A settembre 2024, il Comune di Frascati ha emesso un’ordinanza di demolizione nei confronti della società W.P. s.r.l.s., titolare dell’impianto, contestando una serie di abusi edilizi.
Le irregolarità contestate all’autolavaggio
Le irregolarità rilevate includevano piste per lavaggio auto posizionate in modo difforme rispetto alla concessione edilizia, strutture completamente nuove prive – secondo il Comune di Frascati – di autorizzazione paesaggistica e l’installazione di un impianto di lavaggio a rullo non previsto dal titolo abilitativo originario.
Il Comune di Frascati ha identificato numerosi manufatti che considera abusivi: tra questi, dieci gazebo con aspiratori fissi, una struttura metallica a forma di “L” composta da tre corpi, oltre a un gazebo in plastica installato vicino al lavaggio a rullo.
La zona in questione è soggetta a vincoli paesaggistici e archeologici, e ciò ha aggravato la posizione della società.
Il ricorso della società contro Frascati
La W.P. s.r.l.s. ha impugnato l’ordinanza davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio.
La società sostiene che l’avvio del procedimento di sanatoria avrebbe dovuto sospendere l’efficacia dell’atto comunale.
A supporto della sua posizione ha evidenziato di aver presentato un’istanza di accertamento di compatibilità paesaggistica, elemento secondo la difesa sufficiente a bloccare l’iter sanzionatorio.
La società ha contestato anche la motivazione del provvedimento, ritenendola carente e affetta da vizi istruttori, sostenendo che le opere non altererebbero l’assetto urbanistico in modo significativo.
Ma il Comune di Frascati, costituitosi in giudizio, ha risposto puntualmente, sottolineando che la presentazione dell’istanza non equivale né a una sanatoria né sospende automaticamente la demolizione.
I primi smantellamenti all’autolavaggio di Frascati
Nel frattempo la società ha parzialmente ottemperato all’ordinanza comunale, procedendo con la demolizione di alcune strutture: il gazebo in plastica vicino al lavaggio a rullo, tre dei dieci gazebo lignei e il manufatto metallico a forma di “L”.
A seguito di queste rimozioni, la società ha dichiarato in aula di non avere più interesse a far valere il ricorso su tali manufatti. Il TAR, preso atto della demolizione, ha dichiarato il ricorso improcedibile per questa parte.
La sentenza del Tribunale sul caso di Frascati
Per quanto riguarda le opere rimanenti – tra cui le piste coperte realizzate in posizioni difformi, le piste scoperte in cemento, l’impianto di lavaggio a rullo e i restanti gazebo lignei – il TAR ha respinto il ricorso.
Secondo il Tribunale la mancata presentazione di un’istanza completa per ottenere il permesso in sanatoria rende pienamente valido e legittimo l’ordine di demolizione.
Inoltre, l’istanza di compatibilità paesaggistica, su cui tanto puntava la società, è stata dichiarata improcedibile dal Comune di Frascati a causa dell’assenza della documentazione richiesta.
L’area sottoposta a vincoli, alla periferia di Frascati
Il Tribunale ha sottolineato che l’impianto si trova in un’area sottoposta a rigidi vincoli paesaggistici e archeologici, il che richiede una doppia autorizzazione: urbanistica e paesaggistica. Nessuna delle due risultava acquisita per le opere realizzate.
La W.P. s.r.l.s. ha tentato di sostenere la legittimità degli interventi sulla base della loro presunta marginalità, ma il TAR ha ribadito che l’impatto complessivo sul territorio deve essere valutato nel suo insieme.
E, in questo caso, l’effetto visivo e strutturale degli interventi è stato giudicato incompatibile con le norme di tutela del paesaggio.
La società dovrà dunque procedere allo smantellameto delle strutture contestate dal Comune di Frascati.
L’unica alternativa è quella di presentare ricorso al Consiglio di Stato, ultimo
Una vicenda esemplare, Frascati ma non solo: esempio per i Castelli Romani
La vicenda giudiziaria mette in luce un tema ricorrente nei comuni dei Castelli Romani: l’uso disinvolto del suolo in aree sottoposte a vincolo e la difficoltà di far rispettare le regole.
Il caso dell’autolavaggio rappresenta un esempio emblematico di come, in assenza di autorizzazioni formali, anche strutture apparentemente “minori” possano generare gravi conseguenze legali e amministrative.
Con questa sentenza, il TAR del Lazio ha confermato l’efficacia dell’azione del Comune di Frascati, che ha agito nel rispetto delle norme di tutela urbanistica e paesaggistica.
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