Martedì 14 ottobre 2025, al TAR del Lazio, si terrà l’udienza che promette di mettere la parola fine alla contesa e restituire alla città i terreni contesi sin dal 1990 — o sancire l’ennesima beffa per i cittadini.
Quella della Sughereta di Pomezia è una vicenda che somiglia più a una saga giudiziaria che a una questione urbanistica: dentro ci sono promesse mancate, fallimenti immobiliari e un patrimonio pubblico rimasto in limbo.
Ora, a 35 anni dalla prima convenzione, la decisione del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio potrebbe riscrivere la mappa dello sviluppo urbano di Pomezia.
I terreni della Sughereta di Pomezia: dalla convenzione del ’90 al fallimento Bonifaci
Tutto inizia nel 1990, quando il Comune di Pomezia firma una convenzione urbanistica con la società Sughereto Park S.r.l., che prevedeva la cessione al Comune di aree strategiche del comprensorio P6, ai margini della riserva naturale.
Quelle terre, destinate a ospitare scuole, parchi e servizi pubblici, non sono mai state trasferite.
Poi la catena di passaggi societari, culminata con il fallimento del Gruppo Bonifaci S.r.l. nel 2019, ha gettato l’intera operazione nel caos.
Tra procedure concorsuali e aste sospese, il Comune ha visto svanire — anno dopo anno — il controllo su terreni considerati vitali per il futuro urbanistico della città.
Il colpo di scena del gennaio 2025
Lo scorso gennaio 2025, con una ordinanza che ha riacceso la speranza, il TAR del Lazio ha imposto al Comune di Pomezia di procedere alla “prenotazione” dei terreni presso la Conservatoria.
Una mossa difensiva, certo, ma decisiva: serviva a bloccare qualsiasi tentativo di svendita da parte della curatela fallimentare, che avrebbe potuto liquidare le aree per soddisfare i creditori.
Il Comune di Pomezia, guidato da mesi da una linea più aggressiva sul fronte legale, ha eseguito l’ordine e messo un segnale su quelle particelle, in attesa della sentenza.
Nel frattempo, l’amministrazione di Pomezia ha ribadito che “la Sughereta non è un affare privato, ma un diritto pubblico”, dichiarazione che oggi suona come una promessa da mantenere entro 72 ore.
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La Sughereta di Pomezia: un patrimonio sospeso tra diritto e burocrazia
Il nodo centrale è chiaro: quelle aree dovevano essere cedute al Comune 35 anni fa, ma non lo sono mai state. Da allora, sono diventate terreno fertile per ricorsi, sospensive, fallimenti e atti mancati.
Nel frattempo, la città è cresciuta tutt’intorno.
Dove dovevano sorgere servizi e verde pubblico, oggi resistono lotti abbandonati, sterpaglie e strade incomplete. Ogni amministrazione, negli anni, ha promesso una “soluzione imminente”, ma nessuna è riuscita a chiudere la partita.
Ora, però, la decisione del Tar potrebbe trasformare quel limbo giuridico in una rinascita urbanistica, o certificare il definitivo naufragio di un progetto che Pomezia attende da una generazione.
La posta in gioco: il futuro del comprensorio P6, strategico per Pomezia
Il comprensorio P6 non è un’area qualsiasi: è il cuore strategico dello sviluppo urbano di Pomezia. Le sue destinazioni d’uso — scuole, parcheggi, impianti sportivi, spazi pubblici — rappresentano una parte essenziale del piano regolatore.
Per questo, se la sentenza di martedì riconoscerà al Comune di Pomezia il diritto definitivo all’acquisizione, si aprirà la strada alla riqualificazione dell’intera zona nord della città, con progetti già pronti nei cassetti da anni.
Ma se il TAR dovesse dare torto al Comune, i terreni resterebbero nel limbo fallimentare, aprendo la porta a nuovi contenziosi e, forse, a una svendita che cancellerebbe ogni prospettiva pubblica.
Il Comune di Pomezia all’ultima battaglia
L’amministrazione di Pomezia si presenta all’udienza con una documentazione corposa e una linea chiara: dimostrare che la convenzione del 1990 imponeva la cessione gratuita di quelle aree a beneficio della collettività, e che ogni ritardo è frutto di inadempienze private e lentezze giudiziarie.
Negli ultimi mesi il Comune di Pomezia ha intensificato le interlocuzioni con la curatela, ma senza risultati concreti. Tutto è ora nelle mani dei giudici.
La città guarda con apprensione e stanchezza: trentacinque anni di promesse hanno logorato la fiducia. Ma martedì, in un’aula di Roma, si deciderà se la Sughereta di Pomezia potrà finalmente tornare pubblica, o se diventerà l’emblema eterno delle occasioni perdute.
Un verdetto che vale più di un terreno
La sentenza di martedì non riguarda solo un appezzamento di terra: è una verifica di credibilità per un’intera classe amministrativa, passata e presente.
Dopo decenni di carte, proroghe e sospensioni, la città di Pomezia attende una risposta semplice ma cruciale: chi è davvero padrone della Sughereta?
Martedì il Tar del Lazio metterà la parola fine — o un nuovo rinvio — a una storia che dura da troppo tempo.
E in ogni caso, la verità sarà inevitabile: o la città riavrà i suoi terreni, o avrà perso trentacinque anni per nulla.























