Tale somma è relativa a compensi ritenuti illegittimi nell’ambito dell’attività svolta nel Nucleo di Valutazione dell’Ente. Nonostante i tentativi bonari messi in campo dal Comune di Anzio, l’ex dirigente non aveva restituito la somma.
Di qui la decisione di procedere esecutivamente.
Il procedimento della Corte dei Conti
La vicenda affonda le origini in un procedimento contabile promosso dalla Procura Regionale della Corte dei Conti. La Corte dei Conti contestava la corresponsione di compensi tra il 2008 e il 2013 a componenti del Nucleo di Valutazione del Comune di Anzio.
L’accusa muoveva dalla violazione del principio dell’omnicomprensività della retribuzione. Secondo tale principio, i dirigenti non possono vedere riconosciuti compensi aggiuntivi per incarichi che rientrano nelle loro funzioni ordinarie.
Nel corso del giudizio, la Corte ha ritenuto valida la messa in mora inviata nel 2015, pur priva di dettagli numerici precisi, rilevando che essa faceva riferimento agli accertamenti della Guardia di Finanza, ritenuti sufficienti ad interrompere la prescrizione.
Quanto al merito, è stato accertato che l’attività svolta nel Nucleo di Valutazione era già contemplata nel contratto d’incarico del dirigente. Un’attività, quindi, che non giustificava, quindi, compensi extra.
Nessun dolo, ma i soldi vanno restituiti
Su tale base, la Corte dei Conti ha escluso la presenza di dolo, ma ha riconosciuto la sussistenza di colpa grave, attribuendo al dirigente un comportamento gravemente negligente rispetto ai doveri d’ufficio.
In ragione di questi elementi è stata emessa la condanna al risarcimento di 10.000 euro.
Oggi, a sette anni di distanza dalla sentenza, il Comune di Anzio ha deciso di trasformare l’obbligazione in un atto esecutivo, avviando il recupero forzoso del credito nei confronti dell’ex dirigente condannato.
Leggi anche: Anzio, l’ex dirigente doveva restituire al Comune 79mila euro: non pagherà nulla























