancora senza risposta: chi doveva vigilare, e perché non lo ha fatto?