Il Tribunale Amministrativo del Lazio ha respinto in blocco il ricorso contro l’ordinanza di demolizione del comune di Frascati, confermando la legittimità dell’azione comunale.
Una decisione che mette la parola fine a un lungo braccio di ferro durato quasi vent’anni e che riporta alla luce una storia di abusi edilizi mai sanati, nonostante diffide, verbali e ordinanze rimaste lettera morta.
Secondo la sentenza, gli abusi accertati dalla Polizia Locale di Frascati risalgono addirittura al 2005 e riguardano diverse opere realizzate senza alcun titolo edilizio all’interno del centro equestre.
Una vicenda che, tra ricorsi e rinvii, si trascinava da anni e che ora trova una chiusura definitiva: tutto ciò che è stato costruito illegalmente dovrà essere demolito.
Frascati, vent’anni di carte, verbali e abusi
Il caso nasce da una serie di accertamenti compiuti dalla Polizia Locale di Frascati nel 2005, quando vennero individuate opere non autorizzate nel centro equestre in questione.
Seguì un’ordinanza di demolizione nel 2007, rimasta però inapplicata. Dieci anni dopo, nuovi sopralluoghi confermarono la persistenza delle stesse strutture, ancora in piedi e pienamente utilizzate. Da lì un nuovo ordine di demolizione, emesso nel 2017, a sua volta ignorato.
Nel 2022, constatata la perdurante inottemperanza, il Comune di Frascati ha deciso di intervenire ancora una volta, intimando la demolizione “di quanto abusivamente realizzato”.
L’interessato ha impugnato l’atto sostenendo di essere estraneo ai fatti e di non avere alcun ruolo nella gestione diretta del centro, ma solo di averne affittato gli spazi a terzi. Una linea difensiva che non ha convinto i giudici.
Il Tribunale: “Opere abusive, ordine legittimo e doveroso”
Il TAR del Lazio ha definito infondate tutte le doglianze del ricorrente. Nessuna incertezza sulle opere contestate, nessuna violazione procedurale, nessuna sproporzione nella sanzione.
Le strutture del centro equestre di Frascati, ha ribadito il Tribunale, risultano “realizzate in assenza di titolo edilizio” e la loro demolizione costituisce “atto dovuto e rigorosamente vincolato”.
I giudici hanno inoltre ricordato che la vicenda era già passata al vaglio del TAR nel 2016, quando una prima sentenza aveva confermato la legittimità dell’ordinanza del 2007. In altre parole, la questione era già chiusa da anni: l’abuso era accertato e il proprietario ne era pienamente a conoscenza.
La decisione del 2025 ribadisce così il principio — spesso disatteso — secondo cui l’illegalità urbanistica non può essere sanata col silenzio o con il trascorrere del tempo.
“Nessun preavviso necessario”: il Comune di Frascati aveva l’obbligo di intervenire
Uno dei punti centrali della sentenza riguarda la procedura seguita dal Comune di Frascati.
Il ricorrente sosteneva che l’ordinanza di demolizione fosse nulla perché non preceduta da una comunicazione di avvio del procedimento. Il TAR, invece, ha chiarito che in materia di abusi edilizi l’amministrazione non ha alcun margine discrezionale: l’atto è obbligatorio, non richiede alcun preavviso e deve essere adottato appena accertata l’irregolarità.
“L’ordine di demolizione — scrive il Tribunale — rappresenta una misura dovuta che segue un procedimento rigidamente disciplinato dalla legge, non necessitando di alcuna comunicazione preventiva”. In sintesi: davanti all’abuso, il Comune non solo può, ma deve agire senza esitazioni.
La sconfitta del ricorrente: deve demolire
Con il rigetto del ricorso, il Tribunale ha condannato il proprietario anche al pagamento delle spese legali, quantificate in 1.500 euro oltre IVA. Una somma simbolica, ma che sancisce formalmente la sua sconfitta.
Più pesante, invece, l’impatto materiale della sentenza: la demolizione delle strutture abusive e il ripristino dei luoghi, a spese del responsabile, restano obblighi immediatamente esecutivi.
L’ordinanza comunale dell’11 maggio 2022, dunque, rimane pienamente valida e dovrà essere eseguita entro i termini stabiliti, pena l’acquisizione gratuita delle aree al patrimonio del Comune di Frascati.
Una misura che, se applicata, trasformerebbe definitivamente la vicenda in un caso emblematico di resistenza alla legalità urbanistica.
Una lezione di legalità urbanistica
La sentenza del TAR segna un punto fermo nella lunga battaglia contro l’abusivismo edilizio che da decenni affligge i Castelli Romani.
Frascati, città spesso teatro di contenziosi e condoni infiniti, incassa una vittoria che suona come un monito: la legge urbanistica non ammette scorciatoie.
Il Comune di Frascati ha difeso la propria posizione fino in fondo ottenendo dal Tribunale una piena conferma della correttezza del proprio operato.
Una “stangata” giudiziaria che ribadisce un principio semplice ma cruciale: chi costruisce senza titolo, prima o poi, deve fare i conti con la giustizia amministrativa.
I titolari del Centro Equestre di Frascati hanno facoltà di ricorrere al secondo grado di Giustizia contro tale sentenza di primo grado.
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