Una scelta politica e gestionale che, come spesso accade nel campo delle partecipate, ha immediatamente acceso gli animi.
A opporsi è stata I.L.V.C. S.r.l., azienda privata che svolgeva lo stesso servizio per conto dell’amministrazione comunale e che si è vista esclusa da una procedura ad evidenza pubblica.
La decisione, formalizzata con la delibera del Consiglio comunale n. 73 del 22 dicembre 2022, ha avuto effetto a partire dal 1° gennaio 2023.
L’affidamento è stato effettuato in regime di “in house providing”, strumento previsto dal diritto europeo che consente a un ente pubblico di affidare servizi a società a capitale interamente pubblico, senza passare per una gara.
Ma proprio questa modalità ha scatenato la reazione legale dell’azienda esclusa.
Ricorso al TAR e accuse di irregolarità
I.L.V.C. S.r.l., storica appaltatrice del servizio, ha deciso di impugnare la delibera davanti al Tribunale Amministrativo regionale (TAR) del Lazio, denunciando numerose presunte irregolarità.
Secondo l’azienda, il Comune di Velletri avrebbe adottato la decisione senza le necessarie valutazioni comparative, senza trasparenza e senza garantire il principio della concorrenza.
Contestati anche altri atti amministrativi collegati, tra cui lo schema contrattuale e la relazione tecnica dirigenziale che avrebbero dovuto giustificare l’affidamento diretto.
Oltre alla questione dell’affidamento, la società ha lamentato anche il mancato rimborso di spese sostenute per l’ampliamento degli impianti, autorizzati con una determinazione del 2019. Per I.L.V.C., si è trattato di una doppia beffa: estromissione dal servizio e mancato pagamento dei lavori effettuati.
Il colosso si ritira: ricorso chiuso senza vincitori
A distanza di oltre due anni, però, la battaglia legale si è chiusa in modo inaspettato.
Il 31 marzo 2025, la società ricorrente ha dichiarato di non avere più interesse alla causa. Il periodo di affidamento impugnato, ha spiegato, si è già concluso: dal 1° gennaio 2023 al 30 aprile 2025.
E, soprattutto, il nuovo orientamento aziendale della società non considera più strategico partecipare a futuri affidamenti del servizio di illuminazione votiva.
Il Tribunale ha quindi preso atto della rinuncia e dichiarato il ricorso improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse, il 2 luglio. Nessun pronunciamento nel merito, nessun vincitore. Le spese processuali sono state compensate tra le parti.
Una vicenda emblematica
Il caso di Velletri è tutt’altro che isolato. Sempre più Comuni optano per affidamenti diretti alle proprie municipalizzate, bypassando le gare pubbliche.
Una prassi legale, ma che apre interrogativi sull’effettiva concorrenza nel mercato dei servizi pubblici locali.
Quando le scelte vengono calate dall’alto, senza coinvolgere gli operatori economici né motivare adeguatamente le ragioni della preferenza per l’“in house”, il rischio di contenziosi è dietro l’angolo.
Anche se in questo caso il contenzioso si è chiuso per via della rinuncia del ricorrente, resta il nodo politico: una gestione trasparente e concorrenziale dei servizi pubblici è davvero compatibile con un ricorso sistematico alle municipalizzate?
E fino a che punto i cittadini, veri destinatari del servizio, sono messi in condizione di conoscere come vengono spesi i loro soldi?