Le linee di lavorazione sono praticamente ferme, le giornate lavorative si sono fatte sempre più rare e la cassa integrazione straordinaria – promessa da mesi – non è mai stata erogata.
Oltre 100 lavoratori sono senza reddito, con famiglie che, in assenza di qualsiasi sostegno concreto, stanno scivolando verso una condizione di emergenza sociale. E con esse tutte le aziende collegate all’indotto.
Pomezia, la crisi della Crik Crok non è più solo industriale
Quella che inizialmente sembrava una crisi industriale legata a difficoltà gestionali e a un mercato sempre più competitivo, oggi assume contorni più profondi e preoccupanti.
Il nuovo concordato preventivo presentato dall’azienda ha acceso ulteriori allarmi sul futuro dell’intero stabilimento.
Non si tratta più solo di salvare dei posti di lavoro, ma di garantire la sopravvivenza di un’intera realtà produttiva che per anni ha rappresentato un pezzo importante del tessuto economico di Pomezia e del Lazio. La Crik Crok non è soltanto un marchio: è un presidio industriale e sociale.
Silenzio istituzionale sulla crisi della Crik Crok di Pomezia
A fronte del crescente disagio, le istituzioni, dal Ministero dello Sviluppo Economico al Tribunale competente, sembrano muoversi con una lentezza incomprensibile.
I sindacati di categoria Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil chiedono a gran voce l’apertura immediata di un tavolo ministeriale, per mettere attorno allo stesso tavolo tutte le parti coinvolte: azienda, lavoratori, istituzioni e autorità giudiziarie.
Non è più il tempo delle attese né degli annunci. Serve un intervento immediato per scongiurare il collasso totale.
Una vertenza che riguarda un’intera comunità
La crisi Crik Crok non riguarda solo chi lavora nello stabilimento. L’intero indotto locale, dalla logistica ai fornitori , rischia di essere travolto da un effetto domino devastante.
Se l’azienda dovesse chiudere i battenti, a risentirne sarebbe tutta la comunità di Pomezia e dei territori limitrofi, già provati da anni di incertezza economica. Le conseguenze sarebbero drammatiche non solo sotto il profilo occupazionale, ma anche sociale e umano.
Cassa integrazione, chiesto il pagamento all’Inps
Nel frattempo, i lavoratori continuano a mostrarsi responsabili. Nonostante l’assenza di retribuzione e la totale incertezza sul futuro, chi è rimasto in fabbrica ha portato avanti il proprio lavoro con dignità e determinazione. Ma la pazienza ha un limite.
I sindacati chiedono il pagamento immediato della cassa integrazione da parte dell’INPS, chiarezza sulle prospettive industriali, e garanzie concrete per il mantenimento dei posti di lavoro. Il tempo delle promesse è finito. Ora servono atti concreti e verificabili.
Un appello per la sopravvivenza
Il destino della Crik Crok non può essere deciso in tribunale, né affidato all’immobilismo burocratico. È in gioco la continuità di un’attività produttiva, ma anche la tenuta di un’intera comunità.
Serve un piano industriale credibile, un’azione immediata delle istituzioni e un’assunzione di responsabilità da parte dell’azienda.
I lavoratori non possono più pagare da soli il prezzo di una crisi che non hanno causato. La sopravvivenza della Crik Crok è una questione di giustizia sociale.
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