Con il decreto n. 194 dell’8 ottobre 2025, l’Autorità di Bacino (Aubac) ha proposto di ridefinire le aree a rischio esondazione nel tratto di area limitrofa a fosso Secco che da Albano Laziale arriva fino a Pomezia, passando sotto zone industriali e agricole di Ariccia, ma anche della Capitale.
Un atto tecnico, sulla carta. Ma dietro quelle righe si nasconde una decisione che potrebbe cambiare molto: soprattutto per chi, in quell’area, vuole costruire o — come nel caso dell’inceneritore Acea di Roma – bruciare rifiuti.
Tra le carte, il rischio che riaffiora per Fosso Secco, tra Albano, Pomezia, Ariccia e… Roma
Il Fosso Secco parte da Albano, ma passa anche nel lotto di terreno di Roma-Santa Palomba, vale a dire sull’area destinata alla costruzione dell’inceneritore Acea promosso dal sindaco Gualtieri, il mostro brucia rifiuti da 600mila tonnellate annue.
Negli anni passati, mani ignote hanno cancellato i vincoli presenti su questo fosso, che è stato declassato, annullando il rischio idraulico connesso.
Eppure, secondo i nuovi studi idraulici commissionati dall’Aubac al Consorzio di Bonifica, quell’area risulta ancora fortemente vulnerabile dal punto di vista idraulico e ad alto rischio allagamento.
Un rischio troppo alto, per essere considerato stabile.
Le misure di salvaguardia: stop fino a nuovo ordine
Per questo motivo, dall’8 ottobre lungo buona parte del corso del fosso Secco scattano nuove misure di salvaguardia “immediatamente vincolanti”.
Significa che per ogni nuovo intervento edilizio o infrastrutturale — pubblico o privato — servirà un’autorizzazione stringente, nell’area già oggetto di nuova perimetrazione.
Le regole restano valide – per l’area già ricompresa nella nuova mappatura – fino all’approvazione definitiva dell’aggiornamento del piano, ma l’effetto è immediato: in quelle zone, qualsiasi progetto rischia di restare fermo ai blocchi di partenza.
Fosso Secco, tra Albano e Pomezia: a rischio allagamento il terreno di Roma-Santa Palomba?
L’area appena vincolata attorno a fosso Secco copre circa 5,6 chilometri quadrati di territorio, attraversando quattro comuni: Albano, Ariccia, Roma e Pomezia.
Al momento l’area ricompresa nel rischio idrogeologico non abbraccia, però, il terreno su cui dovrebbe sorgere l’inceneritore Acea di Roma-Santa Palomba. Ma lo sfiora, lo lambisce millimetricamente, nel senso letterale del termine, come mostra la mappa che abbiamo pubblicato.
Adesso i Comuni interessati (Albano, Ariccia e Pomezia) e i cittadini chiamati sono a dire la loro.
Albano, Ariccia e Pomezia possono dire la loro e allargare l’area a rischio allagamento
L’autorità di Bacino difatti concede trenta giorni di tempo (quindi fino al 9 novembre incluso) dalla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio (9 ottobre 2025) del decreto Aubac per presentare osservazioni, opposizioni, proposte di cambiamento, proposte di allargamento dell’area a alto rischio idrogeologico limitrofa a fosso Secco.
Tutti costoro potranno inviare note, osservazioni, relazioni e documenti via PEC all’indirizzo ufficiale dell’Autorità per chiedere – ad esempio – di allargare l’area interessata:
[email protected].
Per scaricare l’intero progetto di nuova area vincolata per fosso Secco, clicca qui.
Trenta giorni per chiedere che la memoria del territorio venga riscritta daccapo.
Trenta giorni per pretendere che la mappa dei rischi non diventi una mappa di opportunità perse.
Le decisioni prese nei prossimi trenta giorni determineranno se quella zona sarà considerata sicura — e dunque edificabile anche dal punto di vista industriale — oppure tornerà a essere riconosciuta per ciò che realmente è: un’area fragile, modellata dall’acqua e dal tempo, non dal cemento.
E in mezzo, tra un decreto e una ruspa, resta la domanda più scomoda di tutte: quanto vale oggi la sicurezza di un territorio, quando si scontra con la corsa alle grandi opere di Roma e di un Commissario come Gualtieri?
Il nodo politico e la paura dell’inceneritore di Roma
Se le nuove mappe idrogeologiche confermassero un rischio inondazione elevato, anche per il terreno di Roma- Santa Palomba, l’impianto dell’inceneritore potrebbe trovarsi nel mezzo di una zona di nuovo vincolata dal punto di vista idrogeologico.
Non un dettaglio, ma un ostacolo di peso, insormontabile: nessuna grande infrastruttura può sorgere in un’area classificata a rischio idraulico senza un iter di deroga e messa in sicurezza molto complesso.

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