Il Comune di Pomezia ha chiuso il cerchio con un atto che suona come una condanna definitiva: la concessione demaniale marittima rilasciata nel 2009 non esiste più. Annullata, revocata, cancellata dai registri. Nessun rimborso, nessuna compensazione.
Il chiosco-bar e le attività di noleggio lettini e ombrelloni non potranno più riaprire.

Le accuse del Comune di Pomezia: abusi e difformità a Torvaianica
Dietro la decisione non c’è un semplice contenzioso burocratico. I rilievi tecnici e gli esposti dei cittadini hanno portato alla luce una serie di presunte violazioni che pesano come macigni: scarichi fognari non autorizzati, passaggi a mare costruiti senza titolo, alterazioni delle dune protette, impianti elettrici e idrici improvvisati, sconfinamenti su proprietà private.
Un mosaico di opere contestate che, secondo gli uffici comunali, configurano una lunga scia di abusi edilizi e ambientali.
Sopralluoghi e ordinanze
Dal 2024 in poi si sono moltiplicati i sopralluoghi congiunti di tecnici comunali, Polizia Locale e Capitaneria di Porto.
Gli ispettori hanno documentato la presenza di strutture abusive, cavi elettrici interrati, fognature irregolari e persino un campo da beach volley ricavato spianando la duna retrostante il chiosco. Ordinanze di demolizione e ripristino si sono succedute a raffica. Ma secondo i verbali, gli interventi di rimozione sono stati parziali e tardivi.
La fognatura sotto accusa
Il cuore dell’inchiesta amministrativa riguarda la rete fognaria. Autorizzata in passato in forma congiunta a più concessionari, sarebbe stata realizzata in difformità e addirittura spostata su particelle private confinanti con l’area demaniale.
Una modifica mai autorizzata e quindi, per il Comune di Pomezia, gravissima. Da qui la revoca delle autorizzazioni agli scarichi, il divieto di allaccio e l’ordine di demolizione dell’impianto entro trenta giorni. Un ordine mai del tutto rispettato.
Il ricorso e il verdetto del TAR
La titolare ha provato a difendersi presentando ricorso al TAR del Lazio. Ma i giudici amministrativi, a maggio 2025, hanno respinto la richiesta di sospensiva.
Un passaggio decisivo: il Tribunale ha parlato di “valenza confessoria” a proposito di una domanda di sanatoria presentata dalla stessa concessionaria, sottolineando implicitamente l’illegittimità delle opere contestate. Un colpo che ha lasciato senza appello la posizione della gestione.
Una concessione compromessa
Con questi elementi, per il Comune di Pomezia la strada era obbligata.
L’articolo 47 del Codice della Navigazione parla chiaro: chi non rispetta gli obblighi di legge e le prescrizioni della concessione decade automaticamente. Nessun margine di discrezionalità.
La revoca è dunque un atto vincolato, in pratica un atto dovuto. E così l’“Oasi Beach” diventa il simbolo di un cambio di passo nelle politiche di controllo sul litorale, troppo a lungo segnato da abusi e tolleranze.
Vincoli paesaggistici ignorati
Un altro nodo cruciale è il rispetto dei vincoli ambientali.
L’area era sottoposta a tre diversi livelli di tutela paesaggistica: fascia costiera, dune e aree boscate.
Nonostante ciò, i sopralluoghi hanno evidenziato danni alla vegetazione e modifiche al profilo naturale delle dune. Opere vietate in un tratto di litorale che, almeno sulla carta, dovrebbe essere preservato come “bene paesaggistico di insieme” di pregio.
Il conto finale
Il Comune di Pomezia non ha lasciato spazio a fraintendimenti: la concessione del 2009 è decaduta, tutti gli atti autorizzativi collegati sono annullati.
Il chiosco-bar e le attività di noleggio lettini e ombrelloni non potranno più riaprire. Nessun rimborso spetta al concessionario per le spese sostenute. Anzi, resta pendente l’obbligo di demolire e ripristinare i luoghi a proprie spese.
Il segnale politico
Oltre la vicenda specifica, la decisione manda un messaggio forte: il tempo dei “favori al mare” sembra finito. Pomezia prova a voltare pagina, imponendo il rispetto delle regole in un settore storicamente terreno fertile per abusi e deroghe.
Torvaianica, almeno su questo tratto di spiaggia, si prepara a dire addio a un pezzo della sua storia recente. Un addio amaro per alcuni, liberatorio per altri, ma che segna un precedente destinato a pesare sulla futura gestione del demanio marittimo.
Leggi anche: Casa da 70 anni sulla spiaggia di Torvaianica, il proprietario: “E’ proprietà privata”, ma il Comune non molla






















